Morphing

La “gente” vuole essere rassicurata. Ed eccitata. Quindi, vuole accanto una puttana e non la realtà


La campagna elettorale è finita, sia ringraziato il cielo! Il PD è ufficialmente morto, dopo mesi di agonia. La Lega è ormai forza egemone del centrodestra, oltre che nella compagine di governo e i Cinque Stelle reggono l’impatto dell’iper-attivismo di Matteo Salvini, pur limitando le vittorie ai ballottaggi a un paio di comuni importanti e perdendo il III Municipio di Roma, a favore proprio del centrosinistra in versione zombie. Ora, per carità, resettiamo tutto e si parta. Da zero, di fatto, perché le Commissioni parlamentari – il vero motore del lavoro legislativo – si sono appena insediate, quindi il Parlamento possiamo definirlo pienamente operativo solo da ora.


Non ci sono più scuse, questione migranti a parte, al centro dell’attenzione fin dal primo giorno, ora chi ha vinto deve governare e chi ha perso, ammesso e non concesso che ne sia in grado, faccia opposizione. Non c’è molto altro da dire, perché da un lato è tutto fermo, quasi cristallizzato nell’attesa del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi, il vero banco di prova per la tenuta più del governo tedesco che dell’Unione Europea come la conosciamo oggi, almeno nell’immediato e dall’altro tocca constatare che la teoria della rana bollita di Noam Chomsky è sempre valida. E a livello globale, oltretutto. Ha soltanto subito con gli anni e l’avvento della comunicazione social, qualche normale mutamente (chiamarla evoluzione mi pare eccessivo, anzi una bestemmia).
Partiamo da qui,

ovvero dal grafico dei grafici per sostenere la tesi che ho espresso nel titolo dell’articolo: se al mondo è mai esistita rappresentazione grafica del concetto di parco buoi, è tutta qui, in quelle linee colorate che vanno in divaricazione. E attenzione, perché a rendere più seria la situazione c’è proprio la traiettoria a piombo della linea relativa alla smart money, agli investitori professionali: gente con il DNA del pescecane che, anche nella fase pre-crisi globale del 2007, aveva ampiamente fatto ricorso a casalinghe e impiegati per piazzare le loro “occasioni irripetibili” ma che, proprio per genetico “animal instinct”, ogni tanto operava ancora in base al mantra di comprare sui minimi: qui no, qui siamo alla generazione del “risk parity”, qui si scarica e si va via.

E, come vedete, si scarica non male. D’altronde, qualche telegiornale ha forse detto che fino alla seduta di giovedì scorso compresa, il Dow Jones aveva inanellato otto rossi di chiusura consecutivi, peggior striscia dal 1978! Signori, quaranta anni di precedenti e neppur una riga su quei giornali che rilanciano come un mantra ogni patetica rottura di un nuovo record dovuta a sovrabbondanza di buybacks: qualcosa non torna. E non torna per due motivi. Primo, questo:

ovvero, la gente è ancora in larga parte narcotizzata – se non del tutto rincoglionita – dal politicamente corretto stagnante, la risacca di anni e anni di buonismo infetto ed epidemico che fatica a essere estirpato, nonostante il formale “cattivismo” ora al potere, dagli USA all’Italia all’Ungheria. Per giorni, l’America non ha parlato d’altro. Anzi, quando sembrava che la pagliacciata fosse finita, anche il carico da novanta:



altri due giorni a parlare di questo, ovvero la prosecuzione della cortina fumogena messa in campo dallo staff della Casa Bianca per ottenere un bell’accordo bipartisan al Congresso, prodromico a una benedetta sospensione della discussione fino a dopo novembre. Ovvero, dopo quelle elezioni di mid-term che nella mente di Trump dovrebbero consegnare al Paese delle Camere sotto il totale controllo dei Repubblicani: a quel punto, con i latinos e gli altri immigrati, ci si comporterà come cazzo si vuole. Con tanto di applausi del pubblico pagante.
Il quale, nel frattempo, almeno non si accorgerà di questo:



fresco fresco di oggi pomeriggio, la dimostrazione non solo che siamo in presenza di un impulso di stagflazione, esattamente ciò che portò alla recessione post-2008 e all’attivazione del QE nel 2011 ma anche che aver messo tariffe e dazi sui metalli, da parte della Casa Bianca, sta equivalendo a essersi sparati in un piede. O nei coglioni. A meno che l’idea non sia quella che io tratteggio da sempre, ovvero stimolare un principio di crisi che consenta alla FED di fermare il processo di normalizzazione dei tassi ed, eventualmente, riprendere anche un po’ di stimolo, quando i mercati emergenti e la loro fame di dollari cominceranno a mandare scossoni sistemici e non più locali. tanto più che, a svelare quanto la pantomima sia patetica, ci ha pensato stamattina il “Wall Street Journal”, a detta del quale Donald Trump sarebbe pronto a emanare un provvedimento che limiti gli investimenti cinesi nelle società americane, di fatto la conferma della serietà della Casa Bianca nella sua guerra commerciale con Pechino. Peccato che questo grafico,

ci dica il contrario, ovvero che è la Cina ad aver sfanculato – e non da oggi – gli investimenti negli USA, quindi la mossa di Trump (ammesso che sia vera e non la solita panzana mediatica per accreditare la tesi dei mercati che continuano a calare per paura della guerra sui dazi e non per le troiate dei soliti noti) appare nella migliore delle ipotesi una rivisitazione in chiave moderna della favola della volpe e l’uva e nella peggiore ma non più peregrina, la conferma dell’approssimazione e della disperazione con cui si sta perseguendo un chiaro intento propagandistico e di dissimulazione di criticità ben maggiore. E reali. Ma cosa importa, alla gente interessa la battaglia fra sovranismo ed elites, questa è la guerra in atto, lo scontro titanico che infiamma le discussioni televisive come quelle al bar come quelle, soprattutto, sui social. Un qualcosa che ha fatto passare sotto silenzio, nella giornata di domenica dedicata a ballottaggi e vertici pantomima sui migranti, questo, tanto per restare in tema legato alla Cina:



nell’ordine, il fatto che la Banca centrale cinese (PBOC) abbia tagliato i requisiti di riserva per un controvalore di 103 miliardi di dollari e che la BRI, ovvero l’Istituzione delle istituzioni a livello regolatorio, nella sua relazione annuale abbia detto chiaramente che le grandi banche commerciali falsano palesemente i loro bilanci attraverso la finanza creativa dei Repo e del window-dressing, esattamente come hanno fatto nel 2014! Evviva, la Banca per i Regolamenti Internazionali conferma che stanno operando come tanti Ponzi, a livello globale e con ratio di debito molto più alte del 2007, visto che per le economie avanzate parliamo di un carico sul PIL pari al 217% dal 179% di dieci anni fa, mentre per quelle emergenti – ovvero stra-indebitate in quei dollari che cominciano a scarseggiare sempre di più – si è passati in un decennio dal 113% al 176%.

Tutta salute, alla faccia del deleverage globale! E attenzione, perché il denaro che la PBOC libererà nel sistema a partire dal 5 di luglio avrà come destinazione obbligatoria il sostegno a piccole e medie imprese interne, escluse però le cosiddette “shodow firms”, ovvero le aziende decotte che stanno in piedi, appunto, solo a botte di prestiti e liquidità. Quindi, delle due, l’una: o i cinesi sono pronti ad affrontare un ciclo di default interno, sintomo che è partita davvero la campagna di isolazionismo monetario e che le politiche espansive una tantum della PBOC non serviranno più da bancomat globale attraverso l’impulso creditizio al sistema o che, esattamente come qualcuno Oltreoceano, si vuole far spaventare il mondo con qualche default e, magari, un bello scossone a Shanghai,

già sotto quota 3mila punti per la prima volta dall’estate del 2016, per poter poi operare con mano libera. Ovvero, inondando il mondo di liquidità. Tutti si basano su questa seconda speranza, il QE terminale di Pechino salverà il mondo, nell’attesa delle elezioni di mid-term e di capire cosa farà davvero la BCE? Se è così, auguri e speriamo che vada davvero tutto bene. Perché il rischio appare decisamente alto, almeno quando si è dei rompicoglioni come me. Perché quando ci si commuove per i mocciosi messicani al confine o, al contrario, ci si eccita come ricci per una nave ONG respinta, ecco che magari sfugge questo:

ovvero, il criterio in base al quale la scorsa settimana la FED ha dato il “nulla osta” a 35 banche statunitensi dopo i suoi stress test. E sapete, in base allo scenario avverso e alla metodologia utilizzato, a quale shock sarebbero in grado di resistere le banche USA, le stesse che per la BRI truccano palesemente i bilanci? A un calo dei prezzi dei titoli azionari del 65% e al VIX oltre quota 60! E’ un mondo meraviglioso! Lo stesso, però, che in base a queste troiate riportate dai media, vede la linea della smart money andare in netto de-coupling rispetto all’indice azionario di riferimento, sintomo che la merda sta nuovamente e magicamente sparendo in tempo dai bilanci dei truffatori per finire nei portafogli e nei piani di investimento dei clienti, il parco buoi che festeggia il sovranismo finalmente al potere. Lo stesso sovranismo che, nel caso dei dazi sui metalli per gli USA, o è in malafede e vuole così stimolare la crisi (impattando sull’economia reale) o è completamente imbecille, come hanno mostrato di dati della FED del Texas.
Non vorrei – ma ne sono già convinto – che alla fine il sistema abbia solo operato un morphing, abbia cambiato cioè pelle e referenti ma stia giocando lo stesso gioco (quanti ex Goldman Sachs ci son nel gabinetto economico di Trump?): prima ti rincoglioniva col buonismo, ora lo fanno con il cattivismo. Ma, a conti fatti, resta che chi tira i fili – ovvero, mercati e governi – sta comunque parandosi di nuovo il culo, preparando il terreno a una nuova crisi sistemica che verrà però spacciata per crisi del debito, della guerra commerciale globale, dei mercati emergenti che destabilizzano, dei migranti che abbassano il costo del lavoro, della siccità o del cazzo che pende troppo a sinistra. D’altronde, un’altra crisi generata da finanza e azzardo globale non era gestibile sotto l’ombrello politico democratico globale (2000 e 2008 sono bastati), si rischiava davvero una catena di guerre civili e insurrezioni di massa.

Così, invece, gli stronzi restano tali ma, almeno, chi è al potere può additarli all’opinione pubblica, rassicurandola o eccitandola, le uniche due sensazioni che vuole provare, pur non avendo presentato un solo progetto di legge che li colpisca, anzi – nel caso USA – con la Casa Bianca che ha imposto alla FED una draconiana revisione di deregulation verso il Dodd-Frank Act non più tardi di due settimane fa. Operano e si comportano come una puttana, una che scopa meglio di tua moglie e che rassicura, ti capisce e ti dice che hai sempre ragione, perché è pagata per farlo. E, quando ha finito, si leva dai coglioni e non vuole essere portata a cena o all’IKEA. Ma attenti, perché come le mogli, le conseguenze delle crisi che le puttane ci aiutano ad ignorare, poi restano. E presentano conti molto più alti.
Di Mauro Bottarelli , il 61 Comment
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