La nuova peste del XXI secolo



spagna_marcia_madrid_contro_austerity [1]

di Luciano Lago



La nuova peste del XXI secolo ha un nome, si chiama  la piaga del debito e si propaga attraverso il fondamentalismo neo liberale, una specie di infezione ideologica.
Una volta i campioni di questa ideologia erano la Thatcher e Reagan adesso si chiamano Merkel e Barroso ma il messaggio e la pseudo medicina che propinano è perfettamente analoga ed identica è la sofferenza sociale che viene prodotta . Certamente si registrano delle vittime in Europa tra suicidi e morti causate dagli stenti tra  gli anziani ed i bambini ma non tante quante sono state le vittime della fame e dell’austerità nei paesi del terzo mondo , in Africa e nel sud dell’Asia, dove vennero applicate le politiche neo liberiste alcuni decenni addietro. Tuttavia l’ideologia neoliberista sta causando danni permanenti a quelle che furono le prospere economie dell’Europa.

Molti si ricorderanno delle espressioni tipiche che erano proprie dei propagatori di questa ideologia: ad esempio, “aggiustamento strutturale.” Si trattava di un eufemismo per far digerire all’opinione pubblica (scarsamente consapevole) di quei paesi del terzo mondo un pacchetto di ricette economiche imposte ai paesi indebitati ad opera delle strutture finanziarie internazionali  a favore dei paesi creditori. Consideriamo che una parte di questi paesi avevano contratto questi debiti eccessivi per spese improduttive ed i leaders di questi paesi come Marcos nelle Filippine o Mobutu nel Congo, in parte provvedevano ad intestarsi i crediti ed a addossare i debiti alle disastrate economie pubbliche di quei paesi. Tutti debiti che dovevano essere pagati nella moneta del paese creditore dollari, marchi, franchi e lire sterline.                                
Inoltre i leaders dei paesi del terzo mondo avevano contratto a suo tempo debiti a tasso variabile che inizialmente  erano bassi ma che poi salirono in modo astronomico dal 1981, dopo che la Federal Reserve mise fine all’epoca dei prestiti facili. Allora ci furono alcuni paesi che rimasero strozzati dagli interessi accumulati sul debito ed altri, come il Messico, grande debitore, che minacciò di non pagare più il debito causando il panico fra i grandi banchieri e le istituzioni finanziarie che furono obbligati a studiare per tempo delle contromisure.
A questi paesi (in Africa, asia ed America Latina)  furono imposte misure drastiche quali quella di limitare le produzioni agricole tradizionali  e dedicarsi a quelle coltivazioni considerate profittevoli, privatizzare le imprese statali ed aprire agli investimenti delle multinazionali in particolare nelle materie prime,nell’industria estrattiva, nella silvicoltura e nella pesca. Ridurre il credito, eliminare i sussidi e le prestazioni sociali. Presentare proposte per finanziare la scuola e la salute. Aprire al commercio internazionale e responsabilizzarsi prioritariamente verso i creditori, acquisire la solvibilità e  non certo verso il proprio popolo. In una parola, neo colonialismo.
Sono trascorsi 10 o 12 anni ed oggi sono i paesi del sud Europa  a trovarsi nella medesima situazione. Paesi industriali che erano considerati una volta prosperi e sviluppati.  Si alternano le riunioni di crisi, questa volta a Bruxelles e, salvo alcune varianti, la ricetta è identica: si riesce ad ottenere un riscatto dal debito soltanto se i paesi  indebitati sono disponibili a mettere in atto una serie di misure imposte dagli organismi che si chiamano BCE.,FMI, Goldman Sachs  ed altre istituzioni finanziarie internazionali. Si ripete ossessivamente che questi paesi hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e che adesso i cittadini( lavoratori, pensionati, piccoli imprenditori ed artigiani) devono “stringere la cinghia” ed i cittadini si mentalizzano (orientati dai media) che il debito deve essere pagato poichè si tratta di un debito “lecito”, assunto dai governi che hanno utilizzato le emissioni di stato (obbligazioni, Bot, CCT, Bonos, ecc.) per finanziarsi sui mercati internazionali e questi titoli sono stati acquistati dai “mercati” che sono in realtà le grandi banche in cambio di un interesse che è divenuto sempre più alto perché connaturato al rischio di insolvenza degli  Stati.
 Interessi su interessi aumentano in forma esponenziale  fino al punto che, con un semplice calcolo matematico, appare sempre più difficile uscire dal tunnel del debito se non con la vendita delle proprietà degli Stati, delle grandi imprese e proprietà pubbliche.
Esattamente quello che si sta verificando in Grecia dove i tedesche stanno acquistando intere isole a garanzia dei loro crediti.
Le misure dettate dagli organismi finanziari per ridurre il debito sono quelle dei provvedimenti “lacrime e sangue”, austerità imposta che prevede tagli ai servizi sociali, tagli alla previdenza,   aumento di imposte su persone ed imprese, contratti di lavoro “flessibili” , rinuncia ai diritti, privatizzazione delle imprese pubbliche, apertura ai mercati e riduzione del vecchio “welfare” europeo che faceva  la differenza dell’Europa rispetto ai paesi anglosassoni.
Nessuno naturalmente osa mettere in dubbio la “liceità” del debito, sarebbe uno strappo intollerabile rispetto ai canoni dell’ideologia neo liberista dominata dalla grande finanza.
Il debito si paga e basta e non si discute. Questo anche perché i paesi dell’Europa, dotandosi di una moneta comune, l’euro,  si sono volontariamente sottoposti ad una serie di trattati europei vincolanti che limitano fortemente la propria sovranità ed in particolare con il Fiscal Compact si è voluto inserirla clausola del massimo indebitamento consentito entro il 3% del bilancio e la spesa pubblica a debito che non debba superare il 60% del PIL.
In realtà questo era un puro calcolo teorico dimostratosi astratto ed erroneo poiché non
 aveva considerato le variabili di una economia in recessione ed un tasso di interesse in crescita per effetto del maggior rischio di insolvenza. Questo alla luce di quanto affermato anche da insigni economisti.
Un errore fra l’altro riconosciuto anche dagli stessi funzionari del FMI nel caso più eclatante, quello della Grecia, ridotta ad una economia di sussistenza dope le misure draconiane di tagli e tasse imposte dalla BCE e dal FMI.
In realtà lo stesso meccanismo dell’emissione monetaria attraverso il sistema bancario (banche private) è un sistema truffaldino:
Il denaro (l’euro) viene creato dalle banche centrali (BCE, Federal Reserve in USA) e viene prestato a tassi ridicoli (1% circa) agli istituti di credito i quali lo prestano ai cittadini  o alle imprese a tassi di mercato moltiplicati di sei o sette volte minimo (in alcuni casi anche al 10%).
La truffa operata dal sistema monetario è costituita dal fatto che tutto questo denaro viene creato dal nulla, attraverso il meccanismo della riserva frazionaria, alle banche è sufficiente avere un piccolo deposito nelle proprie casse per poter generare un prestito cento volte superiore.
Tutto questo denaro in effetti non c’è, esiste soltanto in forma virtuale negli archivi informatici, le banche quindi costruiscono la loro fortuna sul debito, tutto il denaro esistente in effetti è un debito, lo stesso debito pubblico è un bluff, le banche non rischiano nulla, stampano banconote da 100 o da 500 Euro (valore nominale) al costo di 30 centesimi cadauna (valore intrinseco, effettivo) comprensivo di: carta, inchiostro, manodopera, trasporto.
          http://signoraggiobancario.blogspot.it/ [3]
La conseguenza di questo che si può definire come un vero sistema dell’usura sta nel fatto che i cittadini pagano con l’austerità e la mancanza di lavoro mentre i banchieri e le altre entità finanziarie che hanno investito sui titoli emessi dagli stati non ci rimettono nulla ma anzi realizzano enormi profitti.
La recessione economica viene a costare molto cara nei paesi del sud Europa con l’aumento delle spese ,del costo della vita  e la riduzione del reddito  per la classe media e per le fasce deboli della popolazione e si concretizza con l’unico risultato di richiedere ulteriori prestiti, sovvenzioni sociali o intaccare i risparmi.
Riscattare  le banche e scaricare la crisi della finanza  sui sistemi economici del paesi del sud Europa è il principale motivo della crisi e del debito e di conseguenza la dura austerità viene imposta per legge dagli stessi che hanno la responsabilità di aver provocato tale  crisi. La menzogna della gente che viveva al di sopra delle sue possibilità serve alla casta al  potere come pretesto per occultare le proprie responsabilità.
Questo tuttavia non può essere un alibi per le spese senza controllo fatte dai sistemi pubblici di paesi come Grecia, Italia e Spagna,  ma non può neppure essere giudicato questo il fattore scatenante.
Le conseguenze dell’austerità sulle popolazioni sono devastanti e ben conosciute: i pensionati che cercano cibo nella spazzatura, migliaia di famiglie in miseria,i giovani di talento neolaureati che fuggono dai loro paesi per cercare altrove possibilità di lavoro, il tasso di disoccupazione che si avvicina al 50% per fasce d’età; un carico insopportabile per le famiglie, aumento dei casi di violenza e furti,diminuzione dell’assistenza sanitaria gratuita, nessun nuovo investimento nei paesi indebitati, chiusura delle piccole e medie aziende, ecc..
Le ricette seguite fino ad oggi e la terapia imposta si rivelano fallimentari ma niente smuove i burocrati di Bruxelles e Francoforte dal deviare dalla  loro strada neanche di fronte al fallimento eclatante delle loro teorie.
Tutto il denaro stanziato per gli aiuti attraverso meccanismi  come il MES (fondo di stabilità) si muove attraverso le banche a compensare i crediti di alcune di queste verso i paesi più a  rischio e quasi nulla arriva all’economia reale. Il meccanismo è studiato per tutelare le banche e non i popoli, come sempre.
Qualcuno comincia a chiedersi perché si continua a seguire questa impostazione economica suicida ed in effetti economisti premi nobel come Paul Krugman o Joseph Stiglitz  definiscono i governanti europei quali  persone ad encefalogramma piatto che  stanno portando i loro paesi  verso la catastrofe completa ed il suicidio economico.
Altri analisti sostengono che questa politica dei paesi europei  si adatta perfettamente alle necessità di organismi quali la “Tavola Rotonda “degli  industriali e “ Business Europe”: tagliare i salari e le prestazioni sociali, debilitare i sindacati, privatizzare tutti i servizi possibili, ecc.. Un passo fondamentale per omologare l’Europa ad un nuovo mercato globale.
Si tratta comunque di una politica che ha fatto gli interessi di una elite economica e che ha di fatto aumentato a dismisura le diseguaglianze sociali .
Si nota che il progetto di svuotamento dell’economia di alcuni paesi ha potuto trovare attuazione grazie al totale servilismo delle classi politiche europee verso gli interessi della grande finanza e delle grandi corporations multinazionali. Senza dubbio l’ideologia neo liberista ha svolto un ruolo chiave nel consentire il programma della grande finanza ed è servita soprattutto per emettere dense cortine di fumo e spiegazioni fasulle, grazie al controllo dei media, con la finalità di convincere la gente che non ci fossero alternative a questa politica.
Inizia a serpeggiare un certo malcontento fra gli strati sociali più esposti della popolazione anche in paesi come Spagna, Italia e Portogallo che sono nell’occhio del ciclone finanziario, stretti tra la morsa del debito e le politiche di austerità. Non esiste ancora però la percezione esatta di quali possano essere le alternative per uscire da questo disastro poiché tutte le fonti ufficiali sono strettamente controllate dal potere, dal partito dell’euro, dell’ideologia neo liberista e si affannano a dimostrare che non è possibile alcuna seria alternativa e indicano chiunque ne parli come “populista” o “complottista”.
Si è dimostrato in questi anni che la politica è totalmente al servizio dell’economia e della finanza e che i meccanismi democratici di controllo e di partecipazione sono stati di fatto abrogati in Europa  per consentire all’elite finanziaria ed all’oligarchia dei burocrati di Bruxelles e Francoforte di decidere per tutti, pur rappresentando meno dell’uno per cento della popolazione.
Il debito degli Stati continua ad essere la “peste” di questo secolo, quella che giustifica qualsiasi  misura di “macelleria sociale”  ma fino a quando potranno ingannare i popoli senza che qualcuno voglia “vedere le carte” del grande inganno?




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