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Banche USA: una multa e amen

Le cifre sono ingenti, con un valore complessivo che stando ai calcoli riportati da diversi media si aggira intorno ai 130 miliardi di dollari. In cima alla lista ci sono i 17 a carico di Bank of America, che ha patteggiato l’ammontare nell’agosto scorso e che con ciò ha superato il precedente record di 13 stabilito, nel novembre 2013, con la sanzione concordata da JPMorgan, ma anche quando non si arriva a questi livelli si tratta comunque di importi cospicui. Vedi i 7 miliardi, tra multe e risarcimenti, affibbiati in luglio a Citigroup e gli 1,2 che Goldman Sachs ha recentissimamente accettato di pagare, relativamente ai soli abusi commessi a danno di Fannie Mae e Freddie Mac, i due colossi statunitensi del credito immobiliare che nel 2008 rischiarono il fallimento per effetto della crisi legata ai mutui subprime.

Eppure, benché questi dati appaiano così rilevanti, non è il caso di lasciarsi abbagliare. Come si dice, infatti, tutto è relativo, e dunque ciò che sembra enorme in base ai parametri delle persone ordinarie non lo è certo altrettanto in rapporto ai bilanci, e agli utili, di gruppi bancari del calibro di quelli che abbiamo citato. La vera questione da porre, perciò, è quali siano gli effetti delle sanzioni irrogate. Vale a dire, se esse si esauriscano in relazione al passato – allo scopo di archiviarlo, non soltanto in senso giudiziario – o se invece possano ripercuotersi positivamente anche sul presente e sul futuro. In sintesi: sono o non sono un deterrente?
Partiamo da una constatazione. Le somme che i colpevoli hanno versato o verseranno sono l’esito di un negoziato tra le parti, in una logica di transazione e, quindi, di contenimento dell’onere. Una modalità che rende il confronto maledettamente simile a una trattativa commerciale: si valutano i vantaggi e gli svantaggi e si persegue una mediazione. Non essendo pensabile uscirne indenni, vista la gravità delle violazioni perpetrate e delle loro conseguenze, si cerca una soluzione di compromesso.
La certezza, però, è che nel frattempo gli affari hanno ripreso ad andare a gonfie vele (come riportato un mese fa dal sito Wallstreetitalia.com, «Le banche Usa fanno il pieno di utili. Lo scrive il Wall Street Journal, citando dati elaborati dalla società di ricerca SNL Financial, secondo cui nel periodo aprile-giugno sono stati generati utili per 40,24 miliardi di dollari. Si tratta del secondo maggiore risultato da almeno 23 anni.») e che ladrastica riforma finanziaria sbandierata da Obama, tra Dodd-Frank Act e Volcker Rule, è tuttora uno spauracchio senza troppe conseguenze.
Stando così le cose, la questione deve essere riformulata. Nel momento in cui si ampli la prospettiva, passando dalle singole vicende alle strategie di portata generale, anche le sanzioni più pesanti si riducono a una sorta di costo aggiuntivo, ma occasionale, a fronte di profitti ancora più massicci e, viceversa, abituali. In pratica, un fattore di rischio da aggiungere agli altri. E che tuttavia, proprio perché nella peggiore delle ipotesi si risolverà in niente di più che un esborso una tantum, non basta affatto a impedire che il management bancario continui a mettere tra le sue opzioni anche le condotte più spregiudicate, fino a sconfinare nella smaccata illegalità e nelle truffe ai danni della clientela. E fino a mettere a repentaglio, come si è visto dal 2008 in poi, l’intero sistema economico delle nazioni spadroneggiate.
Dovrebbe essere chiarissimo, a questo punto. Lo sbaglio, che ovviamente non è un semplice errore di valutazione ma discende dalla connivenza dei governi e dei parlamenti che li sostengono, sta nel trattare le banche come soggetti fondamentalmente benintenzionati che di tanto in tanto esagerano. Li si multa, con fiero cipiglio, e si finge di aver impartito una lezione definitiva, quando al contrario si è offerta loro la scappatoia per azzerare le responsabilità pregresse, restando libere e operative come al solito.
Una ramanzina e un po’ di soldi. Nothing more. Mentre invece ci vorrebbe l’equivalente di un ergastolo: fuori dalla società che avete aggredito e saccheggiato. Fuori per sempre.
Federico Zamboni

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