Toro e pecore


IL NOBEL KRUGMAN SFERZA GLI ECONOMISTI APPECORONATI ALL’EUROPA DELL’AUSTERITY

“I funzionari hanno voluto gettare al vento tutto quello che era stato appreso sulle politiche da adottare in una situazione di depressione economica. E molti economisti, come Alesina, Reinhart e Rogoff, li hanno assecondati. Un errore il rigore di bilancio in una situazione di disoccupazione” - -

Paul Krugman per "The New York Times" pubblicato da "Il Sole 24 Ore - Traduzione di Fabio Galimberti
PAUL KRUGMANPAUL KRUGMAN
Come ho scritto più volte negli ultimi tempi, il piccolo, confessabilissimo segreto della crisi economica globale è che la teoria economica corrente ha retto all'impatto piuttosto bene.
È vero che pochi avevano previsto la gravità della crisi del 2008, ma non per incapacità teorica, quanto per incapacità di osservazione.

La nostra conoscenza delle crisi di panico bancarie era buona: quello di cui non ci eravamo accorti è che le banche rappresentavano una quota del sistema complessivo molto più piccola di un tempo, e che il settore bancario ombra, senza regole e senza garanzie, era diventato importantissimo. Una volta presa coscienza di questo, come ha documentato l'economista Gary Gorton, le nozioni teoriche esistenti sulle crisi bancarie si sono rivelate più che valide.
alberto alesinaALBERTO ALESINA
E se la maggior parte degli economisti e delle agenzie governative non ha previsto quello che è seguito alla crisi - tassi di interesse bassi persistenti nonostante forti deficit, impotenza della politica monetaria, pesanti impatti negativi delle politiche di austerity - il problema è loro, non della teoria.
Come ripeto spesso e volentieri, la teoria macroeconomica di base se l'è cavata più che bene. Non c'è bisogno di teorie nuove e radicali, perché gli strumenti economici che già abbiamo sono stati molto utili.
KENNETH ROGOFFKENNETH ROGOFF
Ma allora perché stiamo andando così male? E quando dico male, intendo male sul serio: in Europa la ripresa è più indietro di com'era, nello stesso momento, durante la Grande Depressione. Guardate il grafico sulla produzione industriale europea (dati della Lega delle nazioni dal 1929 e di Eurostat dal 2007).
ALBERTO ALESINAALBERTO ALESINA
La risposta molto semplicemente è che sono state applicate politiche sbagliate, a partire dal rigore di bilancio in una situazione di disoccupazione di massa, cioè tutto quello che non bisognerebbe fare in base alle nozioni macroeconomiche di cui disponiamo.
Alcune di queste scelte sono influenzate dai problemi dell'Unione monetaria europea, ma di austerità ce n'è stata tanta, perfino nei Paesi del nocciolo duro dell'euro. E alla base di tutta questa austerità c'è la determinazione incrollabile dei funzionari nel gettare al vento tutto quello che era stato appreso sulle politiche macroeconomiche da adottare in una situazione di depressione economica per dare libero sfogo ai loro pregiudizi.
CARMEN REINHARTCARMEN REINHART
Naturalmente hanno trovato illustri economisti - come Alberto Alesina, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff - che gli hanno detto quello che volevano sentirsi dire. Ma di altri illustri economisti che lanciavano disperati allarmi sulla pericolosità di queste politiche ce n'era a profusione: sono stati i policymakers e le persone tanto coscienziose in generale che hanno deciso chi era degno di attenzione e chi no; e il risultato sono errori che ora appaiono comici. Ma non è una commedia: è una storia drammatica di disastri e follie.

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