A Report le bufale dei politici sulla crisi e l’euro
di Redazione - 14/10/2013 - La trasmissione della Gabanelli e l'economia
Siamo bombardati di luoghi comuni, propaganda e favole che una classe politica incapace di portarci fuori dalla crisi ci somministra per tenere a bada la nostra ansia. Sarà vero che l’Imu ha fatto crollare i prezzi delle case? Allora come mai continuano a costare così tanto? E i nuovi posti di lavoro attivabili con il piano lanciato a giugno dal Governo, sono davvero 100 o 200mila, come dichiarano? C’è chi dice anche che il fiscal compact ci obbligherà dal 2015 per 20 anni a fare delle manovre da 45 miliardi all’anno: è una sparata?
E poi il debito: siamo riusciti finora a spingere più in là il dissesto ma lo stock di debito pubblico e privato ci sta affondando. La soluzione dei nostri guai è come sostengono alcuni quella di fare una patrimoniale? O magari possiamo uscirne in maniera indolore chiamando la BCE, perché stampi euro e ci compri i titoli? E l’alternativa qual è, entrare in un programma di assistenza europeo o uscire dall’euro?
REPORT, LA CRISI E LA POLITICA – «Il calo dei prezzi delle case è troppo lento rispetto all’andamento effettivo del mercato», si spiega nella trasmissione a proposito del settore immobiliare. Si parla di introduzione dell’Imu e danni per il settore dell’edilizia, il politico nel mirino è Renato Brunetta. «In realtà la spesa di 400 euro non giustifica il crollo nell’edilizia», spiega Report. I problemi del credito e quelli dell’economia rallentano il settore delle case, non certo la tassa sulla casa come viene detto nei Tgnazionali, continua il servizio. Su Twitter il concetto è ancora più chiaro:
Sul social network l’account di Report enumera le bufale sbufalate nella crisi economica:
Si parla anche della carta d’identità elettronica, impossibile da avere a Milanocome a Napoli ma per la quale lo Stato ha già speso 60 milioni di euro. La spending review e gli uffici pubblici che chiudono, gli accertamenti del fisco che finiscono per muoversi a tappeto su interi territori, bloccandone l’economia. Si parla dell’Agenzia delle Entrate e degli uffici periferici che ricevono un budget da reperire ogni anno, in base al quale poi si fanno le previsioni su quanto incasseranno con le multe. Si racconta del redditometroe delle contestazioni come quella di 1400 euro mancanti nell’acquisto di un euro, che portano l’Agenzia a elevare multe fino a 75mila euro secondo il racconto di un imprenditore, a causa di un’«incongruenza non giustificata».
IL DEBITO E LO SPREAD – La trasmissione riparte con lo spread e il debito pubblico. Si comincia con Berlusconi che nega che esista o sia importante lo spread. Fedele De Novellis spiega che invece lo spread ha sempre funzionato per calcolare il merito di credito di un paese. Più sale lo spread, più paghiamo di interessi sul debito pubblico. «Abbiamo comunque la ricchezza delle famiglie», dice poi Tremonti in un’intervista. Roberto Perotti spiega che questo atteggiamento è stato controproducente, perché ci ha permesso di sottovalutare e far sottovalutare i nostri problemi.
Perotti spiega poi i pericoli di una patrimoniale da 400 miliardi: «Vorrebbe dire che tanta gente sarebbe costretta a vendere casa. La patrimoniale non la paga la parte meno abbiente della popolazione». Servirebbe comunque solo a chiudere i buchi del bilancio, e non a ridistribuire dai poveri ai ricchi. Sarebbe comunque una tassa in più, senza ulteriori aiuti allo sviluppo, chiude la Rimini. Si compenserebbe il debito dello Stato con la ricchezza privata e basta. Si parla poi di sanità:
Il servizio passa a raccontare della riforma mai fatta del cuneo fiscale, e menziona una serie di esempi in cui la fiscalità nei confronti degli assunti frena l’occupazione («all’azienda il lavoratore può costare anche il 44% in più dello stipendio netto che egli percepisce»). Il confronto con il 19% della Polonia è inquietante.
REPORT, L’EURO E LA BCE – Poi la Gabanelli introduce la parte dedicata a moneta della trasmissione. Lucrezia Reichlin spiega che stampare titoli di Stato per aumentare la moneta alla lunga salirebbe l’inflazione: «Si può capire come i tedeschi abbiano questa preoccupazione, si troverebbero a dover sopportare la tassa dell’inflazione per colpa nostra», racconta la Rimini tornando indietro all’estate del 2011, quando scoppiò la crisi dello spread che portò qualche mese dopo alla caduta del governo Berlusconi. Si passa a parlare dell’uscita dall’euro, arriva Beppe Grillo: «Ci riprendiamo la lira, potremmo tornare alla cara vecchia lira e svalutarla del 40-50%, si fa un referendum». C’è da dire che in un’intervista rilasciata a un giornale tedesco Grillo ha invece detto che secondo lui l’Italia non deve uscire dall’euro, ma rinegoziare il debito. Sugli effetti dell’uscita risponde Alessandro Penati: «Significherebbe che i nostri risparmi sarebbero svalutati del 30%. Questo non te lo dice chi lo propone. Tante banche fallirebbero: hanno debiti contratti con gli stranieri in euro e non potrebbero rimborsarli, si troverebbero in stato d’insolvenza. Le imprese avrebbero un guadagno. Il problema è che nell’esperienza dei grandi default del passato, chi ci guadagna non ci guadagna tanto quanto si perde». Mario Seminerio parla della ristrutturazione del debito: «Non è uno scherzo: quando hai 100 e te ne tornano 40 non c’è da stare allegri». Giuseppe Di Taranto spiega che l’export tedesco è migliorato e che la Germania “sfrutta” paesi come l’Italia.
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