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chi non si rassegna)

Addio Euro: tutte le ragioni di Bagnai (e di chi non si rassegna)

 
Premessa: sono allergico ai clan, alle cordate, alle mafie intellettuali. Mi piaciono invece i pensatori liberi, anche se non la pensano come me o hanno percorsi politici molto distanti dal mio, che è da sempre e resta solidamente liberale nel solco di Einaudi e del mio maestro Indro Montanelli. Apprezzo il coraggio intellettuale, cerco chi può offrirmi una prospettiva diversa, dischiudere nuove visioni della realtà.
E’ così che, nel corso degli anni, ho scoperto Antonio Calafati, che ha scritto un libretto di puntuale e durissima critica al sistema informativo italiano;
Gianni Dell’Orto, un cacciatore di teste italiano, a cui sono stato legato fino alla sua scomparsa da un’amicizia fraterna, e che mi ha insegnato a conciliare talento e spiritualità; un pensatore esuberante e multidisciplinare come Marco Della Luna; un economista di straordinario valore e indipendenza come Giovanni Barone Adesi, che insegna all’Usi di Lugano.
Ora “tocca” ad Alberto Bagnai, che è di sinistra, è innamorato di Keynes ed è indulgentemente statalista. Insomma, molto lontano dal mio mondo. In realtà vicinissimo, perché nella fase storica in cui ci troviamo e caratterizzata dall’imposizionedi forme di governo sovranazionali e da sovrastutture finanziarie come l’euro, la distinzione non è più tra destra e sinistra, ma tra coloro che analizzano la realtà con audacia e onestà intellettuale – animati dal desiderio di promuovere il benessere, la prosperità e difendere valori oggi minacciati come democrazia, uguaglianza, stato di diritto – e coloro che consapevolmente o inconsapevolmente si uniformano al pensiero unico o perlomeno “mainstream”.
E l’analisi di Bagnai, sviluppata nel suo blog Goofynomics e strutturata nel saggio Il tramonto dell’euro rientra a pieno titolo in questo filone.
Per diverse ragioni:
- Il linguaggio, diretto, vivace, a tratti divertente con la creazione di uno strepitoso neologismo, il “luogocomunista”, che si potrebbe affibbiare al 95% degli economisti e dei giornalisti economici.
- La struttura del saggio. Bagnai parte dal basso da quel che è noto ovvero dalle idee radicate nell’opinione pubblica, dimostrando come si tratti quasi sempre di luoghi comuni fondati su presupposti che non reggono a un esame oggettivo e competente della realtà, ma servono a creare un consenso preventivo nella società.
- La solidità dell’analisi che non è dogmatica ovvero non si propone di suffragare una tesi elaborata a tavolino, ma pragmatica, incentrata su dati storici, statistici oggettivi.
E’ così che Bagnai dimostra l’arbitrarietà della posizione della Germania, l’assurdità dei criteri di Maastricht che impongono rigidità innaturali e vessatorie all’economia di mercato, che invece richiede libertà di fluttuazione e di adattamento. Bagnai spiega i pericoli dovuti all’accumulo di debito estero, rilegge e contestualizza la storia del debito pubblico italiano, ripercorre le fasi che hanno portato Stati come Grecia, Spagna e Italia a quella che di fatto è una schiavitù senza speranza. Denuncia le logiche antidemocratiche delle élite internazionali e italiane sempre più dominanti, svela (finalmente!) i meccanismi di quella che definisce l’eurocorruzione ovvero delle norme europee che favoriscono a livello locale le ruberie di politici e imprenditori senza scrupoli anziché, come ci dicono, maggiore rigore e trasparenza.
E soprattutto Bagnai indica la via salvifica per l’Italia ovvero l’uscita dalla moneta unica come unica speranza di riscatto.
Sia chiaro: “Il tramonto dell’euro” non è esente da critiche. Bagnai è mio gudizio è troppo morbido sugli sprechi della spesa pubblica (che condanna sì ma con notevole indulgenza). Quando esce dal seminato e azzarda giudizi su temi e Paesi che evidentemente non conosce bene, scivola facilmente. Temo sia troppo ottimista sulle reazioni dei mercati finanziari in caso di uscita dall’euro, sottovalutando la crescenta potenza dei derivati, decuplicata rispetto al passato.
Ma il suo saggio è uno dei più lucidi che è stato scritto sull’euro e soprattutto sul futuro di un Paese che sta sprofondando verso una povertà assurda, immeritata e senza ritorno.
Chi non si arrende non può che leggere e meditare “Il tramonto dell’euro”.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2014/02/02/euro-tutte-le-ragioni-di-bagnai-e-di-chi-non-si-rassegna/

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