Triste lei? o noi?

Lagarde: pagliaccio triste


di Mario Braconi
Come scrive Krugman sul New York Times, l’aborto dell’Euro è il risultato del tentativo di costruire una unione monetaria in assenza del benché minimo barlume di Europa politica. Il grande capitale d’oltreoceano, libero come un virus, ha trovato il più improbabile degli alleati nel governo del Paese “leader” dell’area euro, il quale, deposte le salutari inibizioni che lo hanno tenuto a bada per qualche decennio, ha finalmente dato libero sfogo alle sue mai sopite tendenze egemoniche.

Razzismo allo stato puro: come altro definire la “missione” della cancelliera di “mettere in riga” le cicale greche, in modo tale che anche gli altri “parassiti” della periferia europea imparino la lezione? Le parole piene di disprezzo di Jürgen Fitschen, una delle figure apicali della Deutsche Bank, danno un’idea di quello che si dice nei salotti del potere tedeschi: “la Grecia? Uno stato fallito, uno stato corrotto”.


Esatto, ma corrotto dalle banche, bisognerebbe aggiungere! E che dire delle esternazioni del vice primo ministro belga, Didier Reynders, il quale non si sa se per stupidità o ignoranza, ha parlato apertamente di una possibile uscita dall’euro della Grecia, sostenendo che la mancanza di preparazione a questo evento, dato a questo punto per altamente probabile, costituirebbe per le banche centrali e per le società private, “un grave errore professionale”.

Nessuna speranza, dunque? Forse non è detta l’ultima parola. Scrive Kruger che l’euro potrebbe ancora essere salvato, sempre che i leader tedeschi e la BCE la piantino di fare i moralizzatori ed affrontino una buona volta la dura realtà. L’economista americano fa un semplice esempio: tanto la Spagna che la Florida sono nei guai causa della bolla immobiliare. Quando però la bolla è scoppiata, il governo federale americano ha continuato a pagare pensioni e prestazioni sanitarie, mentre la Spagna non può contare su un simile sostegno da parte dell’Europa. Da noi i deficit fiscali li finanziano i cittadini.

In effetti la moda di questi giorni è far pagare ai popoli gli errori causati dalla finanza globale e dall’insussistenza politica: alle banche i profitti, ai cittadini le misure di austerità. In effetti sono sorprendenti i risultati di un recente sondaggio, secondo cui vi sono ancora ben 3 cittadini europei su 10 a credere nella validità del progetto Europa. Come scrive Krugman, non c’è alcuna possibilità che la Grecia affronti l’inferno in terra che gli hanno preparato la BCE e il Fondo Monetario Internazionale: tagli devastanti allo stato sociale minimo, disoccupazione oltre il 20% (50% quella giovanile). Il risultato di questa “politica” sono rabbia e frustrazione, eccellente humus per l’estremismo politico.

Il tutto mentre i greci lentamente ma inesorabilmente trasferiscono all’estero quegli stessi euro (a rischio estinzione) che la BCE continua a pompare nei forzieri delle banche greche. Quando la Banca Centrale smetterà di iniettare la liquidità, la Grecia dovrà affrontare il forzato abbandono della divisa unica e il ritorno alla Dracma. Cosa che, ricorda Krugman, condurrà ad una immediata corsa agli sportelli in Italia e Spagna.

Si è detto sopra della insipienza e della pochezza dei “leader” europei. Tuttavia poche testimonianze rendono conto dei gravi deficit professionali ed umani della classe politico-imprenditoriale autonominatasi salvatrice dell’euro quanto le parole in libertà pronunciate da Christine Lagarde in un’intervista resa lo scorso venerdì a Decca Aitkenhead delGuardian. Alla giornalista che le domanda come si senta al pensiero che le sue politiche sono proprio quelle che impediranno ai greci di curarsi o di assumere una baby sitter, l’ex ministro delle finanze francese risponde di preoccuparsi più della sorte dei bimbi del Niger, costretti ad accontentarsi di due ore di lezione al giorno, spesso da fruirsi in piedi, dal momento che laggiù si può contare di una sedia ogni tre alunni. “Anzi, sa che le dico? Ogni volta che penso alla Grecia, penso a tutta quella gente che cerca in ogni modo di evadere le tasse.” Quando Aitkenhead la incalza ("E che dire di chi, in quel paese, deve sopravvivere senza un lavoro e senza servizi pubblici?”), Lagarde declina stolidamente il suo mantra liberista: “Nei loro confronti provo gli stessi sentimenti [sordo risentimento e senso di rivalsa, si direbbe ndr]. Penso anche che dovrebbero aiutarsi da soli e collettivamente.” Come? “Pagando le tasse”.

E’ davvero commovente che una persona tanto in alto nella catena alimentare dimostri attenzione alla tragedia dei bambini africani, sempre che essa sia sincera. Restano da chiarire le ragioni di tanto accanimento contro i bimbi, i vecchi e le mamme greche, apparentemente motivato dalla loro cittadinanza. Ammesso, e non concesso, che siano registrati nello stato di famiglia di conclamati evasori fiscali, per quale ragione dovrebbero essere chiamati a pagare per le colpe dei loro parenti?

Sono parole che fanno il paio con le idiozie demagogiche di Bersani, quando si esercita sulla legittimità del soccorso ad un evasore fiscale colpito da infarto. Tornando alla Lagarde, viene il sospetto che alla signora siano più simpatici i ragazzini del Niger perché, a differenza della Grecia, il Niger non emette bond sull’euromercato. Il furto di futuro che viene perpetrato quotidianamente ai loro danni non ha conseguenze sui mercati finanziari. Per un burocrate ipocrita, la loro tragedia è un comodo “altrove” per ripulirsi l’anima ad uso e consumo dei media.

I deliri della Lagarde sono già abbastanza indigesti, e tali da mettere seriamente in dubbio le sue capacità analitiche e politiche (sorvoliamo  su quelle umane). Se non fosse per il fatto che il direttore generale del FMI percepisce uno stipendio annuo di poco meno di 470.000 dollari l’anno, cui si devono aggiungere un’indennità fissa di circa 84.000 dollari ed una infinità di altri benefit (affitto, rimborso spese del coniuge e dei figli, scuola, assicurazioni sanitarie, immunità per viaggi e trasporti di merci): non c’è dunque da meravigliarsi se Christine consideri i sacrifici degli altri inevitabili. Specie considerando che ogni dollaro che guadagna le arriva rigorosamente esentasse: il FMI è infatti un’organizzazione internazionale.

Secondo il Guardian la penosa uscita della Lagarde potrebbe essere la conseguenza della frustrazione della signora, reduce da una serie di incontri della cosiddetta troika in Grecia, dai quali sarebbe emerso che il prelievo fiscale di quel paese in bancarotta sarebbe stato meno soddisfacente rispetto alle previsioni. Ah, questi Greci che non vogliono pagare le tasse… Considerando che una parte dei loro soldi, dopo un lungo giro, finisce sul conto corrente di gente come la Lagarde, tutto sommato non ci sentiamo di biasimarli più di tanto.

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