
I negoziati, già in corso – e caldeggiati dallo stesso Barack Obama nel suo recente viaggio alle colonie occidentali europee, Italia compresa – ma nel segreto più assoluto, dicono i paladini-oligarchi dell’Unione europea, dovrebbero condurre, in tempi brevissimi, alla firma quantomeno di un “mini-patto subito” Ue-Usa.
I media disinformatori dell’Occidente – in Italia Corriere della sera in testa – “giustificano tale patto-capestro come una mossa per “rispondere alla nuova aggressività della Russia di Vladimir Putin”, sbandierando la questione ucraina – un manifesto caso di conculcamento della libera volontà di un popolo europeo di scegliere il proprio naturale destino: in quel caso il desiderio della maggioranza pro-russa dell’Ucraina orientale – come motivo essenziale per tale scelta.
La stampa embedded e i media omologati spacciano tale mini-patto come la possibilità di creare “un’area commerciale Usa-Ue senza precedenti”, foriera di chissà quale volano allo sviluppo e al benessere economico.
Nulla di più falso.

Non a caso in Francia, Marine Le Pen, diventata la guida del primo partito nazionale, oltre a chiedere l’immediate dimissioni di Hollande (i socialisti sono ormai il terzo partito d’oltralpe e non hanno più rappresentatività), e a chiedere la rottura del patto che ha imposto ai popoli europei una moneta unica a debito, l’euro, ha posto come terzo motivo di battaglia la denuncia del Ttip.
Come non è un caso che Mario Draghi, per nulla afflitto dallo schiaffo all’eurocrazia, da Sintra in Portogallo, ha annunciato un proseguimento tetragono della politica di anti-deflazione e di immissione di liquidità a buon mercato alle banche, senza alcun cenno né alla crisi economica dei cittadini (e non delle banche) né a possibili interventi come quelli sugli eurobond, ormai quasi unanimemente sollecitati dagli stessi suoi sponsor liberaldemocratici del ppe e del pse.
Per quanto riguarda l’Italia – purtroppo egemonizzata da un Pd governativo schierato su posizioni di partecipazione all’Ue, alla Bce e al Fmi – le prospettive, con la prossima assunzione della presidenza dell’Unione europea da parte di Matteo Renzi, sono catastrofiche. Il suo vice-ministro alla Miseria (lo chiamano “Sviluppo”), Carlo Calenda, si sta dando un gran da fare, qui e negli stessi Usa, perché questo vergognoso mini-patto Ue-Usa possa essere firmato già a novembre, dopo le elezioni statunitensi dette di “medio termine” (che i “democratici” nordamericani non vogliono turbare immettendo nella campagna elettorale un tema – quello del commercio transatlantico appunto – non del tutto digerito da quel partito e dai suoi elettori).

Occorre una mobilitazione dal basso, di popolo, subito, per bloccare sul nascere, prima che sia troppo tardi, questa esiziale rinuncia nazionale ed europea alla propria indipendenza economica.
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