Banche a picco in Borsa. I nostri risparmi sotto attacco
Unicredit cede il 9,4% e Intesa il 3,5%, ora si teme che il piano di salvataggio di Mps provochi un contagio
Unicredit cede il 9,4% e Intesa il 3,5%, ora si teme che il piano di salvataggio di Mps provochi un contagio
Banche italiane sotto scacco e, con loro, i risparmi degli italiani. L'esito tutto sommato positivo degli stress test, pubblicati venerdì sera a mercato chiuso, non è bastato a sostenere i titoli in Borsa appesantita anche dai dati macroeconomici in arrivo dagli Stati Uniti con il rallentamento dell'Ism, l'indice che misura l'attività del sistema manifatturiero.
Il mercato, dopo l'ennesimo piano di salvataggio sistemico di Mps, teme il contagio, ovvero che anche le banche più solide, chiamate ad accollarsi il peso dei buchi di bilancio altrui, prima o poi siano «infettate». A quel punto, l'unica via di risalita passerebbe dalla strada del bail-in ovvero coinvolgendo azionisti, obbligazionisti e risparmiatori. Uno scenario estremo, ma che diventa terreno fertile per la speculazione, anche internazionale, che da mesi tiene in scacco gli istituti dicredito.
«Il mercato intravede un rischio sistemico del settore bancario» sostiene un esperto del settore che preferisce l'anonimato, secondo cui «il timore è quello che dalle banche più solide a livello patrimoniale, siano drenate risorse a sostegno dei salvataggi di sistema, allargando quindi la portata del contagio». «I problemi delle banche italiane sono essenzialmente due: la redditività sempre più ardua da ottenere in questo scenario di mercato con tassi rasoterra e la colossale massa di sofferenze che sommerge il settore», sostiene Stefano Gianti di Swissquote. In effetti, le banche italiane pur avendo registrato dati patrimoniali buoni, sono vittime del virus dei deteriorati: «Un terzo circa dei non performing loan europei pesa sulle banche italiane e rimane, oggi, un problema insoluto», aggiunge Gianti.
Il futuro delle banche italiane deve quindi passare da un graduale smaltimento delle sofferenze. E non solo da soluzioni dettate dall'emergenza come è avvenuto per Mps. Se è vero che il sistema sta salvando Rocca Salimbeni, garantendo la futura ricapitalizzazione da 5 miliardi e concorrendo a rilevare parte delle sofferenze del Monte al 33% del nominale, non è affatto detto che una simile e costosa soluzione possa essere replicata in futuro per altre situazioni che lo richiedessero. Insomma il salvataggio di Mps ha aperto la strada a una voragine di dubbi. Senza considerare che anche l'esito della maxi-ricapitalizzazione di Mps non è così scontato. «Permangono incertezze sulle modalità ella cartolarizzazione (delle sofferenze ndr)» commenta Luca Comi di Icbi. Non solo. Per l'analista l'aumento di capitale del Monte potrebbe risolversi con molto inoptato e quindi con il conseguente rischio di un elevato accollo da parte delle banche del consorzio di garanzia. Le quali probabilmente proporranno una struttura dell'aumento iper-diluitiva, così da assicurarsi un prezzo di sottoscrizione molto basso.
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