Stanno volando gli stracci

Quanta cagnara per i migranti, nemmeno ci fosse qualcosa da nascondere. Tipo l’arrivo della Troika


Chapeau, stavolta tocca ammetterlo: Donald Trump (o chi ne cura la strategia) è un genio. Li ha presi per il culo tutti, dal primo all’ultimo dei salici piangenti da politicamente corretto globale. Ha venduto il pianto di quello che con ogni probabilità è il figlio dei un dipendente della Casa Bianca perché gli è stato negato il burro di noccioline a merenda e lo ha trasformato in un casus belli: perché, chi cazzo pensavate che abbia fatto uscire audio e immagini delle famiglie di clandestini messicani alla frontiera con il Texas, divisi senza pietà e con i figli messi in gabbia tipo Circo Medrano? Ve lo avevo detto l’altro giorno che il bluff era chiaro fin dalla pubblicazione del tweet di Melania Trump contro la politica del marito e in favore di una soluzione parlamentare bipartisan in tema di immigrazione: tipica sceneggiata del poliziotto buono e di quello cattivo, un classico di Hollywood come l’happy ending nelle commedie romantiche.



Et voilà, cosa ha ottenuto il buon Donald da tutto questo cinema? Il massimo cui potesse aspirare: Democratici pronti a smontare le barricate al Congresso e, soprattutto, sputtanare a vita il mito di Barack Obama. Cosa ha infestato la Rete, infatti, diventando virale quanto le foto delle gabbie o il pianto dei bimbi? Articoli di ogni orientamento e risma che facevano notare, più o meno in punta di penna, che la pratica di togliere i figli ai clandestini non solo risale all’epoca di Bill Clinton alla Casa Bianca ma, addirittura, sotto l’amministrazione del Premio Nobel era diventata norma e regola. Un capolavoro assoluto, oltretutto a cinque mesi dalle elezioni di mid-term e con tutto il mondo che ci è cascato in pieno. E poi, signori, risultati diretti a parte, avete idea di che aiuto complementare ha garantito la farloccata dei marmocchi latinos in lacrime? Ad esempio, tutto questo


passerà in secondo, terzo e forse quarto piano nei tg e sui giornali: alla faccia dell’economia che sotto la guida del tycoon corre come un treno, ecco la realtà macro tracciata dall’indice Philly Fed, uno degli indicatori storicamente più affidabili, con il peggior calo dal febbraio 2014 e la lettura più debole dal novembre 2016. Stiamo parlando di un bel 19.9 dal 34.4 del dato precedente e contro 29 di attesa degli analisti: oltretutto, con un bel collasso dei nuovi ordinativi. E qui,





cosa c’è qui? Il fatto che gli incrementi salariali che hanno fatto gridare al miracolo della Trumpnomics, gli americani se li sono fumati lo scorso trimestre per ripagare (in parte, ovviamente) l’enorme mole di debito privato che grava sulle loro spalle. Atto di grande buonsenso (soprattutto quando hai le finanziarie alle calcagna) ma che poco fa il paio con una società in grado di spingere sui consumi (70% del PIL statunitense) in modo tale da giustificare le proiezioni lunari di crescita del governo, a loro volta garanzia per maggiore deficit e spesa. Ma tranquilli, la telenovela sul confine tra Messico e USA ha ancora gambe per camminare. E garantire una bella cortina fumogena che, ad esempio, nasconda anche questo in tema di guerra commerciale alla Cina:

da inizio 2018, gli investimenti diretti cinesi negli USA si sono schiantati del 92% su base annua, con accordi e acquisizioni per soli 1,8 miliardi di dollari. Insomma, pare che Pechino un bel messaggio lo abbia inviato con netto anticipo: ovvero, facciamo pure finta, almeno rompiamo un po’ il cazzo all’economia europea con i dazi sui metalli ma attenzione a non pisciare fuori dal vaso sul serio, altrimenti potrebbe diventare sgradevole. Anche in questo caso, tutto bene: non sarà certo questa la notizia d’apertura dei tg. E nemmeno quest’altra,



ovvero il fatto che il clima da “la festa sta per finire” è ormai il driver a Wall Street, tanto che sono le azioni più pericolose e spericolate quelle che stanno performando al meglio (+20% come “comparto” sul rischio negli ultimi due mesi!), oltretutto con i piccoli traders a farla da padrone: siamo al corrispettivo evoluto dei guardiani notturni e delle casalinghe cinesi che operano con il trading on-line. Insomma, un bel deja vù del 2000 e 2007. E il fatto che non solo negli ultimi tre giorni sia andato in scena il più grande short-squeeze di sempre, sintomo che ormai anche il mitologico mark-to-salcazzo è questione superata ma anche che la seduta di ieri abbia segnato il settimo ribasso consecutivo per il Dow Jones, peggior dato da 18 mesi, dovrebbe far pensare. Più che altro, pensare a dove cazzo si trovano le scialuppe di salvataggio e correre a prendere posto. E per finire, ecco che questo


ci mostra dell’altro: non solo i rendimenti obbligazionari corporate hanno registrato l’inversione sulla curva dei tassi, sintomo che il rischio implicito supera ormai il return sul capitale ma il secondo grafico ci offre l’ennesimo pattern con il calamitoso passato recente che, a mio avviso, potrebbe essere rischioso ignorare. Ma per caso avete sentito o letto niente al riguardo, nelle ultime 72 ore, quando si è trattato di notizie dagli USA? Ma vah, l’unica news è quella dei marmocchi piangenti al confine con il Messico e di Melania Trump che con il suo cuore di mamma redime il marito Erode. Ah, dimenticavo: anche il fatto che il buon Barack Obama non fosse proprio un puericultore dei migliori, nonostante l’aura di santità che lo contorni.
Giunti a questo punto dell’articolo, direte voi: che cazzo c’entra la Troika? C’entra perché, in un parallelismo tanto perfetto quanto sospetto, anche l’Europa vede il tema migranti come unico argomento di discussione (e scontro) in queste ore, soprattutto in Germania e nel nostro Paese. Il nodo è ormai chiaro: in vista del vertice della prossima settimana, stanno volando gli stracci. Francia e Germania avevano preparato un documento pret-a-porter attraverso il quale, di fatto, l’Italia rischiava di doversi tenere sul territorio chiunque sbarcasse sulle sue coste, il governo italiano è sbottato minacciando di disertare la riunione preparatoria attesa per domenica a Bruxelles e, per calmare la situazione, poco fa Angela Merkel ha chiamato Giuseppe Conte, garantendogli che quella bozza di accordo verrà accantonata. Vittoria, almeno formale. Nel frattempo, però, il Gruppo di Visegrad più l’Austria si è riunito a Budapest e ha deciso di boicottare il meeting nel fine settimana, di fatto sottolineando una spaccatura che era palese da tempo ma formalizzando anche l’ormai adesione onoraria di Vienna al blocco dei Paesi ex-area URSS. Peccato che sia la stessa Austria che ora assumerà la presidenza di turno dell’UE. Insomma, un bordello. Che non sarebbe nemmeno male come prospettiva, ragionando su categorie maoiste, visto a cosa ha portato l’immobilismo e la falsa unanimità di intenti degli anni dei governi tecnici e del PD, peccato per questo:


quei simpaticoni di Goldman Sachs hanno voluto darci un’anteprima di cosa ci aspetta da ottobre in poi, quando il mercato potrebbe cominciare a prezzare seriamente le conseguenze pratiche della fine del QE da parte della BCE nel 2019. Nonostante la fine degli acquisti, infatti, questi resteranno comunque una fonte di domanda per i bond di lunga durata attraverso il loro reinvestimento. E la dinamica pro quota degli acquisti designata dall’Eurotower, ovvero l’operatività delle varie Banche centrali nazionali nel programma di stimolo, a cosa ci porterà l’anno prossimo? Al fatto che la Bundesbank, ad esempio, reinvestirà circa 50-60 miliardi in Bund nel suo portafoglio, continuando di fatto ad assorbire circa il 47% della fornitura lorda attraverso acquisti nel mercato secondario, addirittura anche nel 2020. L’Italia, invece? Rullo di tamburi, squilli di trombe: i soggetti privati o gli istituzionali stranieri dovranno assorbire oltre l’80% delle nuove emissioni di debito governativo a lungo termine! Evviva! E a quale premio di rischio, leggi spread, lo faranno, se lo faranno? Boom!

Siamo fottuti, è inutile che ci logoriamo troppo il fegato sulla questione migranti, quasi questo governo e la sua sacrosanta battaglia al riguardo fossero destinati a durare: temo, anzi alla luce di questa cortese anteprima di Goldman sono quasi certo, che l’esecutivo Conte non mangerà la colomba a Pasqua 2019. E, al netto del caos che all’epoca regnerà sui mercati (ricordate in tal senso la bella panoramica su Wall Street che mi ho offerto prima), servirà un’operazione stile Monti che salvi ancora il Paese da un destino greco, tanto per citare una formula molto in voga. Caro Salvini, lascia stare la polemica con Saviano e non cominciare nemmeno quella con Vauro e Santoro, non ne vale la pena: mi spiace dirlo ma anche questa volta, temo che saranno i soliti noti a vincere la guerra, ancorché portare a casa delle battaglie sia atto degno di encomio.



Qualcun altro è stato scelto, da tempo, per gestire la Terza Repubblica, immagino non esattamente profilata sull’agenda del “Governo del cambiamento” attualmente in carica ma di cui non dispero di vedere riciclato il primo ministro, soprattutto se continuerà a giocarsi così bene le carte in base a un bilanciatissimo equilibrio di bastone e carota, moderazione e risolutezza. E chi sarà libero da impegni per allora, pronto ad entrare a Palazzo Chigi sull’onda della paura generale e con la veste del cavaliere bianco? Lo stesso che ha creato e modellato il meccanismo pro-quota di acquisti del QE che ci porterà in casa la Troika, il buon Mario Draghi!

Il tutto con il sostegno entusiasta dell’ex Patto del Nazareno e l’obbligata quantomeno astensione degli altri, visto che ci bombarderanno a livello mediatico con il rischio che non si paghino e pensioni e stipendi pubblici il mese dopo! Bimbi al freddo nelle scuole! Cavallette! Il giochino si sta disvelando, negli USA come in UE. Dubito che qualcuno possa infilare in tempo il brechtiano granello di sabbia nel diabolico meccanismo, temo che stavolta sia proprio giunta l’ora per la versione 2.0 del 1992. Mario Draghi, in tal senso, sarebbe una garanzia. Anzi, un antesignano.
Di Mauro Bottarelli , il 43 Comment
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli

Commenti