CRISI: STAMPARE MONETA ? MA PER FAVORE...


DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com

Che il Partito Democratico, ultima trasformazione di quello che una volta vantava dichiararsi partito dei lavoratori sia diventato da decenni una delle punte di lancia del liberismo e faccia parte esso stesso del problema di cui si vantava di rappresentare la soluzione, è cosa che ormai sanno anche i sassi. Ma che uno dei candidati alle primarie di qualche anno addietro, ovvero Piergiorgio Gawronski, si spenda oggi per sostenere e promuovere soluzioni keynesiane alla crisi è cosa nuova e degna di nota.
Secondo il giornalista si deve andare verso direzioni marcatamente neoliberiste.



Beninteso, tutta l'impalcatura del dibattito attuale sui grandi media in merito alle possibili soluzioni della crisi oscilla tra le posizioni degli economisti neoliberisti e quelle dei fautori della austerity. Nessuna delle due coglie, o vuole cogliere, il dato di fondo che ha causato la crisi stessa: per trovare analisi in questo senso si deve andare a pescare tra giornalisti, economisti e intellettuali di vario genere che ovviamente non trovano posto nei media mainstream. Ciò che conta, ciò che rimane da fare per tutti quelli che sono costretti loro malgrado a occuparsi di controinformazione è dunque smontare, logica e aritmetica alla mano, le varie cialtronerie che vengono invece divulgate e diffuse (e bevute) in pompa magna in ogni dove.
Ora, facendo una estrema sintesi del pensiero che Gawronski porta in giro da tempo, sul Corriere della Sera, sul Sole 24 Ore e anche sul Fatto Quotidiano, quello che l'Italia e l'Europa dovrebbero fare è stampare moneta.
Ciò che manca, sostiene Gawronski, non è l'offerta, ma la domanda. Non si spende più perché non c'è denaro. Elementare, si direbbe. E cosa di meglio, per alimentare la domanda, che stampare moneta? Né più né meno che quello che sta facendo la Fed da tempo. Ma soprattutto - e la citazione dello stesso giornalista non è casuale - quello che sta facendo il Giappone. Tokio ha registrato un rialzo del Pil senza precedenti proprio grazie alle politiche economiche eterodosse che ha adottato da tempo. E se, sempre secondo Gawronski «vendere il patrimonio pubblico non serve a nulla» è però vero che «come diciamo noi economisti keynesiani da cinque anni, si può uscire dalla crisi stampando moneta».
Ci sforziamo di sorridere per non piangere. Soprattutto perché, e in questo risiede l'aberrazione più importante, egli si lamenta di essere considerato come una sorta di rivoluzionario. Ci troviamo così di fronte alla pietosa situazione, dunque, secondo la quale gli ortodossi sarebbero quelli che vogliono continuare a battere la strada dell'austerità e della svendita del patrimonio pubblico onde pagare i debiti contratti con la speculazione, mentre gli eterodossi sarebbero quelli che spingono invece per politiche economiche folli come quelle della Fed e della Bank of Japan.
Le soluzioni sul tavolo sarebbero dunque due. Si continua sulla strada degli ultimissimi anni, dove dopo lo spostamento dei debiti dalle Banche ai bilanci degli Stati, e dunque dei cittadini, si pensa di ridurre il tutto tassando direttamente le popolazioni, oppure si passa direttamente all'illusione suprema di far stampare moneta per alimentare la domanda, far risalire i consumi e quindi continuare a far muovere il meccanismo verso la bolla successiva. Alla fine, stampa oggi e stampa domani, qualcuno inizierà pure a capire che tale moneta non vale nulla. E quando ci si accorge della cosa a livello diffuso, l'inflazione non può che andare alle stelle.Visto che la moneta costa solo la spesa della stampa, cosa volete che siano un milione di euro per un chilogrammo di pane?
Ci scrivono in redazione, sempre più spesso, con email piene di domande con il tema seguente:"ma alla fine dei conti, se per far ripartire l'economia, decidono di stampare moneta, a noi cosa importa?". Come dire: vista la situazione attuale, pur di non continuare a sprofondare, si accetterebbe anche l'illusione della moneta virtuale. Tanto cosa cambia?
Cambia molto, a dire il vero. Soprattutto per un motivo: che tale moneta, ove si decidesse di stampare a più non posso, non sarebbe "nostra". Non sarebbe dello Stato e dei cittadini, ma continuerebbe a essere di chi la emette come adesso. E dalle nostre parti ciò significa Banca Centrale Europea, ovvero una società privata posseduta dalle Banche che da questa operazione genererebbe introiti personali.
E ancora, si solleva da più parti l'obiezione: "e a noi cosa importa? Ovvero, se pure la BCE e i suoi proprietari fanno fortune immense da questa operazione, se alla fine il denaro arriva anche all'economia reale, non è sempre forse meglio della situazione attuale?".
No, non è affatto meglio. Perché quella enorme ricchezza privata prodotta dalla creazione di denaro, finisce poi nelle tasche di pochi soggetti. In fondi di investimento enormi. In entità che poi, proprio grazie a tale potenza di fuoco, sono in grado di andare a intervenire nel mondo con attacchi speculativi e razzie di ogni tipo. È come se giorno dopo giorno, pur di continuare ad avere l'illusione di un pezzo di pane, consegnassimo loro munizioni su munizioni da usare a piacimento, quando lo ritengono opportuno, per andare a farci la guerra in ogni ambito che possa metterci in ginocchio.
Un solo dato: secondo il Global Wealth Inequality, i miliardari, nel mondo, sono circa 200 persone (o soggetti). Ebbene questi possiedono circa 2.7 trilioni. Più di quanto possiedono 3.5 miliardi di persone. E sono solo dati parziali.
Cosa ci fanno, questi soggetti, con tale ricchezza? Guidano le politiche di ogni Paese, guidano i media, guidano la speculazione mondiale, razziano parti fisiche in ogni luogo e le comprano per sé, controllano le ultime risorse energetiche e fondamentali del pianeta stabilendo tariffe per tutti gli altri. In altre parole, comprando il mondo, e controllano le vite di ognuno di noi.
Se la stampa di moneta rimane appannaggio di pochi soggetti e non sono invece prerogativa di ogni Stato, dunque di ogni cittadino, l'illusione breve può anche andare avanti e alleviare, dal punto di vista percettivo, la crisi attuale. Ma è come se giorno dopo giorno consegnassimo loro sacche del nostro sangue.
A fronte di questa possibilità, quando non anche in accoppiata con essa, come stiamo sperimentando da anni, ci sono invece le politiche restrittive che stiamo vivendo in Europa. Ma il fatto che per ostare a queste si lasci percepire all'opinione pubblica che la strada maestra sia quella della stampa di denaro, inducendo in errore persino alcuni nostri lettori, certamente più informati di altri, è un crimine in piena regola.
Discorso differente, è ovvio, sarebbe se la creazione di moneta fosse prerogativa dello Stato, cioè dei cittadini. In quel caso lo Stato potrebbe creare moneta per quanta ne serve. Senza signoraggio. Per le sole esigenze statali di investimenti e di circolazione di beni, merci e servizi.
Ma ciò vorrebbe dire tornare a essere sovrani. Tornare a essere padroni della propria vita. E per le oligarchie finanziarie, politiche e predatrici, ciò rappresenta l'orrore allo stato puro. O si pensa davvero che esse lascino tornare libere le popolazioni senza una loro rivolta?

Valerio Lo Monaco>
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23.07.2013

Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle”

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