Münchau: bravo Grillo, scuoterà l’Europa contro la Merkel


Karl Marx con le elezioni italiane si sarebbe molto divertito. Il suo saggio “Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte” inizia con una frase: «Hegel da qualche parte scrive che tutti i personaggi e i fatti del mondo tornano sempre una seconda volta. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come una misera farsa». Marx si riferiva al colpo di stato di Luigi Napoleone del 1851 e al paragone con il putsch del suo ben più cattivo zio nel 1799. Si può fare un parallelismo simile fra la Germania di inizio anni ’30 e l’Italia di oggi. In entrambi i casi c’era un sistema di cambi fissi, allora il Gold Standard, oggi l’euro. Ci fu anche allora una politica prociclica guidata dalla follia dell’establishment: l’austerità durante la recessione. Finì con una disoccupazione di massa e la trappola del debito. In Germania la grande depressione terminò con una tragedia. L’Italia ha eletto un comico.

Grillo ora è il capo del partito più grande, e gli altri partiti non sanno come formare un governo. Un po’ meno comico: lo stato d’animo inquieto degli Wolfgang Münchau, dello Spiegelitaliani spazzerà via l’establishment, e probabilmente anche l’euro, almeno in Italia. L’euro era il tema più importante di Grillo. Gli sviluppi economici e politici hanno supportato il comico. Per quello che sappiamo, Grillo è un democratico. Non è un uomo di destra – al contrario degli euroscettici tedeschi dominati dai nazionalisti, pronti a fondare un nuovo partito. Grillo è supportato da economisti rispettati. Il Nobel Paul Krugman ha già dialogato in video con Grillo. Il premio Nobel Joseph Stiglitz lo consiglia sui temi economici insieme all’economista francese Jean-Paul Fitoussi. Il M5S di Grillo non è una versione sovradimensionata dei Pirati o dei Freie Wähler, (due partiti tedeschi, il primo legato a Internet, il secondo una lista civica scettica sull’euro). I suoi elettori arrivano principalmente dalla sinistra. Grillo rappresenta la protesta contro un establishment che ha somministrato al paese una ricetta economica sbagliata, politicamente non sostenibile e che economicamente non funziona.

Grillo è indirettamente il vero capo dell’opposizione in Germania – perché alla fine è stata la politica di Angela Merkel ad aver imposto all’Europa questo riequilibrio asimmetrico. Le élite europee non capiscono più il mondo perché non si sono mai confrontate intellettualmente con la Grande Depressione. E stanno ripetendo esattamente tutti gli errori del passato. Come i loro antenati stanno applicando alla macroeconomia tutte le inutili formule dell’economia aziendale, continuando a sottovalutare gli effetti devastanti di tali politiche. Non capiscono il fenomeno Grillo, sia nella sua portatapolitica che in quella economica. Nel frattempo, l’economia italiana continua a crollare. Secondo gli ultimi dati, i tassi di interesse per le aziende in Italia e Spagna sono di nuovo cresciuti. L’effetto del programma di acquisto dei titoli di Stato è quasi evaporato. Gli investimenti nel settore Joseph Stiglitzprivato sono ai minimi. I consumi privati e pubblici cadono in picchiata. La recessione del 2012 si è tramutata nella depressione del 2013.
Le elezioni del febbraio 2012 non sono state un piccolo incidente di percorso nel funzionamento della macchina democratica, da correggere con nuove elezioni. Al contrario, sempre più elettori si avvicinano a Grillo. E ora l’establishment politico italiano reagisce sconcertato con il tipico riflesso che non fa altro che peggiorare la situazione. Si chiede un governo di esperti – un nuovo Mario Monti, forse addirittura Monti stesso, senza considerare il fatto che alle elezioni è arrivato ultimo. Probabilmente ci sarà qualcun altro – qualcuno che continui con la “narrazione” di Monti, che della situazione italiana non può cambiare nulla. Per realizzare le riforme veramente importanti – fine della politica dei tagli, riforme politiche, liberalizzazione del settore dei servizi – c’è bisogno di un vero governo politico.
La sola possibilità, senza andare a nuove elezioni, sarebbe una grande coalizione sull’esempio tedesco, ma è destinata a fallire per l’eccesso di animosità degli attori principali. Perciò siamo all’inizio di un ciclo di elezioni, governi tecnici, nuove elezioni, una probabile nuova vittoria di Grillo e di una fase che porterà l’Italia all’uscita dall’euro. Fino a quando il tema sarà in discussione, nessuno investirà in Italia. Il sogno dell’uscita è una profezia che si autoavvera. A differenza della Germania negli anni Trenta, l’Italia resta una democrazia pacifica. Questa è davvero una buona notizia. La storia alla fine ci parla anche di avvenimenti che non si ripetono esattamente. Ma c’è un punto che in questo confronto storico si adatta perfettamente. Allora l’austerità distrusse il Gold Standard. Oggi sta distruggendo l’euro.
(Wolfgang Münchau, “L’Italia tra farsa e tragedia”, editoriale pubblicato da “Der Spiegel”, tradotto e ripreso il 6 marzo 2013 dal blog “Voci dalla Germania”).

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