Un nervo scoperto

Quanto zelo a difesa del giubilato Visco: la mano è di Renzi ma a far paura sarà la regia di Draghi?


Per capire che stavolta è stato davvero toccato un nervo scoperto, è bastato dare un’occhiata alle reazioni dei giornali e dei politici che fino all’altro giorno definivano – giustamente – una pagliacciata la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Pur di attaccare Matteo Renzi per la mozione anti-Visco, sottolineandone il solo scopo elettoralistico al finedi trasformare il governatore di Bankitalia in capro espiatorio delle crisi e del bail-in, hanno mosso cotanta accusa: l’ordine dei lavori doveva partire da Banca Etruria e invece parte dalle banche venete, il tutto per schermare il governo – legge l’affaire Maria Elena Boschi – durante il grosso della campagna elettorale.


Dunque, non solo la Commissione sarebbe controllata politicamente da Renzi ma, oltretutto, di colpo avrebbe acquisito credibilità, nonostante sia presieduta da quel Pier Ferdinando Casini che ne smontò in fieri la necessità ontologica. E cosa volevano, infatti, i giubilanti? Che venisse subito audito Federico Ghizzoni, per fare finalmente chiarezza sulle presunte pressioni mosse appunto dalla Boschi, quando era sottosegretaria, affinché Unicredit salvasse Banca Etruria, come scritto da Ferruccio De Bortoli nel suo ultimo libro. E guarda cosa ha scritto su Twitter il buon De Bortoli, proprio ieri?
C'è qualcosa di eversivo e di inquietante nella mozione Pd contro il governatore della Banca d'Italia, Visco.

Anche lui a strenua difesa di Bankitalia e contro la mozione anti-Visco del PD, definita addirittura “eversiva e inquietante”? Insomma, l’ex direttore di “Corsera” e “Sole24Ore” può permettersi di scomodare aggettivi simili o di accostare il governo Renzi alla massoneria e va tutto bene ma se qualcuno osa dire l’ovvio, ovvero che uno come Visco non può guidare la Banca centrale, al netto di quanto emerso in fatto di omessa vigilanza nelle crisi bancarie, allora apriti cielo. Che siamo di fronte a una mossa tutta politica e strumentale è chiaro ma, come dice il proverbio, anche un orologio rotto due volte al giorno suona l’ora esatta. Ma qui, nessuno della schiera degli indignati intende difendere Visco in quanto persona o istituzione, si vuole difendere uno dei sancta sanctorum del potere. E dei segreti italiani.
Già. Perché magari, il problema non sta nella questione della crisi delle popolari. Da quel punto di vista, Renzi non ha nulla da guadagnare: pensate che tagliando la testa di Visco, i correntisti e gli obbligazionisti toscani o veneti rivalutino di colpo il PD nell’urna? Per ottenere quel risultato, occorrerebbero i risarcimenti, non i trofei da appendere al muro politico della vendetta. E proprio quel tweet di De Bortoli ci mostra come certi poteri, visto che il “Corriere della Sera” non mi pare abbia un editore puro alle spalle, abbiano conti da regolare extra-bancari con il governo Renzi e non si battano certo per il trionfo di verità e giustizia.

La reazione di Ignazio Visco, poi, non è stata quella del coniglio che farebbe qualsiasi cosa pur di non finire servito a tavola: ha infatti detto chiaro e tondo che è pronto a presentarsi in Commissione d’inchiesta con tutte le carte relative all’attività di Bankitalia sotto la sua gestione, vigilanza in testa. E cosa c’è in quelle carte? Cosa sono quelle carte? Forse tra esse c’è anche qualcosa relativo al maxi-derivato contratto quando al Tesoro c’era proprio Mario Draghi, poi finito alla guida della stessa Bankitalia nell’epoca post-Fazio, di cui tanto si parla ma che appare mitologico come la spada di Excalibur? D’altronde, anche i sassi sanno che il Rosatellum-bis è stato scelto proprio per garantire quell’ingovernabilità che, a fine mandato, porterà il numero uno del’Eurotower a Palazzo Chigi, con PD renziano e Forza Italia unite nel garantirgli la maggioranza.

Dovesse davvero esistere qualcosa al riguardo, sarebbe un’arma di distruzione di massa perfetta per stroncare sul nascere l’ipotesi Draghi capo del governo: vuoi vedere che la sciabolata inferta da Renzi con la mozione, nasce proprio dall’unione di due interessi? Quello dell’ex premier di tirare una cannonata politica agli avversari, in primis Mattarella e Gentiloni e quello del governatore BCE di stroncare sul nascere ogni velleità di attacco nei suoi confronti? Strano, poi, come questa sortita a freddo arrivi in pieno durante il dibattito sulla nuova normativa BCE riguardo gli accantonamenti delle banche relative agli NPL a bilancio, un qualcosa che da giorni fa fibrillare l’intero sistema, da Padoan a Patuelli.
Qualcuno vuole sfruttare il solito caos politico italiano per fare shopping bancario a prezzo di saldo nel 2018, schiantando sotto il peso delle nuove norme i titoli del comparto, Unicredit in testa? Oppure si punta a un processo di concentrazione bancaria forzata, vista la riottosità italiana a mettere ordine nel sistema, costellato da banche e banchette? Una cosa è certa: Ignazio Visco, dall’alto delle sue responsabilità, è il classico capro espiatorio di logiche e interessi più grandi. E’ lotta di potere in grande stile. D’altronde, il redde rationem sarebbe comunque arrivato: nel board del 25-26 ottobre Draghi è chiamato a dare indicazioni sul tapering del programma di QE e i ben informati parlano di una riduzione degli acquisti a 30-40 miliardi al mese. Tremori sullo spread in campagna elettorale? No, la schermatura è ancora troppo forte per essere attaccata. Ma se calano gli acquisti di bond corporate e salgono quindi i costi di finanziamento per le aziende, allora si che le economie reali cominciano a soffrire: Italia in testa, proprio ora che export e produzione industriale cominciavano a dare segnali di ripresa.

Se per caso, poi, sarà proprio Jens Weidmann, il capo di Bundesbank, a prendere il posto di Draghi alla guida della BCE, addio rincorsa all’inflazione, alle politiche espansive e, soprattutto, alla flessibilità: non a caso, nel testamento politico consegnato da Schaeuble all’ECOFIN prima della pensione dorata al Bundestag, c’era la proposta di spostare le attività di valutazione dei bilanci e delle manovre economiche dei vari Paesi dalla Commissione al Fondo salva-Stati, ovvero da un organo politico e uno meramente tecnico. Davvero pensate che, per quanto spavaldo e irresponsabile nella sua brama di ritorno al potere, Matteo Renzi avrebbe sganciato un siluro simile – diretto anche e soprattutto contro il Quirinale – non avendo le spalle politicamente – inteso come poteri forti, reali – coperte? Dietro c’è molto di più. E fare la guerra a uno come Mario Draghi, quasi sempre equivale a un suicidio. Ecco spiegate certe reazioni isteriche. E certe facce molto, molto preoccupate. Quasi biliari.
Di Mauro Bottarelli , il 14 Comment
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