Bail In: nessun conto corrente è al sicuro!

Come mettersi in salvo – Claudio Borghi

Chi o che cosa c’è dietro a questa improvvisa svolta verso il “Bail In“, che costringe i risparmiatori a pagare per gli errori dei banchieri? Il nostro conto corrente è garantito? Cosa ci attende nel 2016 dal punto di vista economico? Il video-messaggio di fine anno di Claudio Borghi, economista, docente all’Università Cattolica di Milano, risponde a tutte queste domande e svela le manovre e gli interessi che si celano dietro allo spostamento dell’onere dei salvataggi bancari dalla BCE di Mario Draghi alle tasche dei correntisti, cioè noi.


La crisi delle banche è iniziata da lontano, e noi l’abbiamo raccontata fin dai tempi del nostro primo video “Come si esce dall’Euro“, te lo ricordi?

Me lo ricordo sì; mi ricordo anche il messaggio di fine anno, quello di Becchi vestito da massone. Io non sono altrettanto creativo, però un messaggio di fine anno questa volta serve.
I risparmiatori italiani hanno dovuto fare la conoscenza del termine “bail-in”, che per loro ha significato sostanzialmente: “la banca continua ad esistere, ma a sparire sono i tuoi risparmi”. Come siamo arrivati a questo?
È molto interessante! In realtà la storia, diciamo così, del bail in (e soprattutto di come il bail in non funzioni), è stata scritta all’inizio, negli Stati Uniti. Vale a dire durante la famosa crisi della Lehman del 2008, la crisi del subprime. C’erano troppi debiti in giro; le banche avevano fatto credito in modo incontrollato, prestando soldi a chi erano quasi certi che non li avrebbe potuti restituire. Intanto i lauti profitti derivanti da questi prestiti erano già stati incamerati e, a un certo punto, quando il debito diventa troppo, bisogna pagare dazio. I portoricani, quelli a cui erano stati prestati soldi senza merito di credito, smisero di pagare le rate del mutuo. Le banche americane si trovarono con una marea di case da mettere all’asta. Crollò l’immobiliare. Crollarono quindi i valori delle banche e le banche si trovarono quindi con i prestiti che avevano fatto, che non rientravano più. Una banca fa questo: raccoglie denaro dalla clientela sotto forma di prestiti, obbligazioni e similari, e poi questo stesso denaro lo utilizza, lo presta alla clientela incassando la differenza di tasso fra quello che è il costo della sua raccolta e il ricavo degli impieghi, vale a dire “prestare denaro”. Però, se i prestiti che hanno fatto non rientrano più, come fanno poi a restituire, a loro volta, i denari a chi ha prestato loro i soldi? A un certo punto alla banca viene voglia di non restituirli e alza le mani dicendo: “sono in difficoltà“. 

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