Una vergognosa partita di giro

Di fronte a uno Stato fallito che si annienta per l’INPS, evviva i carrarmati austriaci al Brennero

Di Mauro Bottarelli , il 47 Comment
 

Il Re stavolta è davvero nudo. La giornata di oggi passerà alla storia come la riproposizione politica de “I vestiti nuovi dell’imperatore”, con il buonismo immigrazionista intento a sfilare per le vie del Paese senza abiti addosso ma incurante del ridicolo e delle dita puntate della gente. L’importante è sorridere alle telecamere. In ossequio al motto, prevenire è meglio che curare, l’Austria non solo è pronta al dispiegamento di 750 uomini al confini con l’Italia entro 72 ore ma ha già inviato quattro mezzi corazzati in Tirolo, pronti ad essere spostati al Brennero. Per tutta risposta, la Farnesina ha convocato l’ambasciatore di Vienna in Italia, René Pollitzer: panico e fremiti di terrore in tutta l’Austria.


“I preparativi per i controlli alla frontiera con l’Italia non sono solo giusti ma anche necessari. Noi ci prepariamo e difenderemo il nostro confine del Brennero, se ciò sarà necessario”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Sebastian Kurz. Un chiaro messaggio nei confronti di Bruxelles e di Roma sul fatto che nessuno può rivolgere accuse a Vienna: “Abbiamo accolto più persone di quanto non abbiano fatto gli altri Stati europei”, ha specifica il neo-leader dei popolari, ovviamente in modalità pre-elettorale, visto che il 15 ottobre il Paese tornerà alle urne dopo che proprio lui, a maggio, aveva chiesto elezioni anticipate dopo la fine della coalizione fra socialdemocratici e popolari. “L’Unione Europea – ha specificato Kurz – deve chiarire che un soccorso attuato nel Mediterraneo non è un ticket per l’Europa: i profughi vanno respinti, oppure vanno fermati alle frontiere esterne e vanno portati su isole come Lampedusa”. Non è un alieno, è un politico. Però austriaco.

Ma attenzione, perché non solo l’Austria preferisce anticipare i problemi, visto che da stamattina anche la Svizzera ha avvisato che si prepara a rafforzare il dispositivo lungo le frontiere: il governo federale ha annunciato che molti agenti dei corpi di polizia sosterranno i colleghi in Ticino, Grigioni, Vallese, al confine con Piemonte e Lombardia. Non una novità, visto che già nel 2015 le autorità elvetiche avevano messo a punto un piano anti-migranti basato sull’impiego di 800 militari dell’esercito alle frontiere, un dispositivo previsto soltanto in caso di emergenza, però. Bene, potrebbe essere il caso attuale. Ma qui si ride e si scherza, si discetta sulle fratture del centrosinistra e sul ruolo di federatore di Giuliano Pisapia.

D’altronde, possiamo permettercelo, stante la situazione macro. E’ di ieri, infatti, la notizia in base alla quale il tasso di disoccupazione è risalito a maggio all’11,3%, in aumento di 0,2 punti percentuali dopo il calo di aprile. Stando ai dati comunicati dall’Istat a maggio 2017 ci sono stati 51mila occupati in meno rispetto ad aprile e 141mila in più rispetto a maggio 2016: si tratta del primo calo congiunturale dopo 8 mesi. Nota positiva, per così dire? Risultano in aumento da aprile solo gli occupati ultracinquantenni e i dipendenti con contratti a termine: insomma, i disperati post-Fornero e gli sfruttati. Ed è cresciuto anche il tasso di disoccupazione giovanile, salito al 37% con un incremento di 1,8 punti da aprile: su base mensile, ci sono 25mila persone nella fascia 15-24 anni in più in cerca di occupazione. Beh, ci sta che con una situazione simile, uno non si preoccupi troppo.
Ma la vera notizia è un’altra, ovvero il fatto che la disperazione sia arrivata a un punto tale in questo Paese da far crollare anche le residue decenze del sistema nel cercare di nascondere o millantare la realtà. “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale. Siamo consapevoli del fatto che l’integrazione degli immigrati che arrivano da noi è un processo che richiede del tempo e comporta dei costi. E’ anche vero che ci sono delle differenze socio-culturali che devono essere affrontate e gestite e che l’immigrazione, quando mal gestita, può portare a competizione con persone a basso reddito nell’accesso a servizi sociali, piuttosto che nel mercato del lavoro. Ma una classe dirigente all’altezza deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale. Senza i lavoratori dall’estero in 22 anni si avrebbero 35 miliardi in meno di uscite, ma anche 73 in meno di entrate”.

Parole e musica, questa mattina, del presidente dell’INPS, Tito Boeri, nella sua relazione annuale. Ma non basta. Boeri ha inoltre evidenziato come “gli immigrati che arrivano da noi siano sempre più giovani: la quota degli under 25 che cominciano a contribuire all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015″, corrispondenti a 150mila contribuenti in più ogni anno. Un dato in grado di compensare il calo delle nascite nel nostro Paese, la minaccia più grave alla sostenibilità del nostro sistema pensionistico, che è attrezzato per reggere ad un aumento della longevità ma che sarebbe messo in seria difficoltà da ulteriori riduzioni delle coorti in ingresso nei registri dei contribuenti rispetto agli scenari demografici di lungo periodo”. Ma non li accoglievamo perché scappavano da guerra, fame, caldo, forfora e ginocchio della lavandaia? Non li accoglievamo perché l’accoglienza è un dovere morale, perchè l’Occidente ha depredato l’Africa con il colonialismo, perché sono nostri fratelli, perché vendiamo le armi ai governi che fanno le guerre da cui scappano, perché lo dice il Papa e perché, alla fine, salvare un profugo è un po’ come toccarsi i coglioni, porta bene?
Falsi. Ipocriti. Infami, Traditori. Spacciano per solidarietà quella che una vergognosa partita di giro, anzi di roulette russa sulle nostre tempie: svendere l’anima del Paese per evitare di ammettere che l’Italia è fallita, che chi paga le tasse sperando di andare in pensione è un coglione, che la nostra economia è in mano a una banda di banche decotte e imprenditori politicizzati che stanno saccheggiando la parte sana del Paese (anzi, il poco che ne resta), che sperano nel miracolo dei “nuovi cittadini” per evitare un destino argentino o greco. Sono responsabili del disastro e ora vogliono completare l’opera, trasformando il Paese prima in un campo profughi a cielo aperto e poi cercando di sfruttare il marxiano esercito industriale di riserva, fatto da manovalanza a costo pressoché zero rispetto a un italiano. Pronta a qualsiasi condizione, visto che in Niger o in Mali dubito il dibattito sulla produttività o l’articolo 18 susciti grande interesse. Un pezzo di pane, un piatto di pasta, una stanza da dividere in otto e via.

Ecco l’accoglienza e la solidarietà del sistema Italia, della politica e delle istituzioni che si riempiono la bocca con il dovere dell’accoglienza e le tasche con i suoi profitti, garantiti dal sistema Sprar, dalle coop e della associazioni che spuntano come funghi dopo un temporale. E poi, fatevelo dire, siete anche degli idioti, almeno unificate le versioni. Ma come, fino a due settimane fa, per tranquillizzare, la narrativa era quella in base alla quale l’80% di chi approdava in Italia voleva andare verso Nord, quindi l’unico problema era trovare un accordo sui ricollocamenti e adesso, invece, l’INPS – in punta di simulazione dei conti da qui al 2037 – ci dice che senza immigrati saltano il welfare e la previdenza? Fate pace con il cervello, vanno verso Germania e Svezia o restano qui, in primis perché ne hanno bisogno i conti pubblici? Tradire il proprio popolo è atto di infamia suprema, farlo scientemente per perpetuare la propria esistenza di privilegiato è addirittura abominevole. C’è aria di Norimberga. Finalmente.
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