«Draghi ci porta all'inferno»


Peter Gauweiler contro il piano della Bce: «Draghi ci porta all'inferno»

Le accuse al programma salva-euro del deputato della Csu. Processo di Karlsruhe, i limiti della Corte tedesca.

di Fabio Ghelli
Il processo alla Banca centrale europea è iniziato. E con parole eloquenti.
«Per salvare l'euro si getta la democrazia alle ortiche», ha detto il giurista tedesco Dietrich Murswiek ai giudici Corte di Karlsruhe l’11 giugno, durante l’udienza in cui la Consulta tedesca deve decidere della legittimità del piano di acquisto di titoli di Stato per i Paesi in difficoltà da parte della Bce.
Murswiek parla in nome del gruppo di coloro che mettono in dubbio la costituzionalità del cosiddetto «bazooka salva-euro». E a capo degli accusatori, che raccolgono consensi da un estremo all'altro del parlamento tedesco, c’è il deputato cristiano-sociale (Csu, ramo bavarese della Cdu) Peter Gauweiler. Un membro della coalizione che sostiene la cancelliera Angela Merkel. Ma anche un osso duro.
I LIMITI DELLA COSTITUZIONE TEDESCA. A dispetto del tentativo del governo di lanciare acqua sul fuoco, Gauweiler non perde occasione per dire che il progetto della Bce si scontra con i vincoli di bilancio imposti dalla Costituzione tedesca. E a nulla vale ricordargli i limiti severi posti al piano dallo stesso board di Francoforte.
«Non si tratta di definire la capacità d'intervento della Bce», ha spiegato a Lettera43.it. «Qui è in gioco la libertà democratica dei Paesi dell'euro».
  • Peter Gauweiler, deputato tedesco della Csu.
DOMANDA. Se Draghi però non avesse annunciato il programma, un ipotetico default italiano avrebbe creato il caos anche in Germania, non crede?
RISPOSTA. Il presidente della Corte ha detto in apertura di dibattimento che il fine non può in alcun modo giustificare i mezzi. Non è né nell'interesse della Germania, né tanto meno in quello dell'Italia che istituzioni nazionali o sopranazionali si arroghino poteri che non hanno.
D. Quindi Draghi sbaglia nel dire che grazie al piano d'intervento della Bce anche i contribuenti tedeschi possono tirare un sospiro di sollievo?
R. Per Draghi vale il detto latino Nemo plus iuris ad alium transferre potest quam ipse habet, nessuno può concedere più potere di quanto egli stesso non abbia.
D. In nome della democrazia si può lasciare sprofondare l'intera Eurozona nel baratro?
R. Nel momento in cui ci arrendiamo a istituzioni che si fanno scudo del principio ‘Il fine giustifica i mezzi’ danneggiamo profondamente i nostri Paesi. È semplicemente inaccettabile.
D. L’11 giugno, giorno dell'udienza di Karlsruhe, l'indice della Borsa di Francoforte, è sceso dell'1,3%. Se la Consulta vi desse ragione, non rischia di esplodere una nuova più drammatica crisi finanziaria?
R.
 Non possiamo reagire a ogni sussulto del Dax. Dobbiamo attenerci al dettato costituzionale.
D. Però grazie all'intervento della Bce i mercati hanno recuperato fiducia.
R. La situazione non si è tranquillizzata. Resta critica. È come se avessimo dato a un tossicodipendente la sua droga e poi ci felicitassimo del fatto che si sia calmato.
D. La droga è il debito pubblico?
R. Sì. L'intervento della Bce consente di fatto di accumulare ancora più debito. È una strada verso l'inferno e - come si sa - è lastricata di buone intenzioni.
D. L'Italia si trova in recessione. Non è bene cercare di rianimare prima possibile l'economia reale?
R. Sull'onda della crisi, la politica italiana era progressivamente giunta alla conclusione che è necessario ridurre il debito per far ripartire l'economia. Questo processo è stato interrotto dall'intervento della Bce. Non dimentichiamo che anche la Germania si è fatta carico di debiti eccessivi che sta smaltendo con grande fatica.
D. Insomma, è meglio un'Europa economicamente debole che una parziale cessione di sovranità?
R. L'Eurozona non può essere fine a se stessa. Se in nome dell'euro facciamo a pezzi la democrazia, alla fine nessuno potrà dirsi contento del risultato: né gli italiani né i tedeschi. Se si continua su questa strada le banche d'investimento finiranno per dettare la nostra politica.
D. In realtà uno degli obiettivi della Bce era bloccare le speculazioni...
R. Fesserie. Il vero obiettivo del programma era facilitare la ripartizione dei crediti. Per questo è stato accolto con tanto entusiasmo dagli investitori internazionali. Il messaggio è che i soldi non c'è bisogno di guadagnarseli. Basta stamparli.
D. La sua soluzione per risolvere la crisi qual è?
R. Vi erano molte soluzioni alternative che non sono state esplorate. Noi della Csu avevamo per esempio proposto una modifica del Trattato di Lisbona che permettesse a un Paese che abbandoni temporaneamente l'euro di restare nel piano di solidarietà dell'Unione europea.
D. Pensa che la Grecia avrebbe dovuto tornare alla dracma?
R. Sì. Guardi la Turchia. Negli Anni 90 il governo di Ankara ha dichiarato bancarotta, quindi, con un programma di svalutazione e investimenti pubblici mirati in 15 anni ha raggiunto ritmi di crescita pari a quelli di Singapore.
D. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble e la cancelliera Merkel hanno dichiarato il proprio endorsement alla Bce. Non teme di confondere l'elettorato in vista delle elezioni di settembre?
R. Questo è il bello della democrazia. Non tutti la devono pensare alla stessa maniera. Ma la mia opinione, ne sono certo, è condivisa dall'80% dei tedeschi. E anche degli italiani.
D. Che cosa risponde a chi la accusa di alimentare le tensioni interne all'Eurozona?
R. Non si tratta della mia opinione personale. La Bundesbank si è sempre opposta a questa politica della Bce. Purtroppo senza conseguenze, dal momento che nel consesso degli istituti pubblici l'opinione della Germania, principale finanziatore della banca centrale, conta quanto quella di Malta.

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