“La Bundesbank non crede più all’euro?”


Secondo numerosi econimisti intervistati da TagesAnzeiger Jens Weidmann sta portando l'istituto centrale tedesco verso un punto di rottura

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Un grande errore o una strategia segreta? Da alcuni giorni circola il documento confidenziale che contiene le critiche della Bundesbank alla Banca centrale europea, depositato presso la Corte costituzionale tedesca. Una presa di distanza così netta che lascia trasparire tutti i dubbi della Buba non solo sulla strategia della salvezza dell’euro, ma persino sulla stessa moneta unica.
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BORDATE A DRAGHI - La presa di posizione della Bundesbank sulle politiche monetarie della Banca centrale europee attuate per la stabilizzazione dell’euro sta suscitando un ampio dibattito, non solo in Germania, tra economisti ed osservatori europei. L’istituto centrale di Francoforte guidato da Jens Weidmann ha presentato una memoria presso la Corte costituzionale tedesca, che sta esaminando il programma Omt lanciato dalla Bce l’estate scorso nell’esame sul fondo salva euro Esm. Il documento redatto dai banchieri centrali tedeschi stupisce per la sua durezza. Praticamente tutte le misure prese negli ultimi 12 mesi da Mario Draghi sono criticate in maniera molto aspra per la loro inadeguatezza, per gli eccessi di rischio scaricati sugli altri stati, e perfino per una scarsa compatibilità con i trattati europei e lo statuto della Bce. Le critiche di Weidmann alle decisioni preso dall’Eurotower erano note, visto che trapelò perfino che il presidente della Bundesbank fu l’unico voto contrario al programma Omt, che prevede gli acquisti di titoli di stato di paesi in difficoltà con il finanziamento del loro debito a condizione che concordino riforme economiche con le autorità comunitarie.
CRITICHE SISTEMICHE - TagesAnzeiger evidenzia però che il documento della Bundesbank costituisca un significativo elemento di novità vista l’ampiezza, e la radicalità delle sue critiche. La Buba rifiuta categoricamente la possibilità che la Bce fornisca garanzie per il mantenimento dell’eurozona. Anche la concessione di liquidità straordinaria alle banche greche viene giudicata come particolarmente grave. I timori, palesati dai banchieri di Francoforte, è che si comprino rischi di stati e banche illiquide, con la possibilità di sanguinose svalutazioni nei bilanci degli istituti centrali, a partire dalla Bce. “Con questa fondamentale opposizione la Bundesbank solleva nuovi dubbi. Se infatti la Bce non avesse fornito liquidità straordinaria alle banche elleniche, ciò avrebbe significato una probabile, o certa, uscita della Grecia dall’euro l’estate scorso, con una spirale negativa dalle conseguenze imprevedibili”.
FERITE ALL’EURO - Secondo l’economista greco Yanis Varoufakis le critiche della Bundesbank possono essere interpretate in due modi: il primo è che Francoforte non si renda conto della gravità delle sue posizioni; il secondo è invece che Weidmann ed i suoi banchieri non siano più interessati alla prosecuzione di questo euro, almeno in questa forma e con gli attuali 17 stati dell’unione monetaria. Nella memoria la Buba nega vantaggi di un’uscita tedesca dall’euro, ma in prativa “con la loro politica ostruzionistica preparano la disgregazione dell’unione monetaria. Weidmann mira a provocare piccole ma continue ferite al tessuto connettivo dell’eurozona, al fine di avere finalmente una moneta solida al nord delle Alpi. Il fatto che la Bundesbank non veda un motivo per migliorare le condizioni del credito per le Pmi italiane e spagnole in piena crisi evidenzia la sfiducia dell’istituto centrale tedesco verso gli altri componenti dell’unione monetaria.
FAR SANGUINARE IL PAZIENTE - Per l’economista Charles Wyplosz è comprensibile l’anelito della Buba verso il passato, vista la significativa perdita di potere e di influenza che ha subito l’istituto con l’arrivo della Bce, istituzione introdotta ormai 15 anni fa. Per Wyplosz il problema irrisolvibile della Bundesbank è il suo rifiuto che un istituto centrale agisca come prestatore di ultima istanza. Anche tra gli economisti tedeschi la posizione presa da Weidmann ha diviso una comunità di solito assai simpatetica con la Buba. Se in un editoriale pubblicato da Faz il capo economista di Allianz Jörg Krämer ha difeso le ragioni di Francoforte, un altro capo economista di un’importante istituzione finanziaria tedesca, Holger Schieding di Bank Berenberg, ha attaccato le posizioni della banca centrale tedesca. Secondo Schieding la Buba continua a provocare tensioni anche quando la situazione sembra stabilizzarsi, ignorando la gravità e l’eccezionalità della crisi di questi anni. La “rottura” dei patti dell’eurozona contestata da Weidmann è, anche se non esplicitata, la decisione di salvare la Grecia nonostante i Trattati non prevedessero questa possibilità. Una posizione che però assomiglia ad una strategia di salvezza dell’euro corrispondente al “far sanguinare i pazienti”, perchè ritrovino il loro benessere. Un calcolo, che, rimarca Wyplosz, palesa più di un dubbio sulla reale volontà dei banchieri centrali tedeschi di mantenere l’attuale eurozona.

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