Perché proprio ora?


La guerra al contante: perché proprio ora?

di Charles Hugh-Smith
Probabilmente avrete letto che è in corso nel mondo una “guerra al contante” condotta su vari fronti. Cosa significa esattamente “guerra al contante”? Significa che i governi stanno limitando il suo uso, e i vari economisti portavoce delle politiche ufficiali stanno invocando la totale abolizione del contante. Le autorità stanno restringendo sia l’ammontare che è possibile prelevare dalle banche, sia il valore dei beni che si possono acquistare in contanti. Questi limiti vengono genericamente chiamati “controlli sul capitale”.
Perché proprio ora?
Prima di arrivarci, dobbiamo distinguere tra il contante fisico (le banconote e monete in vostro possesso) e quello digitale delle banche. La differenza è evidente: il contante tenuto con sè non può venire usato per “salvataggi interni” (leggi: furti approvati ufficialmente), nei quali il governo o la banca espropria una percentuale del contante depositato in banca. Inoltre, il contante fisico non viene intaccato da tassi di interesse negativi o dalle commissioni.
D’altra parte, il contante depositato in banca non può venire prelevato durante un’emergenza finanziaria, durante la quale le banche sono chiuse.
Quando gli opinionisti suggeriscono che il contante è “obsoleto”, si riferiscono a quello fisico, non a quello digitale delle banche. Quest’ultimo va perfettamente bene al governo e ai suoi servitori ben pagati (tra cui il sig. Rogoff e il sig. Buiter), in quanto può essere espropriato tramite “salvataggi interni” o tassi di interesse negativi.
Inflazione e tassi di interesse negativi
Il signor Buiter, per esempio, di recente ha argomentato che la crisi del 2008-09 si sarebbe potuta evitare se le banche avessero imposto al contante un tasso di interesse del -6%: ovvero tramite un prelievo forzoso del 6%.
Sia il contante fisico che quello delle banche sono soggetti a un metodo di esproprio noto come inflazione. L’inflazione, obiettivo caro ad ogni banca centrale, sottrae potere d’acquisto da entrambi i tipi di contante. Essa penalizza i detentori di contante e favorisce gli indebitati, in quanto alleggerisce il debito. Sono decenni che l’inflazione ha un effetto benefico sul debito, perciò non può essere questa la causa del recente interesse dei governi all’eliminazione del contante. E allora, perché proprio ora?
Perché odiano il contante fisico
Prima di tutto, perché il contante fisico è potenzialmente in grado di evadere sia le tasse che il furto legalizzato costituito dai salvataggi interni e dai tassi di interesse negativi. In breve, ai governi risulta estremamente difficile rubare il contante fisico. […] Pare quindi che le autorità abbiano in mente salvataggi interni, notevoli tassi negativi e commissioni sul contante, e che intendano sbarrare tutte le via d’uscita che i normali correntisti potrebbero usare per sfuggire al furto legalizzato. […]
Costringere i detentori di contanti a spenderli o darsi al gioco d’azzardo
I tassi di interesse negativi (e le commissioni sul contante, parimenti penalizzanti verso i risparmiatori) fanno sorgere un altra domanda: come mai i governi d’improvviso vogliono costringere i detentori di contante a spenderlo o a scommetterlo nei vari casinò del mercato finanziario?
La risposta convenzionale, fornita dal signor Buiter, è che la recessione e la contrazione del credito dipendono dal fatto che famiglie e imprese risparmiano contante anziché spenderlo. La soluzione perciò è di costringere tutti quei risparmiatori taccagni a spendere i loro soldi.
Ma in questo modo di pensare ci sono tre errori madornali. Primo, si assume che famiglie e imprese abbiano contante da risparmiare, mentre la realtà è che il 90% delle famiglie negli ultimi 15 anni ha visto il suo reddito ridursi, il che spiega la diminuzione dei consumi. Lo stesso per le piccole aziende, che, al contrario delle grandi compagnie, non hanno affatto aumentato i profitti, ma sono anzi in recessione da 6 anni.[…]
Secondo, risparmiare il contante è l’unica reazione razionale e prudente nell’attuale era di repressione finanziaria e insicurezza economica. Quello che le banche centrali pretendono, cioè che spendiamo ogni centesimo del nostro reddito anziché mettere da parte qualcosa per le emergenze, è contrario al nostro interesse. Il che ci porta al terzo errore:
La guerra al contante è la guerra al capitale
Il capitale nasce sotto forma di risparmio. Se si attaccano i risparmi, si attacca la possibilità di crescita del capitale e la mobilità sociale, poiché solo i risparmiatori possono investire e aumentare la loro ricchezza. Attaccando il contante, le banche centrali e i governi intendono ridurre la mobilità sociale.
Quanti già detengono la maggior parte delle risorse produttive possono prendere a prestito virtualmente qualsiasi somma ad interessi quasi pari a 0, e possono impiegare quel denaro per comprare ulteriori risorse produttive. Tutti gli altri, il 99,5%, vengono ridotti al servaggio del consumo: non potete accumulare capitale produttivo, dovete spendere ogni centesimo che guadagnate per pagare interessi, beni e servizi.
Questa inversione del capitalismo condanna l’economia a tutti i mali che stiamo sperimentando in abbondanza: crescente sperequazione dei redditi, ridotte opportunità per l’imprenditoria, debiti crescenti e prospettive a breve termine che impediscono la pianificazione di lungo periodo necessaria a costruire produttività e ricchezza.
Contante fisico: solo 1.360 miliardi di dollari
Secondo la Federal Reserve, l’intero contante fisico ammonta a 1.360 miliardi di dollari. Visto che una grande porzione di tale somma è detenuta all’estero, il contante fisico costituisce una piccola parte dell’economia domestica e degli asset nazionali. Teniamo presente che l’economia USA vale 17.500 miliardi di dollari, gli asset finanziari totali di famiglie e organizzazioni nonprofit ammontano a 68.000 miliardi, il denaro base è circa 4.000 miliardi e quello totale (valuta in circolazione e richieste di deposito) supera i 10.000 miliardi (Federalreserve.gov).
Data la quantità relativamente modesta del contante fisico, affermare che la sua eliminazione farebbe decollare l’economia suona fasullo.
Seguendo il principio “cui bono”, domandiamoci: cosa guadagnano banche e governi dall’eliminazione del denaro fisico?
Vantaggi per banche e governi
1. Ogni transazione finanziaria può venire tassata.
2. Per ogni transazione finaziaria può venire imposta una commissione.
3. Le corse agli sportelli vengono eliminate.
Nei sistemi a sistema frazionaria come il nostro, le banche sono obbligate a detenere solo una frazione dei loro asset in contanti. Perciò una banca magari detiene in contanti solo l’1% dei suoi asset. Se i correntisti temono che la banca diventi insolvente, corrono in filiale e pretendono di prelevare i loro depositi in contanti. La banca ben presto esaurisce il contante fisico e chiude i battenti, alimentando ulteriormente il panico.
Il governo federale cominciò ad assicurare i depositi dopo che la Grande Depressione aveva innescato il crollo di centaia di banche, e tale garanzia ha limitato le corse agli sportelli in quanto i correntisti non temevano più che la chiusura di una banca comportasse la perdita del denaro da loro depositato.
Ma da quando la gente ha avvertito che qualcosa non funziona nel mondo finanziario e ha deciso come precauzione di trasformare il contante digitale in contante fisico, eliminare quest’ultimo mette fine alla possibilità di corse agli sportelli, poiché non vi sarà alcuna forma di contante non controllata dalle banche.
I beneficiari ultimi della guerra al contante saranno perciò i governi e le banche centrali: puro e semplice.
Fonte: Mises.org/
Traduzione: Anacronista

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