Rigore, disastro-Italia:

 8 milioni senza uno stipendio sicuro

L’Italia ha di fronte uno scenario apocalittico: 7-8 milioni di persone senza lavoro, e con lo Stato sottoposto all’euro-ricatto del debito. Risultato: la disoccupazione, ovvero «il più grande scandalo che una società possa vivere». Lo sostiene il sociologo dell’ateneo torinese Luciano Gallino, in una recente intervista realizzata da Pietro Raitano per “Altreconomia” e ripresa da “Micromega”. La situazione, aggiunge Gallino, è aggravata dalle sciagurate “riforme” che dagli anni ’90 hanno ulteriormente precarizzato il mercato del lavoro: e la precarietà fa crescere la disoccupazione, perché tra un contratto e l’altro passano mesi. «È una delle conseguenze delle dottrine neoliberali, che – per quanto sconfitte, smentite e sconfessate – sono sempre lì, si insegnano nelle università, costituiscono la forma mentale dominante nei media». Chiunque abia studiato la questione, spiega Gallino, capisce che la flessibilità del lavoro non può far aumentare l’occupazione, in nessun caso.
Semmai, molti studi dimostrano proprio il contrario, come ammette la stessa Ocse: si licenzia con più facilità, ma i fatturati crollano. Fino al caso-Luciano Gallino limite della Fiat di Marchionne, che taglia operai ma non fa che affondare: «Continuano a sperare di produrre 6 milioni di auto. Nel 2007 – l’ultimo anno buono per l’industria automobilistica – in Europa si sono vendute di 17 milioni di auto». Nel 2012 le vetture vendute in Europa saranno meno di 13 milioni, cioè 4 milioni di auto in meno. «I manager non hanno tenuto conto che l’auto è alla fine dei suoi giorni. E ciò vale soprattuto per l’Italia, visto che detiene il maggior numero di auto per abitante (in Francia è inferiore di un terzo)». Dall’auto all’acciaio, stessa musica: l’Italia è il maggior produttore europeo di acciaio, ma non è un segno di buona salute perché si tratta di impianti obsoleti e giganteschi: negli Usa hanno chiuso gli impianti per realizzarli 5 volte più piccoli.

«Occorrerebbe pensare a produrre valore in settori differenti», rilancia Gallino: «Il territorio italiano è un disastro, da riqualificare. Il 50% delle scuole non è a norma, tra soffitti che crollano e pavimenti che cedono. C’è poi il risparmio energetico: 9 case su 10 riscaldano anche l’esterno. Poi c’è da sviluppare nuovi sistemi di mobilità. Basti solo pensare alla metropolitana: l’Italia avrà meno di 250 chilometri di linee. Da sola, Parigi ne ha il doppio, Londra anche di più, così come Berlino». Tradotto: «Stiamo parlando di grandi investimenti, per decine di migliaia di posti di lavoro». Investimenti di cui non c’è tratta nell’agenda Monti, che invece insiste nell’inutile e pericolosa follia della linea Tav Torino-Lione. Cementificazione cieca: «In vent’anni, la popolazione è aumentata di 2 milioni, ma sono stati Marchionne contro gli operai, ma il mercato dell'auto è esauritocostruiti 20 milioni di vani. Pura follia, così come costruire senza fine fiumi di automobili e lavastoviglie».
Al contrario, «molte altre scelte creerebbero lavoro specializzato ad alta intensità: riqualificazione del territorio, di quel 70% di edifici non antisismici, degli acquedotti che perdono, delle scuole non a norma. C’è un’ampia platea di settori che richiederebbero lavori che sono altamente tecnici, che richiedono l’impiego di tecnologie avanzate e al tempo stesso hanno utilità collettiva ampia e diffusa». Almeno un milione di posti di lavoro, che lo Stato potrebbe creare da subito. Vantaggi immensi: stipendi, sicurezza sociale, tenore di vita, aspettativa di futuro e ricadute collettive enormi, dato che si tratterebbe di lavoro utile, benefico per il territorio e per tutta la comunità nazionale.
Lo sfruttamento del lavoro aggrava i conflitti e torna a dividere la società in classi, sostiene Gallino: a Fiat a Pomigliano dedica 19 pagine alla metrica del lavoro, un diktat che dispone «come e in quanti secondi si devono muovere la mani, le braccia, il collo, le gambe». Nuova schiavitù. Non vale solo per l’industria, ma anche per la ristorazione e l’agricoltura: «Lavoratori con uno stipendio scarso, e una pensione che si annuncia da fame». Questa è una prima classe, quella più sacrificata, distinta da altre meno vessate: insegnanti, funzionari, commercianti, impiegati di fascia alta. «Infine c’è la classe dominante, espressione di un potere politico ed economico enorme». E’ la classe che «dice al 90% della popolazione che cosa fare, e controlla i mezzi per farglielo fare». La classe egemone «diffonde quella che viene chiamata “la mentalità del governare”». Nella nuova “classe capitalistica internazionale” è sempre più difficile entrare: la mobilità dell’ascensore sociale è ormai ridottissima, specie in Italia, «anche perché la cuspide della piramide del lavoro è sempre più stretta e c’è sempre meno posto».

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