UN NUOVO SISTEMA FINANZIARIO




UN NUOVO SISTEMA FINANZIARIO Di Antonella Randazzo
http://antonellarandazzo.blogspot.com [1]
I “Bric”, sono il gruppo dei quattro paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina), a cui si è aggiunto dal 2010 il Sud Africa (diventati Brics). Questi paesi stanno da tempo pianificando di uscire dal controllo economico dell’Occidente, possibile a causa della valuta di scambio internazionale, il dollaro, e del controllo della Bm e del Fmi.
Nel marzo scorso, questi paesi si sono riuniti a Durban, per pianificare il modo per diminuire la dipendenza dalle istituzioni finanziarie mondiali, creando una nuova banca mondiale di sviluppo e portando avanti accordi per garantire maggiore stabilità tra i cambi e una gestione comune delle riserve valutarie. Questo proposito è molto più importante per il mondo intero di quello che si può pensare di primo acchito, considerando che il vecchio sistema era basato sul controllo finanziario e sulla guerra.

Quando accade qualche disastro economico o finanziario prodotto dal vecchio sistema, ufficialmente, si dice che occorre “austerità economica”, che serve una “risoluzione interna”, e che la causa non è ben chiara. Ma la causa delle insolvenze delle banche di Cipro era dovuta al fatto che i prestiti emessi non potevano essere rimborsati e le attività di investimento
avevano perduto molto valore. Stava accadendo più o meno la stessa cosa accaduta negli Usa nel 2008: La Fed doveva “produrre fondi di ‘salvataggio’ illimitati (“stampando”) denaro digitale”, per avere una “solvibilità fittizia”, con denaro che poi doveva essere pagato dai contribuenti. Ma Cipro, facendo parte dell’Unione Europea, non poteva “stampare” denaro per le banche, e dunque i soldi si dovevano sottrarre ai correntisti. Questa era la “ risoluzione interna”: per il salvataggio delle banche si doveva trovare da “qualche parte” il denaro, ovvero “nei conti dei depositanti”.

Questa falsa soluzione produce una profonda depressione economica, e quindi alimenta una spirale distruttiva per l’economia e la vita dei popoli. I banchieri fanno prestiti con interesse, e le maggiori banche, come la Deutsche Bank, sono promotrici di finanza spazzatura. Ovviamente, la creazione del debito inestinguibile, la “licenza di stampare il denaro”, e la messa in circolazione di prodotti finanziari spazzatura, fanno aumentare il rischio di un crollo economico.
In altre parole, il vecchio sistema è stato considerato come il miglior sistema per saccheggiare e impoverire i popoli. Con questo sistema, attraverso oggetti fittizi si possono comprare beni. Ad esempio, con gli hedge funds degli Stati Uniti sono state comprate molte case per pochi dollari, perché il credito privato (delle banche) è stato utilizzato per gonfiare i prezzi delle case. Quando il boom è fallito, molti non hanno potuto più pagare. Le banche hanno pignorato casa ai proprietari, che devono ancora pagare decine di miliardi alle banche, pur avendo perduto le loro case.
Cosa propongono i Brics? Per chiarire gli obiettivi, si sono riuniti a Durban, in Sud Africa il 27 marzo scorso. Già a febbraio, il presidente russo Vladimir Putin aveva approvato il nuovo Concetto di Politica Estera, in cui si sostiene che i paesi Brics sono molto importanti per la politica estera della Russia. La cooperazione Brics ha un ruolo fondamentale nella “grande rivoluzione geopolitica”. Il documento riguardante la partecipazione della Russia nei Brics sottolinea che “L’istituzione dei Brics riflette una tendenza obiettiva allo sviluppo globale, verso la formazione di un sistema policentrico di relazioni internazionali sempre più caratterizzato dall’uso di meccanismi non-istituzionalizzati di governance globale basati sulle reti diplomatiche, e dalla crescente interdipendenza economica degli Stati”. Dunque, non si
tratta soltanto di rapporti economici, i Paesi Brics sono visti come “un nuovo modello per le relazioni internazionali”. Si riconosce la funzione di “riformare l’obsoleta struttura economica e finanziaria internazionale del mondo contemporaneo”.
L’obiettivo principale è quello di creare “un nuovo sistema di valute di riserva e aumentare il ruolo delle monete nazionali nei pagamenti reciproci tra gli Stati BRICS e sviluppare la cooperazione nel settore dei mercati finanziari, al fine di migliorare la stabilità finanziaria e un’efficace interazione sulla base di principi e norme internazionali”.
Per questo motivo, nel vertice di Durban è stata creata una nuova Banca di sviluppo. Secondo Economy Watch, ulteriore denaro sarà versato dai co- fondatori della banca per creare un fondo di riserva di emergenza, una sorta di nuovo Fondo Monetario Internazionale.
I partecipanti hanno bocciato il vecchio sistema, basato sul potere del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Secondo Xi Jinping, il nuovo organismo finanziario ha l’obiettivo di creare maggiore equilibrio nella finanza globale, oltre che maggiore democrazia nelle relazioni internazionali.
Ricordiamo che gli Stati dei Brics hanno riconosciuto il diritto della Palestina ad avere uno Stato. Hanno detto che la risoluzione del conflitto in Siria dovrebbe basarsi sul comunicato di Ginevra, invece che sulle decisioni prese dalla Lega degli Stati arabi, e che l’Iran ha diritto di utilizzare l’energia nucleare per scopi pacifici.
Dunque, il piano d’azione dei Brics comprende non soltanto l’economia e le finanze, ma anche le relazioni internazionali, la salute, l’energia, lo sport, il turismo, la lotta contro il terrorismo e il traffico di droga, la sicurezza delle informazioni, la scienza, la corruzione, ecc.
I Brics affrontano tre ordini di problemi, come spiega lo studioso Vagif A. Gusejnov:
Primo, la limitatezza delle risorse naturali e il loro impoverimento, in particolare di quelle energetiche non rinnovabili, nonché dell’acqua potabile, dei viveri (proteine vegetali e animali), da un lato, e il pompaggio da parte dei paesi industrializzati di risorse di ogni genere appartenenti ad altri paesi, mentre il contributo dei paesi industrialmente sviluppati al PIL mondiale si sta gradualmente riducendo. Si tratta non solo delle risorse naturali, ma anche di quelle intellettuali e di lavoro. Si capisce che nei paesi in via di sviluppo cresce il timore di rimanere, in fin
dei conti, “con un pugno di mosche”, alla periferia del processo tecnologico mondiale. Secondo, la non corrispondenza del sistema internazionale giuridico e di quello economico-finanziario globale a nuove condizioni di esistenza e di sviluppo della civiltà, ad un nuovo clima delle relazioni internazionali.
Il terzo fattore è l’ideologia di egemonismo statale cui si ispirano gli Stati Uniti dopo la fine della guerra fredda, sentendosi l’unica superpotenza al mondo. In realtà hanno scelto la strada diretta all’ottenimento dell’egemonia a livello mondiale anche se in confezione moderna, camuffata con discorsi sui principi democratici e i valori umanitari.
Oggi i paesi del BRICS rappresentano quasi la metà della popolazione del pianeta e occupano un quarto della terraferma, producono quasi un quarto del totale mondiale del gas e un quinto del totale mondiale del petrolio, possiedono un terzo delle terre arabili, quasi il 40% delle riserve valutarie e in oro, il loro PIL è pari al 23% del PIL mondiale e la loro quota nel commercio mondiale costituisce il 16%. Secondo i dati del WTO nel 2009 la quota dei paesi BRIC nelle esportazioni mondiali era pari al 14,5% (di cui il 9,6% – la Cina) e all’8,4% nei servizi (di cui il 3,8% – la Cina). Si tratta di cifre impressionanti. Esse dimostrano che il potenziale del BRIC è enorme, in particolare sul piano economico. È chiaro che il rafforzamento dei rapporti di associazione tra di loro può cambiare radicalmente il sistema attuale di relazioni macroeconomiche. Bisogna tener presente che i paesi BRICS dispongono non solo delle risorse necessarie per sopravvivere indipendentemente dai paesi sviluppati, ma anche per uno sviluppo attivo. L’insieme delle loro economie garantisce l’autosufficienza nei principali settori dell’economia mondiale – nelle risorse naturali, comprese le materie prime energetiche (petrolio, gas, carbone), nel settore agricolo, nella produzione industriale e nelle alte tecnologie. Questi paesi sono avvantaggiati anche dalla presenza di risorse intellettuali e di lavoro a buon mercato.
Respingendo con la propria politica e col fatto stesso della loro esistenza l’idea di un mondo unipolare, i paesi del gruppo BRICS, al contempo, non desiderano diventare un nuovo centro di forza globale. Dialogo e cooperazione con altri stati ed alleanze, ma non confronto; partenariato e concorrenza d’affari, ma non pressione: ecco la linea principale che essi seguono nell’arena internazionale. Proponendo un proprio programma di riforma per il FMI e la Banca mondiale, i paesi del gruppo BRICS partono non solo dai propri interessi, ma tengono anche conto degli
interessi di tutti i paesi in via di sviluppo, in fase di transizione verso le economie di mercato. C’è da sperare che proprio una tale linea coordinata sarà seguita dal gruppo BRICS all’importante vertice G20 nel novembre 2011 in Francia, il che produrrà, in ultima analisi, frutti positivi per l’economia e finanze mondiali.
Si esprime spesso il parere (a nostro avviso, ben fondato) che i paesi BRICS trasformeranno, in un modo o nell’altro, la loro crescente potenza economica e l’influenza sulla sfera economico-finanziaria globale nel capitale politico e faranno indebolire l’influenza dei paesi del “miliardo d’oro”. In tal caso, il mondo non deve attendersi di fare ritorno all’epoca di Kipling ed al suo “l’Ovest è l’Ovest, l’Est è l’Est, e non si sposteranno da dove stanno”? Il rafforzamento e l’allargamento di questo gruppo di paesi, la crescita della sua potenza economica e dell’influenza politica non rappresentano una minaccia di un nuovo confronto globale? Riteniamo che tali preoccupazioni siano prive di ogni fondamento. Le guide dei paesi BRICS hanno più volte dichiarato che non intendono creare un’alleanza politica, tanto meno un’alleanza politico-militare, che serva da alternativa, ad esempio, alla NATO. “La nostra collaborazione, sottolinea la Dichiarazione finale del vertice 2011, non è diretta contro nessun paese terzo. Siamo aperti all’estensione dell’interazione e della cooperazione con gli stati che non fanno parte del BRICS, … nonché con rispettive organizzazioni internazionali e regionali”.
Allo stesso tempo, non si può ritenere che i paesi del gruppo BRICS, nella loro attività comune puntando principalmente ai problemi economici del mondo contemporaneo, abbiano scelto come uno dei principi guida quello della passività politica assoluta. È difficile che oggi si possa tracciare un limite tra una grande economia e una grande politica. Per creare un ordine mondiale più equilibrato e più equo nel campo economico e nella finanza mondiale, i paesi del gruppo BRICS devono farsi valere, elevare il livello della loro partecipazione anche ai processi decisionali della politica mondiale. A questo riguardo va notato che il peso del loro parere nell’adozione di importanti decisioni attinenti all’economia e alla politica mondiale sta costantemente crescendo, al che contribuiscono sia la crescita delle loro economie, sia il livello di cooperazione tra gli stati membri BRICS, che sta aumentando. Il peso politico del gruppo BRICS è rafforzato anche dal fatto che due dei suoi partecipanti sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con diritto di veto, mentre altri tre stati sono considerati seri candidati alla qualità di membri
nello stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU in vari scenari di riforma della più importante organizzazione internazionale. È del tutto logico che negli ultimi tempi i paesi del BRICS cerchino di elaborare una presa di posizione concordata su alcuni problemi politici di attualità… Anche se l’esistenza di questa alleanza non risolverà di per sé il problema di modernizzazione dell’attuale ordine del mondo, il BRICS può diventare con l’andar del tempo parte integrante di un nuovo meccanismo internazionale che sarà fondato su principi più equi e democratici, uno dei più importanti pilastri per la costruzione di un nuovo ordine del mondo.”1
In conclusione, i paesi del gruppo Brics vogliono affrontare in modo pacifico e costruttivo i problemi del pianeta, per creare un sistema più equo, in cui i problemi tra Stati vengano risolti pacificamente. A questo scopo hanno dato vita ad una serie di accordi e hanno creato una banca. Cina e Brasile hanno accettato di non utilizzare più il dollaro per almeno la metà dei loro scambi commerciali.
I leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa hanno ratificato due accordi: un accordo multilaterale per il cofinanziamento infrastrutturale per l’Africa, e uno per la cooperazione multilaterale nel co-finanziamento dello sviluppo sostenibile.
Uno dei risultati più importanti del vertice di quest’anno è la formazione di un nuovo Consiglio per gli affari dei Brics, composto da cinque membri per ogni Paese membro. In poche parole, i Paesi Brics hanno accettato la sfida che il mondo sta ponendo: un sistema alternativo, in grado di affrontare il problema della povertà e di un potere imperiale non più sostenibile.
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1 http://www.eurasia-rivista.org/brics-stato-e-prospettive/15863/

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