Il target

Ottime Notizie nel 2018 Riparte l’Inflazione, Ci pensa l’Aumento dell’IVAS

(il target)
Forse non ve ne siete accorti, ma nella manovrina arrivata in Gazzetta Ufficiale (mica un articolo di blog) c’è l’aumento dell’IVA nel 2018, ma shhhhhhh non si può dire che poi Renzi quello che le tasse le abbassa somatizza.
Riporto un articolo direi fondamentale (per la vostra percezione della realtà e anche per la percezione del mucchio di stronzate in malafede che scrivono i giornali) tratto da Phastidio.net
Aggiungo che da autorevoli esperti politici di economia si sostiene che in fondo se l’IVA aumenta è un bene così finalmente l’inflazione italiana raggiunge il target….(il target è un buchetto che avete nelle parti basse, lato posteriore)
da Phastidio, post di Luigi Olivieri

Egregio Titolare,
ma, insomma, l’Iva aumenta o non aumenta? No agli aumenti di tasse, ha “tuonato” l’ex premier ed ex segretario del partito di maggioranza quando il Ministro dell’economia, non sapendo come fare per eliminare le clausole di salvaguardia che scatteranno il prossimo anno, aveva evidenziato l’opportunità dell’incremento dell’Iva, per finanziare la riduzione del prelievo Irpef sulle buste paga dei lavoratori.
Un piccolo passo indietro. Molti sicuramente non ricordano cosa siano le “clausole di salvaguardia”. Si tratta di obblighi imposti dalla legge, finalizzati a garantire il pareggio di bilancio e la riduzione del rapporto deficit-Pil in assenza di misure che comportino la riduzione della spesa pubblica, perdurando l’assenza di una sufficiente crescita del Pil, come purtroppo avviene da annui. Queste clausole di salvaguardia ammontano a circa 20 miliardi e si fondano sull’aumento dell’Iva a partire dal 2018.
Come Ella sa, caro Titolare, trattandosi di una misura già prevista per legge, l’Iva nel 2018 aumenta immediatamente e direttamente. Non è una scelta. Occorre, dunque, una legge apposita per evitare che produca effetti.
Chi ha inserito nell’ordinamento queste clausole di salvaguardia? Il precedente premier, allo scopo di finanziare, in deficit, le risorse inutilmente spese in bonus (10 miliardi per gli 80 euro) e in sgravi alle assunzioni (20 miliardi tra il 2015 e il 2017). Dunque, ricapitolando: il precedente Governo ha imposto aumenti automatici dell’Iva a partire dal 2018: basterà che si strappi il foglietto del calendario dal 31.12.2017 all’1.1.2018, perché gli aumenti risultino da subito operativi. Sottolineiamo: aumenti.
Bene. Cosa succede, nel frattempo? Che finalmente si pubblica in Gazzetta Ufficiale il decreto contenente la “manovrina”, approvato non si sa con quale testo, in Consiglio dei ministri decine di giorni fa. Il decreto contiene qualcosa in merito all’Iva? Ma certo, caro Titolare. E ne dà conto La Stampa, con l’articolo pubblicato il 25 aprile dal titolo “Manovra, più soldi alle Province“, sufficientemente fuorviante, sia perché il cuore del provvedimento non riguarda sicuramente le province, sia perché i maggiori soldi per le province né le salvano dal sicuro dissesto, né sono sufficienti a consentire loro di approvare bilanci triennali.
Ma, andiamo all’Iva e leggiamo:
«Le nuove entrate che a regine nel 2018 produrranno circa 3,8 miliardi di incassi in più contribuiranno all’avvio della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Per il 2018 occorrerà cosi individuare “appena” 15-16 miliardi di entrate anziché 19,6»
Ottimo, no, Titolare? Con la manovra 2017, che come detto sopra è una specifica legge, si evita che l’Iva nel 2018 aumenti per l’intero ammontare già deciso (questo significa “sterilizzazione delle clausole di salvaguardia”). La domanda che qualsiasi lettore si pone, di fronte all’affermazione, allora è: ma, appunto, nel 2018 l’Iva aumenta o non aumenta?
La risposta è una sola: l’Iva aumenta. Ma non lo si può dire. Perché l’ex premier non vuole che lo si dica. Dunque, cosa fa il giornale? Ovviamente, scrive che l’Iva diminuisce. Leggiamo l’incredibile passaggio dell’articolo citato:
«Di fatto, l’aliquota Iva ridotta, che sarebbe dovuta salire dal 10 al 13%, nel 2018 scende dal 13% al 11,5%, nel 2019 passa dal 13% al 12% e dal 2020 torna al 13%. L’aliquota ordinaria nel 2018 resta pari al 25%, nel 2019 scende dal 25,9% al 25,4%, nel 2020 scende dal 25,9% al 24,9% e dal 2021 scende dal 25,9% al 25%»
Davvero impagabile. Rileggiamo, con specifica attenzione, per esempio, all’aliquota ridotta. Oggi l’aliquota ridotta è del 10%; per effetto delle clausole di salvaguardia nel 2018 dovrebbe andare al 13%, ma grazie alla manovra 2017 (ad oggi) passerà all’11,5%; per La Stampa, quindi “scende“, anche se comunque arriverà lo stesso all’aumento già previsto del 13% nel 2020. Cioè, il giornale dà come riduzione dell’Iva un suo aumento temporaneamente più contenuto del previsto. Se si legge con attenzione, la stessa formula è usata per le altre aliquote.
Insomma, egregio Titolare, si fa passare per “riduzione” dell’Iva il suo aumento. Un capolavoro di disinformatja straordinario. Peraltro del tutto vano, perché si possono confondere gli occhi e la mente con i giri di parole e i sapienti movimenti delle mani, ma non i portafogli di chi nel 2018 si accorgerà che dovrà finanziare gli 80 euro con le proprie tasche e con gli interessi.
È questa la missione dei media e dell’informazione? Si direbbe di no, almeno se l’interesse dei media consiste, appunto, nell’informare. Se, invece, l’obiettivo è tirare le volate per le elezioni, allora va bene tutto, vanno bene le fake news, o post-verità o, semplicemente, le notizie non vere.

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