"Che cosa accadrebbe in caso di ritorno alla lira?"


. Alberto Bagnai


L'intervento di Alberto Bagnai alla conferenza "l'Italia può farcela? Mercati, democrazia e sovranità nella soluzione della crisi organizzata da A-simmetrie


Intervenendo alla conferenza "l'Italia può farcela? Mercati, democrazia e sovranità nella soluzione della crisi organizzata da A-simmetrie, Alberto Bagnai, dopo aver enunciato quelli che ha definito i tre paradossi prodotti dall'euro, ha presentato una prima bozza di un modello di studio di A-simmetrie che presenta alcuni scenari di quello che accadrebbe se potessimo tornare a poter riallineare il cambio.



Per alcune cose, prosegue Bagnai, ci sono aspetti migliori nei fondamentali italiani rispetto al 1992 - i conti dell'estero sono in buone condizioni e il mercato delle materie prime in diminuzione, una crescita mondiale maggiore grazie ai paesi in via di sviluppo - e altri di debolezza: non abbiamo una moneta nazionale per rinominare debiti e crediti esteri, il che creerebbe tensione sui mercati, e abbiamo pesanti strozzature dal lato dell'offerta con la distruzione di fornitori e produttori nella filiera della produzione che creerebbe spinte inflazionistiche. Ma, oggi siamo in deflazione e c'è incertezza. Il terzo problema è il dissesto dei nostri partner commerciali, otre allo sterminio dei paesi del sud, c'è una seconda recessione che sta per colpire la Germania.

Che cosa potrebbe accadere se si potesse riallineare il cambio? Bagnai immagina nella sua analisi uno sganciamento concordato. In caso di riallineamento della lira nel caso del Nord (svalutazione) e del Sud (apprezzamento). In un'ipotesi di svalutazione del 20% rispetto del Nord e una politica espansiva dello 0,4% del Pil, Bagnai indica come nell'anno dello sganciamento ci sarebbe un punto di crescita in più per le esportazioni nel primo anno e poi ci si accoderebbe su un sentiero di crescita maggiore di quello che ci dice il FMI. L'inflazione sarebbe di 2,5% in più dei dati del FMI. Il caso della Repubblica ceca ha svalutato recentemente di un 10% e ha avuto un'inflazione dell'1%. "Tenete poi presente che siamo in una fase di deflazione", ricorda Bagnai. Dopo la prima fase di assestamento ci si attesterebbe nel corso del empo a quel 2% di valore di riferimento della Bce. Per quel che riguarda la disoccupazione, si arriverebbe all'8% nel 2018 per poi arrivare ai dati pre-crisi nel 2020. Il debito pubblico diminuirebbe per un maggior tasso di crescita reale e dell'inflazione, anche se il suo tasso d'interesse sarebbe maggiore per una moneta più debole. Bagnai conclude ricordando come il modello presentato ad A-simmetrie sottovaluta lo spread ed altre variabili che debbano essere prese in cosiderazione nel corso del tempo
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 tre paradossi economici creati dall'euro. Alberto Bagnai

 I tre paradossi economici creati dall'euro. Alberto Bagnai


L'intervento di Alberto Bagnai alla conferenza "l'Italia può farcela? Mercati, democrazia e sovranità nella soluzione della crisi organizzata da A-simmetrie


Intervenendo alla conferenza "l'Italia può farcela? Mercati, democrazia e sovranità nella soluzione della crisi organizzata da A-simmetrie, Alberto Bagnai, autore de il Tramonto dell'euro, ha dichiarato che in una crisi meno grave solo della seconda guerra mondiale, l'euro ha creato tre grandi paradossi.

Il primo lo enuncia Alesina in un articolo del 1997 che dichiarava come il progetto di integrazione europea rendeva controproducente l'integrazione politica: nei confronti della globalizzazione - che trasforma il mondo nel tuo mercato - solo un grande mercato interno può essere un vantaggio. Se arriva dall'esterno una recessione, la domanda interna ti permette di alimentare consumi e investimenti. Ci si unisce per non dover competere abbassando i salari, quando cala la domanda del resto del mondo. E, effettivamente, il paradosso scatta perché quando c'è una moneta unica, per affrontare uno shock esterno, questo è possibile solo con politiche di compressione della domanda senza poter svalutare il cambio. Il principale vantaggio economico (domanda interna) viene distrutto nel momento in cui ne hai bisogno per le disparità strutturali dei paesi membri. Questo è il collasso a cui assistiamo.

Il secondo, prosegue Bagnai, è riconducibile al pensiero degli anni '50 di Mead, che sostiene come un percorso di integrazione commerciale abbia senso solo per il mantenimento dei cambi flessibili che avrebbe consentito ai paesi deboli di perseguire politiche non deflazionistiche rispetto ai più grandi. Il paradosso qual è? Il tasso di cambio non è un sostituto delle politiche interne: "non pensate tutto di risolvere tutto con il cambio, dovete fare i compiti a casa". Ma la moneta impedisce di fare i compiti a casa, dato che in un'economia di mercato il valore è indicato dal suo prezzo e quindi se una cosa costa poca vale poco.

E quindi, conclude Bagnai, arriviamo il terzo paradosso di V. Costancio, vice presidente della Bce, parlando della crisi dichiara, "abbiamo fatto la moneta unica che ha alimentato un boom creditizio nella periferia, non razionalizzato dagli agenti nazionali. Dal lato della domanda del credito, in un ambiente di bassi tassi d'interesse hanno anticipato consumi ed investimenti da bravi agenti inter-temporali". La colpa? Il problema è stato dal lato di chi offre i lcreito: le banche europee non hanno valutato bene il rischio paese dei paesi del sud. Quello che vale per le imprese e per le banche, vale anche per i governi.

I tre paradossi, conclude Alberto Bagnai, impediscono di uscire dalla crisi dell'euro.

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