Tempi brutali

SPY FINANZA/ La Siria e le manovre Usa per non far crollare Wall Street

Gli Stati Uniti sembrano vicini a un intervento in Siria. Secondo MAURO BOTTARELLI, Washington sta cercando un modo per evitare il peggio a Wall Street
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Conviene cominciare a parlare in maniera spiccia, ancora più spiccia del mio solito. Perché la situazione sta precipitando e non mi riferisco a quella bellica-geopolitica: il Deep State ha deciso che è ora di passare all'attacco e dubito che l'agenda preveda la presa di ostaggi o prigionieri. Ci aspettanno tempi brutali, ma, parafrasando Marinetti, temo che a questo punto una guerra sia davvero l'unica possibile igiene del mondo, inteso quello finanziario: qualcuno deve precipitare all'inferno, qualcuno salvarsi come al solito, qualcun altro restare nel limbo in attesa di capire chi sarà il vincitore e, di conseguenza, salirne sul carro globale. Perché qui non è più questione di Donald Trump contro l'establishment, di Stati Uniti contro Russia e Cina, di Europa come vaso di coccio fra vasi d'acciaio: qui qualcuno non sopravviverà alla prossima crisi finanziaria e ci troveremo, quasi senza essercene accorti, a vivere in un mondo completamente differente. 
Lo si capisce chiaramente da come si è schierata la stampa italiana, al 99%, rispetto alla questione siriana e alla bufala dell'attacco chimico: Assad è colpevole, Russia e Cina complici, l'America il grande vendicatore del Bene che monderà i peccati del mondo. Servi, da sempre e per sempre. Perché a differenza di quanto scrive l'apologeta del nulla Beppe Severgnini sul Corriere, non c'è nessun bambino siriano morto per i gas di Assad da mostrare, né per cui commuoversi: Assad e le sue truppe, insieme a russi e iraniani, al limite i bambini di Goutha li hanno liberati dai cosiddetti "ribelli" che li usavano come scudi umani, tanto che in Siria si è potuta festeggiare la Pasqua, per chi è cristiano. Che macellaio questo Assad, consente addirittura la libertà religiosa in un mondo dove essere cristiani equivale spesso e volentieri a una condanna a morte. Ma questo i leccapiedi dell'America liberal che l'Isis l'ha creato, finanziato, addestrato, spalleggiato e armato fino a ieri - per non parlare di inglesi e israeliani - non ve lo dicono, vi invitano a pubblicare foto posate di bambini su Facebook accompagnate da frasette lacrimose e maledizioni contro Assad e Putin: da quando si interviene con acqua e Ventolin contro gli agenti chimici, leggi al cloro? Perché se così fosse, gli "Elmetti bianchi" meriterebbero il Nobel per la chimica. E da quando si agisce senza alcuna protezione in un contesto potenzialmente contaminato? 
Avete visto i famosi video e le foto su cui si basano le idiozie buoniste dettate dal Dipartimento di Stato che ha scritto Severgnini ieri sul Corriere? Vi pare una situazione di emergenza credibile, al netto che il ministero della Difesa russo ha invitato in sede Onu a parlare con medici e personale paramedico degli ospedali di Douma per chiedere loro quale fosse la situazione sul campo: nessuna emergenza legata ad armi chimiche. Nessuna. C'è solo nella malafede di Severgnini l'emergenza chimica, così come quella morale dei vari Brennan di questo mondo (anch'egli, ovviamente, ospitato con le sue opinione da guerrafondaio da salotto buono sul Corriere di ieri) che in nome del solidarismo e della democrazia liberal ora benedicono l'azione militare che Trump sembra intenzionato a intraprendere, dopo averlo bollato come un troglodita, guerrafondaio e disgrazia del mondo per mesi e mesi. 
Gli "Elmetti bianchi", non a caso beatificati da un film prodotto da quel vero e proprio ufficio propaganda del Deep State che è Netflix, sono nulla più che fiancheggiatori dei tagliagole che si prestano al ruolo di responsabili degli effetti speciali del jihadismo siriano: creano set ad hoc che spacciano per zone di guerra, millantano, simulano, photoshoppano, montano e smontano frame e immagini (andate a guardarle bene, ci sono gli stessi soccorritori e gli stessi bambini in almeno cinque "attentati" o bombardamenti diversi). Insomma, sono Hollywood in trasferta operativa per conto dell'Impero del warfare che ha capito quanto il guano stia salendo velocemente a Wall Street e, di conseguenza, quanto occorra rapidamente far partire a forza quattro il comparto bellico-industriale e in contemporanea la fabbrica della disinformazione di massa, prima che negli Usa qualcuno decida di usarle in maniera seria le armi che detiene, invece di ammazzare poveri cristi nei licei. 
La notizia economica sui giornali di ieri era quanto stesse facendo male alla Russia di Putin il combinato congiunto di nuove sanzioni - decise e lanciate venerdì scorso da Trump contro soggetti fisici, alcuni molto vicini al Cremlino - e rinnovata crisi siriana: rublo in picchiata sul dollaro, Borsa a picco e cds in impennata. Tutto vero, ma questo dimostra soltanto una cosa: quanto l'intera operazione parta da lontano e quanto fosse tutto preordinato, come d'altronde metteva in guardia il ministero degli Esteri russo da settimane riguardo l'intenzione dei ribelli di scatenare un attacco chimico in veste di false flag per addossare la responsabilità al governo di Assad. Pensateci: prima il caso della spia russa avvelenata (balla), poi le sanzioni contro gli oligarchi russi (senza apparente motivo, se non alzare la tensione finanziaria) e, dopo due giorni, l'attacco chimico e l'indignazione mondiale. Detto fatto, lunedì a Mosca il mercato era in subbuglio e i capitali in fuga: questo grafico, ci mostra come il bersaglio sia strategico. Gli oligarchi che sostengono Putin soltanto due giorni fa hanno perso oltre 16 miliardi di dollari per le turbolenze innescate dalla nuova crisi che ha investito la Russia via il proxy siriano e questo ci dice che si vuole operare politicamente. Ovvero, non avendo potuto manipolare le presidenziali o gridare ai brogli, si vuole destabilizzare Putin facendo perdere miliardi ai pezzi grossi che lo sostengono, cercando di minarne il consenso nella classe dirigente e sperando che questa si rivolga altrove, stile Ucraina, per cacciare via il despota, prima di perdere tutto. 
 
Ecco la logica, altro che le balle lacrimose e in malafede dei Severgnini di turno. Se non sei con l'elite liberal, sei da eliminare, basti vedere le reazioni generali da checche isteriche alla vittoria a valanga di Orban in Ungheria. La Russia deve temere? Certo, ma sicuramente meno dell'America. E Putin, deve temere? Certo, come tutti al mondo: ma molto meno di Donald Trump, tacchino politico pronto per il Giorno del Ringraziamento del Deep State chiamato elezioni di medio termine. Questa tabella ci mostra vincitori e vinti del grande rally di mercato post-2008 innescato e garantito dalle Banche centrali: non penso il risultato vi stupisca granché. Ma sapete cosa è servito, per garantirlo? Nove anni di monetizzazione del debito pubblico e privato senza precedenti, 712 tagli dei tassi di interesse e 12,2 triliardi di dollari di assets comprati dagli Istituti centrali a a livello globale dal 2009 ad oggi. E lo chiamano libero mercato! 
Ora, guardate invece quest'altro grafico: sapete cosa ci dice? Che o l'intero comparto obbligazionario sta inviando al mondo i segnali sbagliati rispetto alle sue dinamiche, in primis l'appiattimento della curva dei rendimenti Usa oppure le equities statunitensi - le grandi trionfatrici dell'abbuffata statalista garantita da Lehman e soci - stanno per patire un tonfo che difficilmente verrà scordato. E non parlo del crollo di una sessione o due di contrattazioni, parlo di una correzione in grado di far sparire dalla faccia della terra nomi che compaiono negli indici di Wall Street da decenni e decenni. 
Dalla sera alla mattina, perché è tutto legati ai tassi e i tassi sono a loro volta legati alla necessità di proseguire, magari in altra forma e con altri ammontare, con le politiche espansive e di spesa federale: altrimenti, il boom che sentirete non sarà di uno dei missili Tomahawk che la nave da guerra Usa mandata da Trump al largo della Siria ha sparato contro obiettivi del regime. Sarà il sistema delle Banche centrali e del denaro a costo zero che si è schiantato al suolo con le sue bugie, queste sì necessitanti negli anni di morti e feriti veri per poter essere perpetrate con la scusa dell'emergenza esterna, visto che la priorità della propaganda è sempre stata mantenere in vita la narrativa fasulla dell'economia interna che sta benissimo ma viene turbata dagli shock esterni. 
Guardate questo grafico, pensate che la Banca centrale russa da inizio anno abbia comprato oro fisico al ritmo più spinto dal 2006 perché si divertiva o perché qualcuno aveva messo in conto che un attacco speculativo contro Borsa e rublo sarebbe arrivato? Per quanto il mondo si diletti con Bitcoin e altre amenità, se le tue riserve auree garantiscono per te, forse hai un po' meno da temere rispetto a chi ha un debito pubblico che sta esplodendo e che, oltretutto, è in grandissima parte in mano al Paese cui hai dichiarato guerra commerciale, leggi la Cina? 
 
Oltretutto, Paese che è stretto alleato amico di quella Russia che vuoi mettere sotto: pensate che Pechino non aprirà linee di credito agevolate per Mosca, se la situazione dovesse peggiorare o perdurare? Sicuri che sia la Russia a dover temere? E se qualcuno, stanco delle minacce americane e dei giochi delle parti del Deep State tramite il disturbato mentale della Casa Bianca, decidesse di far sentire un po' di dolore reale agli Usa, il male vero? Come: guardate questo ultimo grafico e pensate a cosa potrebbe accadere, di colpo, in maniera repentina e non gestibile, allo sgonfiamento controllato in atto a Wall Street della bolla tecnologica, in primis le famigerate Fang. 
Più che il debito pubblico, la Cina ha in mano la chiave per l'intero mercato tecnologico mondiale, ovvero il pressoché monopolio delle cosiddette "terre rare" (neodimio, disprosio, gadolinio e itterbio, ad esempio), commodities base per la costruzione di pc, smartphone ma anche armamento ad alta tecnologia, missili da crociera e cacciabombardieri di ultima generazione. E se come "opzione nucleare" nella guerra commerciale, Pechino impone dazi insostenibili o addirittura bloccasse l'intero export di terre rare? Il Giappone ne sa qualcosa, chiedere referenze riguardo al periodo di guerra commerciale con Pechino nel 2010-2011.
Sicuri che siano Russia e Cina ad aver paura? Quando ci si riduce a pantomime come quella dell'attacco chimico messo in scena da teatranti e alla prosa lacrimosa di cantori come Severgnini, vuol dire che si è alla frutta. Quindi, molto pericolosi, certo. Ma anche potenzialmente a rischio di contorsioni bellico-politiche rischiose, quelle che mettono involontariamente in bella mostra i talloni d'Achille. Speriamo sia la volta buona, una bella purga a Washington la meritano davvero. E anche fossi in Tel Aviv, non dormirei sonni troppo tranquilli, dopo l'alzata d'ingegno tipica di un disperato politico come Netanyahu del bombardamento contro la base di Homs.

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