Pareggio di bilancio, l’illusorio rigore degli euro-tecnocrati


Il governo di Mario Monti ha presentato ieri la nota aggiornata del Documento di economia e finanza, Def, nel quale ha confermato l’obiettivo del pareggio di bilancio del 2013. L’equilibrio dei conti pubblici però è da considerarsi come strutturale, ovvero al netto del ciclo economico, la nuova modalità di valutazione introdotta dal Fiscal Compact. L’esecutivo dei tecnici vuole così rispettare il trattato dei bilanci europei, che però sul punto della correzione per il ciclo non è per nulla chiaro, come nota l’analisi di Dino Pesole su “Il Sole 24 Ore” di oggi. Ecco perché l’obiettivo confermato dal governo Monti rischia di essere più illusorio che realistico, sopratutto per l’aggravamento della recessione evidenziato ieri dal peggioramento degli indici economici nel settore manifatturiero e nei servizi in tutta l’eurozona, Germania a parte.

Come ha notato la società di ricerca Markit, nell’unione monetaria si è verificato il peggior trimestre degli ultimi tre anni, dall’aprile 2009, quando Enrico Bondi col premier Montiera appena finito l’impatto shock della crisi finanziaria partita dal crack di Lehman Brothers. Il governo Monti punta su una recessione contenuta per il 2013, una contrazione dell’economia pari allo 0,2%, però già nel 2012 l’obiettivo prefissato è stato clamorosamente mancato.
Il peggioramento della congiuntura internazionale causato dall’esplosione dell’eurocrisi ha portato il nostro paese ad una recessione doppia rispetto alle stime iniziali. Ecco perché solo l’ambiguità della valutazione dell’indebitamento strutturale rende parzialmente credibile l’obiettivo del governo. Anche il pareggio di bilancio introdotto nella nostra Costituzione deve essere adeguatamente definito, chiarendo quali “eventi eccezionali”, comecrisi economiche oppure catastrofi naturali, giustifichino il ricorso all’indebitamento.
Rimane il fatto che nei prossimi anni il nostro indebitamento netto nominale rimarrà negativo nonostante le durissime manovre e l’ossessivo rigore perseguito negli ultimi mesi. E il peggioramento della congiuntura non è purtroppo da escludere, visto lo stato comatoso dell’economia europea, e l’estensione della crisi a livello globale, avvertita con forza negli Stati Uniti ed in Giappone e percepita con inquietudine ora anche da Cina e dagli altri paesi in via di sviluppo. Le revisione al ribasso delle stime di crescita economica, una costante del governo Monti sin dal suo insediamento, rischia di proseguire anche nei prossimi mesi con il conseguente peggioramento dei conti pubblici. Con tanto di pensionamento “sostanziale” del Fiscal Compact, come già avvenuto con il Patto di Stabilità e Crescita cestinato da Francia e Germania agli inizi degli anni duemila.
(Gad Lerner, “L’illusorio pareggio di bilancio del governo”, dal blog di Lerner del 21 settembre 2012).

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