Cipro: le banche francesi e tedesche hanno lucrato 1 miliardo e poi tagliato la corda


di CHRIS WILTON
Ma i ciprioti sono impazziti o cosa? Il giorno dopo il voto del Bundestag tedesco sul pacchetto di salvataggio, che ha visto la Merkel perdere la maggioranza della sua coalizione e chiedere aiuto all’Spd per ottenere l’approvazione, cosa fanno a Nicosia?
Chiedono il vaglio parlamentare all’accordo con la troika. Prima il segretario permanente del ministero delle Finanze cipriota, Christos Patsalides, ha chiesto una commissione d’inchiesta su quanto accaduto al sistema finanziario dell’isola e definito l’accordo con la troika , poi il procuratore generale della Repubblica, Petros Clerides, ha detto chiaro e tondo che l’accordo deve ottenere la ratifica parlamentare, viste le ingenti perdite subite dai correntisti delle due principali banche. Meno diplomatico il deputato dei Verdi, George Perdikis, secondo cui <è criminale mettere il destino di Cipro nelle mani della troika e farlo diventare una colonia>. Scherzano col fuoco, visto che se la Germania si irrigidisce e la Bce chiude i rubinetti, il default sovrano è dietro l’angolo, questione di giorni? Oppure la vendita forzata delle riserve auree in eccesso è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso e riemergere l’orgoglio cipriota, quello che da giorni ribolle nelle strade con cittadini sempre meno concilianti e disposti a subire l’eurodiktat? No, c’è dell’altro. Perchè al netto di politici ladri e incompetenti, a Cipro hanno fatto bene i conti e letto sotto un’altra luce il timing della loro crisi. E hanno capito che Germania e Francia hanno responsabilità pari, se non maggiori, dei banchieri un po’ “allegri” dell’Isola.
Perché, infatti, tanto tempo prima di risolvere la crisi di Nicosia, quando si sapeva fin dai tempi dello swap greco che il problema delle banche cipriote era principalmente proprio l’esposizione ai titoli di Stato ellenici? Perché aspettare silenti fino al marzo di quest’anno e poi imporre alle autorità cipriote di intervenire con il machete in una sola settimana? Ai ciprioti è bastato guardare ai dati forniti dalla Bce per capire che qualcosa non andava, che il problema era noto a tutti almeno dalla metà del 2011, subito dopo il primo haircut greco e che dopo il secondo swap, quello di inizio 2012, i numeri parlavano chiaro. A Cipro c’era un buco da 11 miliardi su un totale di 100 miliardi di assets, quasi tutto incentrato nelle due principali banche del Paese, detentrici di metà dei depositi dell’isola. Basta guardare i numeri: il primo haircut pesò per il 53%, tramutatosi nel marzo del 2012 in un taglio reale sui bonds dell’85%. Guardando questo grafico, si capiscono gli effetti dell’haircut sempre crescente in base ai vari tipi di bonds detenuti dalle banche cipriote. Ciò che interessa a noi è la linea rossa, quella denominata “all off-island Eurozone Government Bonds”. Bene, in parole povere quelle linea rappresenta i bonds greci detenuti dalle due banche cipriote andate a zampe all’aria: si passa da un valore di 12 miliardi di euro di metà 2011 a 1 miliardo di euro all’inizio del 2012: un haircut da 11 miliardi, interamente dovuto al default greco. Perché, quindi, l’eurozona ha atteso così a lungo per risolvere il problema, quando già a inizio 2012 era chiaro anche ai cieci che con un buco da 11 miliardi di euro, quelle banche erano morti che camminavano? Perché la Bce ha continuato a fornire denaro a fronte di collaterale sempre più scadente e ora invece impone addirittura la vendita delle riserve auree per pagare lo shortfall del programma di liquidità d’emergenza ELA? Per una ragione semplice: le banche tedesche e francesi dovevano avere il tempo di portare via i loro soldi depositati a Cipro, prima di subire il prelievo forzoso e potendo poi vendere al mondo la balla degli oligarchi russi brutti e cattivi da punire. Esattamente come in Grecia: in quel caso dovevano poter scaricare i titoli che avevano in pancia, in questo dovevano ritirare il capitale vincolato.
Ma perché depositare i soldi a Cipro? Guadagnare sul differenziale dei tassi di interesse. Una banca tedesca, ad esempio, paga un tasso di interesse molto basso per i depositi overnight ma se si guarda bene altrove, ci sono posti dove i tassi si fanno davvero interessanti. A Cipro, ad esempio, un deposito overnight viene remunerato con l’1,1% contro lo 0,55% in Germania ma un conto deposito di un anno frutta il 2,8% e un deposito a tempo, sempre vincolato per un anno, addirittura il 4,9%. Insomma, tutto profitto, frutto di un gioco di spread sui tassi. Il tutto, però, a condizione che le banche cipriote non falliscano, altrimenti si perde. E quanto avrebbero guadagnato le banche tedesche da questo giochino? Basta sottrarre il tasso overnight tedesco da quello di un conto a tempo cipriota (4,9-0,55) e moltiplicarlo per l’ultimo dato disponibile, quello di fine 2011, di 20 miliardi di depositi: quasi un miliardo di interesse, l’anno. Non male, visto che lo sforzo massimo richiesto è quello di trasferire i fondi e aver pazienza per dodici mesi. Ma in un contesto come quello dell’eurozona, occorre essere preveggenti o bene informati, perché occorre avere il tempo di svincolare i soldi prima del default e soprattutto smettere di trasferirne con anticipo. Anche perché, altrimenti, a fronte di un 4,9% di interesse annuo, si va a pagare un haircut spropositato sui conti correnti con il prelievo forzoso.
Questo altro grafico ci fornisce l’orizzonte temporale con cui i vari depositari della banche cipriote hanno saputo anticipare la crisi sul totale delle fonti di deposito estere. In nero, l’eurozona, quindi principalmente banche tedesche e francesi; in rosso cittadini e aziende cipriote; in blu, le banche cipriote; in verde le banche extra-eurozona; in arancione, depositari russi e britannici. Dando un’occhiata alle scadenze temporali, vediamo che alla fine del 2011 – quando si sapeva che la Grecia avrebbe fatto default e quindi i regolatori sapevano che le banche cipriote erano nei guai – l’ammontare di depositi da parte di banche dell’eurozona era appunto di oltre 20 miliardi di euro, un bagno di sangue se a Cipro si fosse applicato prima del tempo il bail-in con prelievo forzoso. Soprattutto perché all’epoca, quei soldi erano vincolati in depositi a tempo per guadagnare il massimo sui tassi: nessuno poteva prelevarli, restavano a Cipro. Ma con il passare del tempo, le banche francesi e tedesche hanno dimezzato le loro detenzioni a Cipro passando da 20 a 10 miliardi, ovvero man mano che scadevano i contratti a tempo, i soldi venivano rimpatriati al volo. Una volta raggiunto il livello desiderato, ecco che l’Eurogruppo impone a Cipro misure draconiane sui conti per risolvere una situazione nota a tutti da almeno un anno e mezzo. Che la mossa sia stata strumentale ad evitare perdite alle banche dell’Ue è chiaro, visto che i depositi russi sono stati svuotati durante la chiusura degli istituti attraverso sussidiarie a Londra e in Russia (quindi all’ultimo) e i depositari ciprioti – cittadini e aziende – sono quasi gli unici ad averci perso con il prelievo forzoso.
Perché però non ritirare tutto? Perché solo metà dei depositi ciprioti è stato coinvolto nel bail-in, quindi i soldi francesi e tedeschi rimasti, con ogni probabilità, sono ancora in banche cipriote sane. Capito perché a Cipro i toni si infiammano in queste ore? Difficile che il governo di un’isoletta possa fare la guerra alla Germania ma almeno reagisce con durezza, lotta prima di soccombere. Non come l’Italia. Giovedì, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha dichiarato che <un’insolvenza di Cipro metterebbe a rischio anche Paesi come Spagna e Italia. Per questo motivo Bce, Commissione europea e Fmi hanno ritenuto la sorte di Nicosia rilevante per l’Eurozona>. Insomma, una faccia tosta non da poco, al netto di quanto abbiamo appena spiegato. Ma non basta, Schaeuble rincara la dose: . Da inglese, penso che se gli italiani avessero voluto farsi dettare l’agenda di governo da Berlino, avrebbero evitato l’8 settembre. Il problema, però, non è Schauble ma la non risposta del governo italiano. In un intervento a Radio24, l’unico membro dell’esecutivo a replicare è stato il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera: . Ma si sa, a Roma erano troppo impegnati a votare il Rocco Siffredi o Giovanni Trapattoni come nuovo Presidente delle Repubblica. A Roma hanno ancora voglia di giocare. E continuare a ballare sul ponte del Titanic, finché c’è musica.

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