Buono il tedesco?

London_debt 
IL PIANO TEDESCO PER UN BAIL-IN SUI TITOLI DI STATO RISCHIA DI FAR SALTARE L’EURO
DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
‘Se fossi un politico italiano vorrei tornare alla mia moneta il più velocemente possibile: è questo l’unico modo per evitare la bancarotta’, così ha detto un ‘saggio’ tedesco.
Un influente consigliere del Governo tedesco ha avvertito che il nuovo ‘piano tedesco’ volto ad imporre un ‘haircut’ [1] ai detentori del ‘debito sovrano’ dell'Eurozona innescherà l’inarrestabile crisi delle obbligazioni europee e potrebbe costringere l'Italia e la Spagna a ripristinare le loro valute.
“E’ il modo più veloce per porre fine all’Eurozona”, ha dichiarato al Telegraph il Prof. Peter Bofinger, uno dei cinque ‘saggi’ del ‘German Council of Economic Advisers’. “Potrebbe arrivare molto velocemente un attacco speculativo. Se fossi un politico italiano e dovessi confrontarmi con un tale rischio d’insolvenza vorrei tornare alla mia moneta il più rapidamente possibile, perché sarebbe l'unico modo per evitare la bancarotta”.
Il ‘German Council’ ha chiesto l’introduzione di uno specifico meccanismo da attivare per eventuali ’insolvenze sovrane’, anche a costo di sovvertire i principi finanziari dell’’ordine del dopoguerra’ in Europa. Lo ritiene necessario per ripristinare la credibilità della clausola del ‘no-bailout’ [salvataggio esterno] presente nel Trattato di Maastricht. Il Prof. Bofinger ha espresso un veemente dissenso.
Il piano tedesco ha il sostegno della Bundesbank e, più di recente, del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, che di solito riesce a imporre la sua volontà, nell’Eurozona. Colloqui molto delicati sono attualmente in corso nelle principali capitali europee e stanno provocando dei forti brividi a Roma, Madrid e Lisbona.
Secondo questo schema, ad ogni futura crisi del ‘debito sovrano’ gli obbligazionisti [detentori dei Titoli di Stato] devono subire delle perdite [haircut], prima che ci possa essere un salvataggio da parte dello ESM [Fondo di Salvataggio Europeo]. “Questo piano provocherà dei guai”, ha dichiarato Lorenzo Codogno, ex capo-economista del Tesoro italiano, ora occupato presso la ‘Advisors Macro LC’.
Questo bail-in [salvataggio interno] sui ‘debiti sovrani’ corrisponde a quello entrato in vigore lo scorso Gennaio nei riguardi degli obbligazionisti delle banche, che ha contribuito alla drastica svendita delle azioni bancarie dell’Eurozona.
Il Prof. Bofinger ha aggiunto per iscritto un suo parere, avvertendo che il piano potrebbe auto-avverarsi molto in fretta, innescando una “corsa alla vendita delle obbligazioni da parte degli investitori, per liberarsi delle loro partecipazioni ed evitare l’’haircut”.
Italia, Portogallo e Spagna non potrebbero difendersi perché prive dei propri strumenti monetari. “Questi paesi rischierebbero di essere colpiti da una pericolosa crisi di fiducia”, egli ha concluso.
Il ‘German Council’ ritiene che il primo passo sia quello di assegnare un più alto ‘rischio-ponderazione’ al ‘debito sovrano’ detenuto dalle banche – ed anche un limite a quanto ne possono acquistare – con l’esplicito obbiettivo di costringerle a cederne per 604 miliardi di euro. Dovrebbero in alternativa raccogliere 35 miliardi di capitale fresco, perché la situazione possa essere ritenuta ‘gestibile’.
Si tratta di un problema nevralgico, per l’Italia, dove le banche possiedono 400 miliardi di euro di ‘debito pubblico’ e hanno effettivamente utilizzato i fondi della Banca Centrale Europea per sostenere il Tesoro italiano.
Mario Draghi, Presidente della BCE, Lunedì scorso ha aggirato una domanda sulla questione posta da un euro-deputato italiano: “E’ un problema con cui abbiamo a che fare. E’ necessario un approccio sia ponderato che graduale”.
La mossa ‘fa la corte al destino’, dal momento che il Portogallo è già nell'occhio del ciclone, dovendo affrontare sia un rallentamento dell'economia che uno scontro con Bruxelles sull’austerità.
La scorsa settimana lo spread sul ‘debito pubblico’ portoghese a 10 anni è salito a 410 punti-base rispetto a quello tedesco, spingendo gli oneri finanziari a livelli insostenibili. Il debito pubblico del Portogallo è al 132pc del PIL, mentre l'indebitamento totale è al 341pc, il più alto d’Europa. Il paese è caduto nella trappola del debito-deflazione e, per poterne sfuggire, avrebbe bisogno di anni e anni di forte crescita.
“Il Portogallo potrebbe perdere l'accesso al mercato finanziario”, ha dichiarato Mark Dowding, responsabile della ‘Blue Bay’ per il settore delle obbligazioni. “Abbiamo visto una situazione molto brutta, la scorsa settimana. I grandi Fondi statunitensi che avevano investito nei ‘Titoli di Stato‘ portoghesi stanno cercando di uscire da quelle posizioni. Con i riscatti che sono in corso, si tratta di una vera e propria ‘tempesta perfetta’”.
Il Sig. Dowding ha detto che la ‘grazia salvifica’ per il Portogallo è che il paese ha pre-finanziato la maggior parte del suo fabbisogno per il 2016 – e potrà così superare la tempesta …. per un po’ di tempo.
Ma, se la crisi dovesse perdurare, le preoccupazioni per un nuovo salvataggio della Troika – e per le condizioni che sarebbero imposte – potrebbero rapidamente prendere piede. Non ci fu in effetti alcun ‘haircut’ sui Titoli di Stato portoghesi, nel ‘bail-out’ del 2010.
Il ‘German Council’ ritiene che i privilegi normativi concessi al ‘debito sovrano’ posseduto dalle banche debbano essere eliminati. Non deve più essere trattato come se fosse totalmente ‘liquido e sicuro’ nelle percentuali di copertura della liquidità delle banche, o essere esente dai ‘requisiti di capitale’ [2]: “I rischi maggiori sono per le banche di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia”.
L’obiettivo, in teoria, è quello di ridurre il legame fra ‘debito sovrano’ e banche attraverso una separazione parziale, per prevenire che le crisi del debito pubblico possano diffondersi e ‘smontare’ i sistemi bancari nazionali.
Il Prof. Bofinger ha anche detto che il vero problema è che la Germania e i paesi-creditori dell’EMU tutt’ora si rifiutano di accettare le implicazioni di un’Unione Monetaria, ovvero che un certo livello di debt-pooling [3] e di Unione Fiscale sia indispensabile per tenere assieme l’esperimento della ‘moneta unica’.
A suo parere, la nozione di ‘meccanismo d’insolvenza sovrana’ è interpretata in modo sbagliato: perpetua la bufala che la radice della crisi sia negli abusi fiscali dei Governi. In realtà – e con l'eccezione della Grecia – il ‘debito pubblico’ è esploso, nel 2008, perché i paesi in crisi hanno dovuto prendere misure d’emergenza per evitare il collasso delle loro economie.
Il nuovo ‘piano’ dei tedeschi, inoltre, consentirebbe agli investitori privati ​​di agire come ‘giudici’ della solvibilità degli Stati. Il Prof. Bofinger ha concluso che: “Non possiamo consentire un sistema in cui i mercati diventano padroni dei Governi”.
Il ‘German Council’ è stato alquanto sprezzante nelle sue conclusioni. Ha schiacciato qualsiasi discorso relativo ad un Tesoro o ad un’Autorità Fiscale’ condivisa: l’unico modo per sostenere l’Unione Monetaria è d’imporre un controllo rigoroso e di rafforzare le norme esistenti.

Ambrose Evans Pritchard
18.02.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da FRANCO

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore ed inoltre:
[1] Per ‘Haircut’  s’intende lo sconto richiesto dal creditore, rispetto al valore di un asset reale o finanziario dato in garanzia, a protezione del rischio di una minusvalenza dello stesso asset.
[2] Il concetto è che la gestibilità del ‘debito sovrano’, non più totalmente esente dai rischi, deve essere garantita da apposite garanzie in termini di ‘capitale proprio’, esattamente come qualsiasi altro debito.
[3] Scolasticamente, il ‘Debt Pooling’ è un accordo secondo cui un debitore potrebbe depositare dei fondi per distribuirli fra i suoi creditori. E’ un metodo di consolidamento del debito. http://definitions.uslegal.com/d/debt-pooling%20/

Un tedesco ci dà un consiglio buono

Il tedesco è l’economista Peter Bofinger (ultimo a sinistra), uno dei cinque saggi del Consiglio Germanico dei consulenti economici. Ha scritto un rapporto di minoranza contro i quattro colleghi, i quali a loro volta hanno dato la loro autorevole manforte all’idea nuova di Weidman e di Schauble: le banche italiane dovranno essere obbligate per normativa europea a non detenere troppi Buoni del Tesoro, e dunque (s) venderli in fretta sui mercati. Il debito sovrano “non va più considerato interamente esente da rischio di default e completamente liquido”. Oggi, le banche possono mettere i titoli di Stato che detengono, proprio perché liquidi e sicuri, nella percentuale obbligatoria di riserve; li trattano insomma come contanti o attivi solidissimi. In tal modo, le banche danno una mano allo Stato che si indebita a meno, e dallo Stato ricevono liquidità a poco costo. E’ l’ultimo, estremo ricordo dell’antico “matrimonio” fra Bankitalia e Tesoro.
Schauble, spalleggiato dal suo scherano alla BCE (Weidman) ed ora dal Consiglio Economico Germanico, vuole che i Buoni del Tesoro (e simili titoli degli Stati meridionali) siano gettati sul “mercato” che ne valuterà al rialzo il rischio: il rischio di insolvenza. Esigendo interessi più alti molto più alti, di quelli di cui si contentano le banche italiane . Di quanti Bot e simili titoli le banche europee (del Sud) dovrebbero liberarsi, cercando di venderli sul mercato finanziario? 640 miliardi di euro, dicono esplicitamente gli stessi consiglieri tedeschi. Le banche italiane hanno in pancia 400 miliari di titoli di stato, con cui fra l’altro vanno alla BCE a darli in garanzia per ottenere denaro a basso costo. La misura caldeggiata da Schauble è diretta dunque primariamente contro l’Italia.

Arriva il “bail-in sovrano”

Si tratta del “bail-in sovrano”, che   aggrava il “bail-in bancario” decretato a Bruxelles (e   ratificato dal nostro parlamento, troppo occupato dai diritti da concedere agli invertiti): come il bail-in bancario costringe i correntisti a pagare coi loro depositi il fallimento della banca di cui sono clienti, così gli stati dovranno pagare di tasca loro il proprio aumentato rischio-paese. Ma come, se uno stato fallito fallisce proprio perché non ha soldi? Evidentemente, la mira è di gettare Italia, Spagna, Portogallo, come già la Grecia, sotto le cure della Troika, l’amministrazione controllata dai creditori sovrannazionali: l’Italia ha bisogno di soldi per pagare i proibitivi interessi sul proprio debito? Ecco un bel prestito del Fondo Monetario e del consorzio bancario tedesco. Alle tipiche condizioni che il Fondo Monetario esige dai debitori del Terzo Mondo: tagli agli investimenti sociali, risparmiare sulle infrastrutture,   svendere i cespiti nazionali di qualche valore. Per quello sono stati concepiti i prestiti al Terzo Mondo, spogliare quei paesi indebitandoli sempre più (nuovi debiti per servire i debiti vecchi), adesso applicati a noi. Poi alla fine, quando ci avrà spremuti come un limone, Berlino ci sbatterà fuori dall’eurozona, ovviamente dando a noi la colpa della nostra bancarotta.
Naturalmente la ragione che i tedeschi danno non è questa.   Ne danno una altamente morale. Dicono: la rinuncia dell’Italia a farsi sostenere dalle sue banche (dai suoi risparmiatori) è la condizione preliminare perché la Germania contribuisca pienamente allo ESM, al fantomatico Fondo per i salvataggi nell’area euro. Bisogna prima pareggiare le condizioni, togliere i “privilegi”, e solo dopo Berlino getterà le centinaia di miliardi di euro nell’ESM per salvare altri paesi (e in realtà, l’euro stesso). Del resto, ha aggiunto e calcolato il Consiglio Germanico dei saggi, privandosi di quei privilegi, gli stati del Sud  e le loro banche dovranno raccoglier solo 45 miliardi di euro aggiuntivi: una cifra gestibile. Non vi lamentate.
il professor Peter Bofinger
il professor Peter Bofinger
Il professor Bofinger – onore a lui – non è stato d’accordo ed ha spinto la sua onestà (insolita in questo gioco delle tre carte che è diventata l’eurozona) per stilare il suo rapporto di minoranza.
Quello che propongono i suoi colleghi , Schauble e Weidman è “il modo più rapido per spaccare la zona euro”. Appena le banche del Meridione-euro saranno obbligate a non comprare più i rispettivi Buoni del Tesoro “subiranno rapidissimamente un attacco speculativo”; come il “bail-in bancario” è stato la causa del crollo delle azioni delle banche europee che vediamo in questi giorni, così ci sarà una corsa mondiale a liberarsi dei titoli pubblici di questi stati, non più garantiti esenti da rischio. E gli Sati colpiti “da una così pericolosa crisi di fiducia” non possono difendersi perché non hanno più gli strumenti monetari sovrani per affrontare l’attacco. E a Telegraph Bofinger ha commentato: “Se io fossi un politico in Italia e messo davanti a un simile tipo di rischio d’insolvenza, vorrei tornare alla mia propria moneta al più presto possibile, perché questa è la sola via per evitare di finire in bancarotta”.
Weidman a destra. e' più furbo di quanto sembra
Weidman a destra. E’ più furbo di quanto sembra
Ché poi magari è proprio questo cui mirano Schauble e compari: sbatterci fuori dall’euro,anzi spaccare la moneta unica, ma in modo non concordato, e dando la colpa a noi. Risparmiando i miliardi della partecipazione al fantomatico fondo di solidarietà europoide.
Infatti il professor Bofinger ha detto che il vero problema è che la Germania e gli altri stati creditori della zona euro rifiutano di accettare la conseguenza di una zona monetaria: la messa in comune dei debiti dei vari stati,   un qualche tipo di unione di bilanci che è imperativa perché l’esperimento euro continui. Bofinger ha ammesso che il meccanismo per le insolvenze in Europa è la perpetuazione della scusa (voluta dai tedeschi) che la causa della crisi in atto è dovuta alle spese allegre degli stati, mentre è chiaro che il debito pubblico di questi stati è esploso nel 2008 perché gli stati sono stati chiamati a pagare   con costose azioni di emergenza per scongiurare il collasso delle loro banche ed economie.
Il nuovo piano (tedesco) fa’ dei mercati i soli giudici ed arbitri della solvibilità degli Stati: “Non possiamo lasciare che i mercati diventino padroni dei goerni”, dice Bofinger. I suoi colleghi hanno decretato il contrario: niente tesoreria  comune UE, niente bilanci in comune. Imposizione delle “regole esistenti”, anzi il loro “rafforzamento”.  Austerità….
I cinque saggi. Bofinger a a sinistra.
I cinque saggi. Bofinger è a sinistra.
Così, Stati che hanno fatto i compiti a casa, come Spagna e Portogallo (la Spagna con disoccupazione al 25%), dovranno – se Schauble l’avrà vinta ancora una volta –farsi distruggere dalla speculazione. Per l’Italia il discorso è un po’ diverso: effettivamente noi avemmo da tagliare  centinaia di miliardi  nella inefficienza dei miliardari pubblici, che hanno troppi soldi e sono troppo inefficienti, tanto da essere la palla al piede dell’economia.
L’ultima prova che i parassiti pubblici si sono presi troppi soldi dai contribuenti, è che Niki Vendola è negli Stati Uniti col compagno: secondo le voci, per comprarsi un figlio da qualche donna povera  (è la nuova sinistra, bellezza). Sicuramente ci starà, negli Usa, tre mesi. Forse per “vivere la gravidanza”  e i suoi dolci batticuori.  A spese nostre. Nel frattempo,   il parlamento ha fretta di fargli una legge apposta, e il governo sta pensando di cosa può togliere  ancora alle vedove e all’orfano, per darlo ai sodomiti.
Ciò mostra la diversità italiana. Spagna e Portogallo hanno un problema, Schauble. Noi ne abbiamo due: Schauble, e piazzale Loreto troppo piccola.

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