La moneta unica non deve sparire. Ma affiancarsi a valute alternative.



Crisi, tre strade per salvare l'euro

Parola all'economista di Deutsche Bank Mayer.

di Barbara Ciolli 

Il partito tedesco Alternative für Deutschland, in vista delle elezioni di settembre, ha lanciato un programma semplice: uscire dall'euro. 
La proposta choc punta a dividere la Germania. Ma per molti è un passo ancora prematuro. La ricetta giusta potrebbe invece essere un compromesso: rifondare la moneta unica. Adeguandola a una nuova struttura economica-finanziaria dell'Unione europea, con accorgimenti soft.

UN SISTEMA NUOVO. Questo almeno è il piano studiato da Thomas Mayer, senior advisor ed ex capo economista di Deutsche Bank. Nel suo libro di recente pubblicazione La moneta incompiuta d'Europa (Europe's Unfinished Currency, edito in lingua inglese da Anthem Press), Mayer spiega come evitare il disastro. Tenendo però conto che il contagio è già in stadio avanzato, l'economia reale perde pezzi e che alcuni ritocchi sono indispensabili, altrimenti l'euro morirà.
«NO ALLO STATO OMBRA DELL'EURO». «Dal 2012 l'Unione europea ha imboccato una strada sbagliata, mischiando Stato e finanza. Ma uno “Stato ombra dell'euro” com'è quello delfiscal compact non è una soluzione a lungo termine», ha spiegato Mayer a Lettera43.it.



DOMANDA. Perché non si può conservare la valuta unica come è ora?
RISPOSTA. Quando l'euro è nato esisteva già un forte squilibrio tra le diverse economie che lo avevano adottato, anche se poi la moneta unica ha retto per 10 anni. Questo problema di fondo non è mai stato risolto. E ora dobbiamo correre ai ripari.
D. Il fiscal compact e l'unione bancaria non sono una soluzione alla crisi?
R.
 Affatto. Fino al 2012 la politica monetaria della Bce è rimasta separata dalla politica economica dei singoli Stati e tale sarebbe dovuta rimanere. Invece i leader dell'Ue hanno politicizzato la Banca centrale e finanziarizzato Bruxelles, creando uno Stato ombra dell'euro.
D. Cosa c'è di sbagliato nelle scelte della Bce?
R. Intanto questo nuovo governo dell'economia di Bruxelles non è democraticamente legittimato. I cittadini degli Stati membri non vogliono cedere la sovranità nazionale, è evidente.
D. Allude all'odio contro Angela Merkel esploso in Grecia e a Cipro?
R. Non solo. Uno dopo l'altro, i Paesi in difficoltà si ribellano alla cancelliera. Ma nemmeno i tedeschi, per motivi opposti, vogliono che al posto di Berlino decida Bruxelles.
D. Siamo a una guerra di tutti contro tutti?
R. Da una parte il governo ombra dell'euro - che poi è il Consiglio europeo, con il suo braccio esecutivo dell'Eurogruppo - richiama le economie più deboli alla disciplina fiscale. Dall'altra Germania e Finlandia vengono rimproverate perché non vogliono aiutare gli altri Stati.
D. Dove sta la ragione?
R. Abbinate alla crescita, le riforme sono necessarie per poter rientrare nei parametri originari di Maastricht e raggiungere standard uniformi per una moneta comune.
D. Però gli Stati non sono mai riusciti ad adeguarsi e ora siamo al tracollo.
R. Il punto è che i Paesi europei non sono mai stati pronti per una moneta unica. Fino al 2011, per esempio, si era convinti di poter contenere la crisi greca. Poi, visto che i mezzi a disposizione erano insufficienti, i governi hanno invocato il soccorso sempre più massiccio della Bce.
D. Lei è contrario agli eurobond e a dare liquidità illimitata alla Banca centrale europea. Perché?
R.
 Finanziare gli Stati creando altri debiti a lungo termine non stabilizza i bilanci pubblici, ma li rende ancora più vulnerabili ed esposti alle pressioni dei mercati e alle bolle speculative.
D. Come se ne esce allora?
R. Intanto ripristinando la vecchia separazione tra politica e finanza. La Bce si occupa della salute della moneta. E gli Stati, se i conti pubblici sono in rosso, vanno in bancarotta.
D. Così l'euro muore.
R.
 Io sono per conservare l'euro, non per distruggerlo. Le crisi del 1900 ci hanno insegnato che esistono politiche monetarie di sostegno che possono ridurre gli squilibri di aree economiche comuni.
D. Per esempio?
R. Ho suggerito un'unione monetaria a tre livelli, che mantiene l'euro in tutti gli Stati. Ma, contemporaneamente, introduce una moneta parallela di supporto. Sia negli Stati troppo forti, sia negli Stati troppo deboli.
D. Si spieghi meglio.
R. Francia, Italia e Spagna resterebbero il cuore dell'euro originario, usato sia come contante sia come valuta per le transazioni finanziarie.
D. E gli altri?
R. Al Nord c'è il terrore dell'inflazione, si teme che la Bce abbassi troppo i tassi d'interesse e stampi moneta. L'ideale, per tranquillizzare Germania, Olanda e Finlandia, sarebbe impiegare una seconda moneta. Una valuta 'virtuale' su cui far girare i contratti finanziari e l'economia reale.
D. Che vantaggi ci sarebbero?
R. L'euro continuerebbe a essere usato come contante. Ma i prezzi della moneta parallela, che guadagnerebbe valore sull'euro, sarebbero più stabili per chi ha rapporti commerciali con la Germania.
D. A Sud invece cosa accadrebbe?
R. I Paesi del cuore dell'euro sarebbero alleggeriti. L'export riprenderebbe fiato. Tuttavia, per economie depresse come quelle di Grecia, Cipro e Portogallo non basterebbe. A Sud il doppio binario dovrebbe funzionare al contrario.
D. Cioè una moneta diversa, svalutata, per gli scambi interni e in contanti. Le riserve valutarie e le transazioni internazionali resterebbero invece in euro.
R.
 Esatto. Nell'attesa di rientrare tutti nei parametri di Maastricht, l'export troverebbe un suo equilibrio. Non ci sarebbero brusche uscite dall'Eurozona. E Paesi ancora economicamente così diversi non subirebbero imposizioni dall'alto.
D. Con crisi politiche ed economiche, Italia, Francia e Spagna possono davvero ambire a restare il cuore dell'Eurozona?
R.
 In Francia i conti pubblici sono peggiori, le riforme sono ancora in gran parte incompiute. Ma il Paese ha un'economia reale ancora forte e il suo declino sarà lento. In Italia e Spagna invece l'impatto della crisi è stato più violento e la situazione è grave.
D. Quanto rischia l'euro se non si inverte marcia?
R. A mio avviso molto. Per l'Italia, in ogni caso, il 2013 si preannuncia duro. Ma chi, sull'euro, ha già scritto la parola fine corre troppo.

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