I vincitori e vinti della Unione europea

Offe, l’euro e il mulino satanico di Polanyi



Difficile che su un giornale mainstream si analizzi in maniera intelligente lo scandalo della diseguaglianza sistemica creato dall’Unione europea e dall’euro. Il Corriere della Sera di ieri fa un’eccezione che conferma la regola, con un’intervista di Maurizio Ferrera a Claus Offe, sociologo di ispirazione marxista.

Offe e i vincitori e vinti della Unione europea

Così Offe: “L’Unione monetaria è divisiva: alcuni Paesi vincono, altri perdono  e il divario si allarga. L’euro lega le mani ai Paesi del Sud, che sono costretti ad adattarsi alle sfide della competitività attraverso svalutazioni ‘interne’, ossia comprimendo i salari e le spese sociali”.
“Ma ciò rischia di essere dannoso per la crescita, l’occupazione e la riduzione del debito pubblico attraverso il cosiddetto dividendo fiscale. Le condizioni di vita delle famiglie sono marcatamente peggiorate, dando vita a un malcontento e a una protesta sempre più rabbiosa”.
“I Paesi perdenti non possono più stabilire un loro specifico obiettivo di inflazione, ora fissato dalla Bce. Allo stesso tempo, i bassissimi tassi di interesse, anch’essi determinati dalla Bce, avvantaggiano i Paesi vincitori, rendendo meno costoso il loro debito pubblico”.
Insomma, per Offe, come d’altronde evidente, l’Unione europea è tutt’altro da quella comunità di popoli uniti dalla condivisione dei destini sognata dai padri fondatori. Si è trasformata in un’associazione (a delinquere) che vede vincitori e vinti. Una situazione peraltro bloccata in via temporaneamente definitiva.

Il mulino satanico

“Viene in mente”, aggiunge Offe, “la metafora del ‘mulino satanico‘, coniata da Karl Polanyi: ossia quell”abisso di degradazione umana che si verificò agli albori del capitalismo europeo. Ciò che rende il mulino di oggi particolarmente ‘satanico’ è che nessuno può razionalmente decidere di abbandonare l’euro”.
Per Offe, infatti, un’eventuale fuoriuscita unilaterale dalla moneta unica provocherebbe danni insostenibili. Così, se non si trova un “modo per riformare le regole e introdurre forme di compensazione per i perdenti”, spiega il sociologo, “rimarremo tutti intrappolati nel ‘mulino’. E più a lungo dura la trappola, più diventa politicamente difficile intraprendere un serio percorso di riforma”.
Più che interessante l’accenno alla natura satanica del meccanismo. Non tanto per un eventuale rimando metafisico, che evidentemente il sociologo di ispirazione marxista non intende mettere a tema, quanto perché indicativo della ideologia religiosa alla quale sono consegnati gli architetti dell’attuale Unione europea.
Come abbiamo accennato in altra nota, l’Unione ormai non è più solo e soltanto una costruzione politica. Essa è una religione, un Credo-Credito che richiede adesione incondizionata e non tollera critiche, considerate alla stregua di pericolose eresie con le quali non c’è possibilità di compromesso.
Tale situazione può suggerire una suggestione storica: l’Europa è stata già preda di un imperialismo satanico. Il nazismo, infatti, non era solo un’ideologia, ma un’ideologia religiosa. Oggi come allora, l’imperialismo satanico di marca europea usa del sogno della Grande Germania per attecchire e prosperare.
Allora tale imperialismo collassò per fattori esogeni, ovvero l’intervento russo-americano. Mutatis mutandis, oggi come allora l’America può far saltare il banco, stante che le forze che hanno creato il trumpismo operano per la disgregazione  dell’Unione (non certo per ragioni umanitarie, quanto per far fuori un concorrente economico-politico).
In questo scontro, che può diventare epocale, il Vecchio Continente rischia di restare incenerito. Stavolta non per effetto delle bombe, ma del collasso economico. Un percorso di riforma dell’Unione serve anche a evitare tale rischiosa eventualità.

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