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OBAMA POTREBBE ABBATTERE IL ‘DEBT CEILING’ E ANDARSENE DA EROE
DI ELLEN BROWN
”Fino a quando non verrà ripristinato il controllo del Governo sull’emissione della moneta e sul credito – e fino a quando questi compiti non verranno riconosciuti come un’evidente e sacra responsabilità – tutti i discorsi sulla democrazia e sulla sovranità del Parlamento sono inutili e fine a sé stessi” – William Lyon Mackenzie King, Primo Ministro canadese, 1935.
Il 3 Novembre il Governo degli Stati Uniti avrebbe di nuovo potuto trovarsi a corto di denaro, conseguentemente al raggiungimento del ‘tetto del debito’ [https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_debt_ceiling] artificialmente imposto dal Congresso.


Negli ultimi quattro anni questa è la terza volta che una fazione radicale ha posto il paese sull'orlo dell’inadempienza, per estorcere concessioni che sono legate al bilancio solo in modo marginale [il 26 Ottobre la Casa Bianca ha comunque raggiunto un accordo con il Congresso per ‘alzare’ il ‘tetto del debito’: http://edition.cnn.com/2015/10/26/politics/congress-budget-talks-hill/].
Il ‘tetto del debito’ è un espediente incostituzionale che viola il ‘14° Emendamento’, ovvero che la validità del ‘debito del Governo’ non deve mai essere messa in discussione. Il debito si genera nel momento stesso in cui il Congresso approva il bilancio e che il denaro viene preso in prestito e speso. Il Congresso non può rifiutarsi di pagare.
Il ‘tetto del debito’ potrebbe essere eliminato per sempre, restituendo al Governo l’autorità costituzionale di creare moneta. L’Art. 1 Sez. 8, prevede che: “Il Congresso ha il potere di battere moneta e di fissare il suo valore … Il Presidente può pagare le spese effettuate dal Governo attraverso un ordine esecutivo, con l'emissione di monete di grande taglio”.
Quando la Costituzione fu ratificata, le monete erano le sole ad avere un corso legale ufficialmente riconosciuto. Nel 1850 costituivano circa la metà di tutto il denaro circolante. Oggi costituiscono meno della metà dell'1% della massa monetaria: circa 50 su un totale 12.000 miliardi di dollari di moneta circolante [M2, https://it.wikipedia.org/wiki/Aggregati_monetari].
Queste monete, insieme a circa 25 milioni di dollari di ‘US Notes’, o ‘Greenbacks’, emesse durante la ‘guerra civile’, sono tutto ciò che resta del potere del ‘Tesoro’ di creare moneta.
Come recentemente riconosciuto dalla stessa ‘Banca d'Inghilterra’, la stragrande maggioranza della ‘massa monetaria’ viene creata dalle banche private sotto forma di depositi, quando effettuano prestiti. Il potere di emettere ‘moneta nazionale’ deve essere restituito al popolo cui è stato usurpato in modo ingannevole. Nel 1920 Thomas Edison osservò che:
“”E' assurdo sostenere che il nostro paese possa emettere obbligazioni e al contempo non possa emettere moneta. Sono entrambe promesse di pagamento, ma una ingrassa gli usurai e l'altra aiuta la gente””.
SULLE ORME DI LINCOLN
Nei primi giorni della sua presidenza, Barack Obama affermò che considerava come suo modello Abraham Lincoln. Uno dei successi meno conosciuti di Lincoln fu quello di aver evitato il massiccio indebitamento verso le banche private, a tassi d’interesse usurai, ripristinando la precedente forma di ‘denaro emesso dal Governo’, la ‘paper scrip’ [cartamoneta provvisoria] dei coloni americani.
Nel 1860 queste banconote, o ‘Greenbacks’, costituivano il 40% della valuta nazionale. Oggi il 40% della ‘massa monetaria’ in circolazione ammonterebbe a circa 5.000 miliardi di dollari.
Quella massiccia stampa di denaro, effettuata durante la ‘guerra civile’, non portò all’iperinflazione. Le banconote subirono un calo di valore rispetto all'oro ma, secondo ‘A Monetary History of the United States, 1867-1960’ di Milton Friedman e Anna Schwarz, non fu causato ‘dalla stampa di moneta’, ma dagli squilibri commerciali con i partners commerciali esteri, in regime di ‘gold standard’.
I ‘Greenbacks’ non solo aiutarono l'’Unione’ a vincere la guerra, ma anche a finanziare un periodo di espansione economica senza precedenti. Il Governo di Lincoln creò il più grande ‘gigante industriale’ che il mondo avesse mai visto.
Fu lanciata l'industria siderurgica, fu creato un sistema ferroviario continentale, fu promossa una nuova era di macchine agricole e di strumenti a basso costo, fu istituita l'istruzione superiore gratuita, fu garantito il sostegno del Governo a tutti i rami della scienza, fu organizzato il ‘Bureau of Mines’ [https://it.wikipedia.org/wiki/United_States_Bureau_of_Mines] e la produttività del lavoro crebbe dal 50 al 75%.
Il Presidente Obama avrebbe potuto seguire l'esempio del suo mentore e abbattere il ‘tetto del debito’ attraverso l’emissione di ‘banconote degli Stati Uniti’ senza debito [quelle circolanti sono ‘banconote della Fed’]. Il problema è che sarebbe stata necessaria una normativa, impossibile da concordare prima della scadenza del 3 Novembre.
Un altro modo per risolvere la crisi attraverso l’emissione di ‘denaro del Governo’ fu proposto dal ‘Candidato Presidenziale Repubblicano’ Ron Paul – e approvato dal Deputato Democratico Alan Grayson – durante la precedente crisi del ‘tetto del debito’: si potrebbe ordinare alla Federal Reserve di trasferire al ‘Tesoro’ i titoli federali che ha acquistato attraverso un apposito ‘Quantitative Easing’.
In seguito, il Tesoro potrebbe semplicemente annullare questa parte del debito, che attualmente ammonta a 2.700 miliardi di dollari. Anche quest’opzione sarebbe legale, ma bisognerebbe convincere la Federal Reserve ad agire.
Una terza alternativa potrebbe consistere in un semplice ordine esecutivo, con il ‘Governo Federale’ che esercita il suo potere costituzionale ‘di coniare monete e di fissarne il valore’, emettendo uno o più miliardi di dollari sotto forma di ‘monete di platino’.
UN’EMISSIONE DI MONETE SPECIALI DA PARTE DEL TESORO
L'idea di coniare monete dal ‘grande taglio’ per risolvere i problemi economici è stata suggerita nei primi anni ‘80 da un Presidente della ‘Sottocommissione per la Coniazione della Moneta’ della ‘Camera dei Rappresentanti’.
Egli osservò che la Costituzione conferisce al Congresso il potere di ‘battere moneta e di fissarne il valore’ senza porre alcun limite [sia al valore unitario che a quello totale], e che il Governo avrebbe potuto ripagare il suo intero debito coniando alcuni miliardi di dollari sotto forma di ‘moneta di platino’ – scrissi di tutto questo nel 2007, in un articolo postato su ‘Web of Debt’, sostenendo che il Governo avrebbe potuto emettere quello stesso giorno una moneta da un miliardo di dollari.
Ma nel 1982 il Congresso decise di soffocare le restanti vestigia del suo potere di creare denaro ponendo dei limiti sia agli importi che alle denominazioni della maggior parte delle monete. L'unica eccezione fu la ‘moneta di platino’, che una disposizione speciale consentiva potesse essere coniata per scopi commemorativi in qualsiasi quantità – 31 U.S. Code § 5112.
Nel 2013 l’Avv. Carlos Mucha, con lo pseudonimo di Beowulf, propose nel suo blog l'emissione di una ‘moneta di platino’ per capitalizzare questa scappatoia. Con lo stallo senza fine del Congresso sul ‘tetto del debito’, Paul Krugman ed altri economisti considerarono questa proposta come una cosa senz’altro possibile per poter andare avanti.
Philip Diehl, ex Responsabile della ‘Zecca degli Stati Uniti’ e co-autore della legge sulla ‘moneta di platino’, confermò che quella moneta avrebbe avuto pieno ‘corso legale’. Egli disse:
“”Nel coniare una ‘moneta di platino’ da ‘1.000 miliardi di dollari’, un Segretario al Tesoro starebbe semplicemente esercitando un’autorità che il Congresso gli concede routinariamente da più di 220 anni ….. un potere che la Costituzione gli concede espressamente – articolo 1, sezione 8””.
Il Prof. Randall Wray ha spiegato che la moneta non sarebbe messa in circolazione, ma semplicemente depositata nel ‘Conto’ del Governo presso la Fed. Non gonfierebbe, di conseguenza, la massa monetaria in circolazione.
Il bilancio avrebbe ancora bisogno dell’approvazione del Congresso che, per tenere la spesa sotto controllo, dovrebbe solo rispettare alcune regole di base dell'economia. Quel denaro dovrebbe essere speso per beni e servizi solo fino al raggiungimento della piena occupazione senza creare, quindi, inflazione: la domanda e l’offerta aumenterebbero insieme.
Dopo di che il Governo avrebbe bisogno d’imporre una tassa. Non per finanziare il bilancio, ma per ridurre l'offerta di moneta in circolazione ed evitare un aumento dei prezzi causato dall’eccesso di domanda.
PERCHE’ NON LIQUIDARE L’INTERO DEBITO FEDERALE?
Analogamente a quanto aveva osservato nel 1980 il Presidente della ‘Sottocommissione per la Coniazione della Moneta’, in questo modo si potrebbe effettivamente ripagare l'intero debito federale. La Federal Reserve ha già stabilito di poter emettere fino a 4.500 miliardi di dollari, tramite i QE, senza per questo attivare l'iperinflazione. In realtà, non è riuscita ad innescare finanche la modesta inflazione che era stata progettata.
In effetti, ripagare in questo modo il debito federale equivarrebbe al lancio di un QE. Non si tratterebbe, in conclusione, che di un asset-swap: la sostituzione di un’obbligazione fruttifera con una non-fruttifera.
Il mercato dei beni e dei servizi non sarebbe invaso da ‘nuovo’ denaro, che farebbe gonfiare i prezzi dei beni di consumo, perché i ‘detentori di obbligazioni’ non considererebbero sé stessi più ricchi di prima. Avevano posto il loro denaro sulle obbligazioni, presumibilmente, perché volevano risparmiarlo piuttosto che spenderlo. Continuerebbero senza dubbio a risparmiarlo, sia sotto forma di contante che investendolo in altri titoli fruttiferi.
La facilità con cui il ‘debito del Governo’ potrebbe essere ripagato, utilizzando questo metodo, è stata dimostrata nel Gennaio del 2004, quando il ‘Tesoro degli Stati Uniti’ rimborsò in anticipo un ‘prestito obbligazionario’ a 30 anni.
Le obbligazioni furono rimborsate ‘alla pari’ per evitare un tasso d’interesse pari al 9,125%, che allora era ben al di sopra dei tassi di mercato. Il 15 Gennaio del 2004 il Tesoro annunciò che il pagamento sarebbe avvenuto ‘sotto forma di book entry’ [contabilità in entrata]: i ‘numeri’, in altre parole, furono semplicemente inseriti nel ‘fondo del mercato monetario on-line del Tesoro’ – il Treasury Direct.
I soldi, in pratica, furono trasferiti da un ‘conto di risparmio online’ ad un ‘conto di deposito on-line’, convertendo delle obbligazioni fruttifere in denaro contante senza interesse.
Da dove arrivò il denaro per rifinanziare il prestito obbligazionario di 3 miliardi di dollari, ad un tasso d’interesse più basso? Che sia arrivato dal sistema bancario privato o dalla Federal Reserve, quel denaro fu senza alcun dubbio creato dal nulla.
Come testimoniato da Marriner Eccles, Presidente della ‘Federal Reserve Board’, davanti alla ‘House Banking and Currency Committee’ nel 1935:
“”Quando le banche acquistano 1 miliardo di dollari di ‘Titoli di Stato’ ... in realtà stanno semplicemente creando, attraverso una scrittura contabile, un miliardo di dollari””.
Il governo americano può generare altrettanto facilmente questo denaro attraverso una scrittura contabile. Si può e si deve. Per evitare che la spesa per gli interessi aggravi il debito nazionale e lo renda non-ripagabile. Citando di nuovo Thomas Edison:
“”Se la nazione può emettere un’obbligazione da un dollaro, può anche emettere una banconota da un dollaro. L'elemento che rende ‘buona’ l’obbligazione, rende ‘buona’ anche la banconota. La differenza tra l’obbligazione e la banconota è che la prima lascia al broker la raccolta sia del valore dell’obbligazione che di un ulteriore 20% mentre, per emettere moneta, l’onesta modalità prevista dalla Costituzione, non si paga nessuno, tranne coloro che contribuiscono in un qualche utile modo””.

Ellen Brown
27.10.2015

Scelto e tradotto per www.comedonchisìciotte.org a cura di FRANCO

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore

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