I veri argomenti che nessuno vuole tirare fuori


Gli Italiani sono Risparmiatori Distratti o Truffati?


 Sono stato recentemente invitato in qualità di esperto a SKY TG 24 Economia in una puntata dedicata al risparmio e ai problemi dei risparmiatori italiani: “Gli italiani sono risparmiatori distratti”. E’ vero oppure no?
Il tema, di grande attualità dopo gli scandali di queste settimane, riscontra giustamente molto interesse in tante persone. Da più parti molti si chiedono se davvero la colpa sia, in buona parte dei risparmiatori italiani.
E qui le tesi che ascolto sono due.

La prima, che in fondo se la sono cercata, perché, se sapevano cosa stavano facendo, hanno cercato investimenti a rischio.
La seconda, che in fondo coloro che sono stati puniti dal mercato erano persone ignoranti, e quindi nuovamente se la sono cercata, perché l’ignoranza e’ colpa loro.
Qui sotto, puoi anche vedere la trasmissione senza tagli, completa, in modo che tu possa seguire tutto il discorso e tutto ciò che è stato detto da presentatore e ospiti intervenuti.

In questo articolo intendo smontare tecnicamente entrambe queste tesi.
Lo farò con quattro argomenti.

Argomento 1: LA TASSA SULL’IGNORANZA

Parto dalla soluzione prospettata dalla ABI – Associazione Bancaria Italiana dopo che sono scoppiati gli scandali: scrivere sulle proposte di acquisto di prodotti come le obbligazioni convertibili le stesse cose che si scrivono sulle sigarette: nuoce gravemente alla salute.
Ma dico, stiamo scherzando?
Se questo e’ il livello di proposta che la massima autorità in materia bancaria, l’Associazione che raggruppa le banche, propone, è un po’ una via di mezzo tra il vecchio adagio popolare di chiudere le stalle dopo che le vacche sono uscite e le battute dei politici in cerca di consenso, sempre pronti a scaricare la colpa su altri: tutti sono colpevoli – sia chiaro – tranne noi.
La verità è che hanno fatto scoppiare prima di fine anno una bomba drammatica ma che risulta un petardo rispetto a cosa sarebbe successo in quelle quattro banche se il casino fosse successo in gennaio, con la nuova normativa in vigore (il famoso Bail In). In quel caso, sarebbe toccato anche ai correntisti oltre i centomila e non solo ai possessori di obbligazioni. In questo, semplicemente abbiamo visto un trailer di un film che – vi avviso – potremmo vedere in futuro.
Il problema è il fatto che tutti stanno puntando il dito sul credito “raccolto male”: il vero problema è invece il credito “impiegato male”.
Su facebook sento e leggo le opinioni di persone che lamentano il fatto che non ci sono più le banche di una volta, quelle che volevano bene agli imprenditori, le famose banche sotto casa, cioè le “banche di territorio”. Vi rendete conto di cosa scrivete? Ma lo avete capito che quelle che sono saltate erano esattamente questo, banche di territorio? E cosa significa banca “di territorio”? Che mi devi dare i soldi perché mi conosci, perché sono un amico o perché mi ha presentato un mio amico membro del consiglio di amministrazione della banca?
Poi si dice che la cultura finanziaria del nostro Paese non e’ evoluta.
Vero.
Ma in questo, non di rado coloro che vendono un prodotto usano un linguaggio esclusivo invece che esaustivo. Io potrei confondere il mio interlocutore, se gli chiedessi, masticando l’inglese:

“Scusi, desidera comperare degli Hygh Yeld Bonds?” – “Ma che significa?” – chiederà quello. “Titoli ad alto rendimento!” – risponderei io.
Ben diverso sarebbe dal punto di vista commerciale se gli chiedessi:
“Scusi, desidera comperare dei Junk Bonds?”  – “Ma che significa?” – chiederà quello. E io dovrei (se fossi onesto intellettualmente) tradurre: Debiti spazzatura!”
Non dovrei stupirmi se quello mi facesse il gesto dell’ombrello.
Il fatto è che da un lato ci sono venditori che per vendere usano linguaggi non trasparenti e dall’altro ci sono acquirenti che per comodità non si occupano di studiare cosa sia una relazione rischio e rendimento.
Non e’ un concetto difficile, se spiegato in termini semplici.
Ma occorre dedicare un po’ del proprio tempo a capirla.
Meno, tuttavia, di quanto l’italiano medio impegna per documentarsi su QuattoRuote quando deve fare in investimento per cambiare l’automobile. Poi, però, l’italiano medio porta i risparmi di una vita dal bancario sotto casa.
Ma se questo è lo scenario di riferimento, va detto che – conoscendolo – c’è chi si è approfittato di tutto questo.
È assolutamente falso che i risparmiatori siano stati avidi, come e’ assolutamente falso che fossero tutti assolutamente incompetenti.
È vero invece che siano state emesse obbligazioni subordinate a un prezzo fortemente distorsivo del loro vero valore. Molto più basso di quello che avrebbero dovuto rendere al risparmiatore.
Che, così, è stato cornuto e mazziato, cioè truffato due volte.
La prima, perché ha percepito un rendimento molto più basso del vero valore, dato il rischio che stava correndo.
La seconda, perché – così facendo – e’ stato ingannato, in quanto proprio il basso rendimento faceva ritenere fosse basso il rischio.
Quindi, mi fa ridere la difesa d’ufficio di chi doveva controllare circa il fatto che e’ il mercato che pratica il prezzo. La verità è che chi deve controllare deve evitare proprio questo: una distorsione informativa, quella che tecnicamente, per quelli che devono riempirsi la bocca d’inglese, si chiama mismatching informativo.
Il risparmiatore non può sapere tutto quanto sa una banca.
Ecco allora la verità: hanno applicato una tassa. Io la chiamo la tassa sull’ignoranza.
Chi ha confezionato il bidone, lo sapeva benissimo e lo ha fatto apposta, scientemente.
Con l’aggravante di non precisare, che una volta venduto, il bidone non poteva essere scaricato, poiché quel tipo di obbligazioni sono illiquide.
A me risulta che in democrazia le nuove leggi, compreso quelle che applicano nuove tasse – financo una tassa sull’ignoranza – debbano passare attraverso un Parlamento e una Gazzetta Ufficiale.
Siamo ancora in democrazia, se non vado errato.
E quindi, chi doveva controllare dov’era?

Argomento 2: IL CONTROLLATO CONTROLLORE

Secondariamente, invece di dire scempiaggini che usano metafore come quelle degli avvisi sulle sigarette, si dovrebbe trattare gli italiani da adulti e dir loro la verità: non esiste più, in questo mercato, un prodotto finanziario privo di rischio.
Poi ci sono coloro che propongono soluzioni impraticabili, come quelli che dicono: basterebbe mettere le obbligazioni subordinate sul mercato e lasciare che vengano comperate da operatori istituzionali (altre banche, per capirci).
Una barzelletta.
Mi dite chi è che si comperi oggi un obbligazione subordinata di Banca Etruria al 5%?
La verità è che è stato commesso un illecito gravissimo. Dal momento che le società di Rating (per esempio Fitch) avevano già detto che quel prezzo era ridicolo, rispetto al rischio vero, se si fossero usate le regole, si sarebbe dovuto collocare quelle obbligazioni sul mercato, ma altri operatori specializzati, leggendo quel rating, avrebbero preteso un prezzo molto più alto.
Per non pagare quel prezzo si è deciso di collocarle presso i propri clienti, perché mia nonna solitamente non leggeva i rating di Fitch e quindi sarebbe stato molto più semplice dirle due parole in inglese e prenderla in giro.
Questo e’ stato fatto.
E in tutto questo, c’è chi ancora parla di “libero mercato”.
Di quale libero mercato blaterate, se i venditori delle banche erano costretti a venderle e i compratori obbligati a comperarle con l’inganno?
Nel mentre, troviamo ancora politici che continuano a farneticare di “banche del territorio“, quando tutta la storia recente insegna che dove c’è la politica di mezzo diventano “bande del territorio“.
Certo, in tutto questo è vera tutta la tiritera della mancanza di cultura del risparmiatore medio italiano, che per esempio non conosce regole basilari come la diversificazione del rischio e non adotta il consiglio americano di non mettere mai tutte le uova in un cesto.
Prima o poi, la contadina può inciampare e perdere il cesto, si sa.
Ma il vero problema è se – sapendo che questo e’ il mercato – c’è qualcuno che confonde il merito creditizio con il mercimonio creditizio.
Mica tutti erano d’accordo nel farlo e molti si sono opposti.
Salvo poi sentirsi dire: se non esegui le direttive della banca, ti faccio trasferire nella filiale più sfigata e lontana che abbiamo.
Queste sono le cose vere che tutti gli addetti ai lavori in questo settore sanno benissimo e che dovrebbero essere raccontate a caratteri cubitali, senza tanti condizionali e dubitativi.
E quindi, il secondo punto è.
Ma come e’ possibile che, pur sapendo tutto questo tutti gli addetti ai lavori, nessuno abbia avuto nulla da ridire, nessuno deputato a vigilare si sia mosso d’autorità impedendolo?
Bisogna dire le cose come stanno: raramente un controllato può essere un serio controllore.
Banca d’Italia è detenuta dalle Banche.
E non aggiungo altro, avete capito.

Argomento 3: LA TRIADE BCD

In verità, si nasconde il vero problema, ammettendo che si sono tre livelli, e ci si ferma sempre a discutere del primo.
I tre livelli sono quello che io chiamo la triade BCD.
B sta per Bolla: siamo in una bolla finanziaria che scoppierà, a breve.
C sta per Cultura: siamo in un mercato che non sa che i soldi impiegati male nella colonna sinistra delle banche (regalati alle imprese) sono un danno per la colonna destra (i risparmiatori). Ma strepita perché le banche non “aiutano le imprese”.
D sta per debito: ci fanno credere che il debito pubblico sia un problema, perché hanno interesse a proporre la soluzione del “Giubileo del Debito”, di cui ho scritto altrove in questo blog.
Sulla Bolla finanziaria dico solo che la questione non è se scoppierà, ma quando. Io dico presto.
Sulla Cultura io mi chiedo perché devo pagare il canone RAI, una gabella medievale, senza avere in cambio dal servizio pubblico una trasmissione che dica, in parole semplici, quanto io sto qui scrivendo, insegnando ai risparmiatori le regole base per investire, invece che stordirli di talk show e di spettacoli degni del tenore culturale di un australopiteco ritardato.
Sul Debito io dico che la gente deve sapere che non siamo affatto in una “crisi” ma in un deliberato cambiamento di modello economico che, usando questo feticcio (il debito! – che paura!) è riuscito a cancellare anni di sviluppo economico introducendo un modello alternativo, detto neo liberista, il cui fine ultimo e’ la divisione del mondo in due grandi categorie: i ricchi e i poveri. Solo che i poveri, in questa visione, sono enormemente di più.
Hanno usato leggi che sono gabelle medievali, simili allo ius primae noctis, solo che oggi è il diritto di penetrare il tuo portafoglio.
Lo hanno fatto con leggi ignote al grande pubblico, come le CAC (clausole di azione collettiva), che di fatto toglie al singolo la possibilità di opporsi ad accordi successivi tra Stato (debitore) e Banche private (creditori).
Lo hanno fatto e continuano a farlo sostenendo una falsa economia con mercati finanziari truccati, scambiando un fine con un mezzo (la famosa frase di Draghi “Whatever it takes”, cioè faremo tutto ciò che serve). Tutto ciò che serve per salvare l’euro, non le persone.
Lo fanno convincendovi con messaggi morali e religiosi sul debito pubblico: rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Tutto questo non è fare illazioni, è la realtà, documentata, degli ultimi anni.
Quel che non si spiega ai risparmiatori con chiarezza è che il vero problema sono i duecento miliardi di sofferenza nella pancia dei bilanci delle banche, proprio perché il credito e’ stato dato sulla base delle “garanzie” e della “conoscenza”. E ancora oggi dei diversamente intelligenti continuano a scrivere che le banche guardano solo alle garanzie. Abbiamo visto dove conduce quella strada.
In tutto questo, se hai capito che sei in un mare agitato, se sei un incosciente aspetti che ci sia un bagnino che venga a salvarti. Se sei una persona che ama se’ stessa e la propria famiglia, comincia a imparare a nuotare.
Brutto a dirsi.
Dovremmo essere in un mondo ideale in cui, a fronte del pagamento del canone RAI, mi spiegano in televisione le basi della finanza e del risparmio.
Ma ti trovi invece in un mondo reale nel quale, a fronte di quel canone, lasciano che qualcuno faccia firmare a tua nonna la liberatoria per venderle l’auto da Formula 1. Solo che chi rilascia la liberatoria e’ il venditore d’auto, e nessuno trova esista un minimo conflitto di interessi.
E in tutto questo, ti raccontano che la Banca Centrale Europea ci viene a salvare.
La banca Centrale Europea sta comperando solo una cosa: TEMPO.
Tempo per salvare non le persone, ma il modello economico che serve a quelle poche persone che stanno in uno dei due aggregati che dividono il mondo in ricchi e poveri.
In quell’aggregato che difende (insieme a una moneta senza stato detta Euro) non ci sei tu.
Tempo per attuare il Giubileo del debito, trasformare debito in azioni, prodotti privi di rischio in prodotti a rischio e per completare il piano complessivo, con la lotta al contante.
Mascherando per cosa nobile (dobbiamo difenderci dall’evasione!) quello che e’ un piano nemmeno difficile da capire, se cogli lo scenario futuro.
Il Cash lo nascondi sotto il materasso, il bit no.

ARGOMENTO NUMERO 4: LA MORALE IMMORALE

E per attuare questo piano, usano argomenti morali.
Gli italiani sono privilegiati, i Greci sono cicale (hai visto come hanno gestito in modo vergognoso la crisi della Grecia?).
Se gli italiani sono privilegiati, allora bisogna spronarli a lavorare come criceti nella ruota (giovani, pensate a lavorare!).
E ogni giorno, da anni, ti raccontano che domani andrà meglio, che l’occupazione cresce e la ripresa è dietro l’angolo.
Poi, pero’, pubblicano i dati dell’inflazione e si scopre che Draghi invece di raggiungere il 2% promesso ha colto un misero 0,1%.
Che strano.
Come se non sapessero che la gente non può spendere ciò che non ha in saccoccia.
La verità è che lo sanno benissimo, come sanno che i vecchi non fanno le rivoluzioni. L’Europa e’ un popolo di vecchi, che scenderà a compromessi, ingiusti e immotivati, per dare una speranza di schiavitù ai figli.
Ti ricattano con le argomentazioni morali, facendoti sentire spendaccione, dicendo che la colpa e’ del debito pubblico, confondendo le idee alla gente che non conosce l’economia.
Quando l’economia è spiegata come un dogma, come una religione, diventa una scienza blasfema.
E nel frattempo nessuno si occupa di vietare le cose ovviamente sbagliate, che succedono ancora ogni giorno.
Come, per esempio, ricattare un imprenditore da parte di una banca chiedendo, in cambio del prestito, obbligazioni e talvolta azioni della stessa banca. Una cosa che grida vendetta, non solo contraria alle norme basilari della diversificazione del rischio a livello di sistema, ma al puro buon senso.
Come nessuno si occupa di impedire una altra cosa che grida vendetta: dire che semplicemente bisogna impedire che il venditore di un prodotto finanziario sia la stessa banca che emette il giudizio sulla propensione al rischio del suo acquirente. Quale venditore di macchina direbbe che non sai guidare?
Sono cose logiche, semplici, chiare anche a un bambino.
La morale della favola è che non dovresti mai prestare soldi a chi sta facendo un consolidamento di debiti, cioè una operazione di ripianamento per coprire buchi pregressi.
Le banche lo sanno e infatti non finanziano un imprenditore se ha questi problemi.
Salvo poi, quando vendono prodotti finanziari ai risparmiatori per ripianare i propri debiti, dimenticarsi di segnalare che e’ in atto lo stesso identico comportamento a rischio.
La verità è che nella triade BCD non si esce se non si tocca D, il debito.
E si spiega, una volta per tutte alla gente, che e’ solo un grande inganno, un equivoco planetario.
Non esiste alcun problema di debito pubblico.
Esiste un problema, mostruoso, di cambiamento di paradigma economico che, avendo privato gli Stati del diritto di battere e controllare moneta, li ha resi indifesi rispetto ai disegni di coloro che la controllano.
Il cui fine è, in ultima analisi, ben diverso dal raggiungimento della piena occupazione e della felicità di un popolo al quale, dato che non li ha eletti, non devono rispondere.
Questi sono i veri argomenti che nessuno vuole tirare fuori, perchè conducono all’ultimo punto del mio ragionamento.
Quello è il vero tabù, di cui e’ vietato parlare.

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