Il massacro della Gaza Flotilla è stata una False Flag turco-israeliana, in previsione della guerra alla Siria?


Martin Iqbal Empire Strikes Black [1]   * Fonte www.aurorasito.wordpress.com [2]
[3]Il 31 maggio 2010, terroristi israeliani commisero un atroce atto di violenza che ebbe ripercusioni in tutto il mondo. Una cosa sorprendente per chi non ha familiarità con la storia di terrorismo, odio, sangue e omicidio d’Israele. Altri invece, come i palestinesi, che si ritrovano in intima familiarità con il modus operandi dell’entità sionista usurpatrice, non potevano che guardare senza sorpresa questo macabro ricordo di ciò che ‘Israele’ rappresenta.
Dopo il fatto, sono emerse delle informazioni potenzialmente esplosive, delle implicazioni che meritano una riflessione più attenta. Ci sono indicazioni che il massacro della flottiglia di Gaza dell’aprile 2010, sarebbe ben lungi dalla violenza di routine di Israele, ma una piuttosto una ben pianificata operazione, effettuata con la piena collaborazione del governo turco. Gli obiettivi dell’operazione erano molteplici, ma si pensa che l’assassinio a sangue freddo di quelle nove persone, in acque internazionali, fosse parte integrante della guerra attuale contro la Siria.


Il 17 dicmbre  2011, l’articolo del giornalista spagnolo Daniel Iriarte rivelava un certo numero di fatti importanti. (1) Mentre era in Siria, Iriarte aveva parlato con tre libici collegati ad Abdelhakim Belhaj (preziosa risorsa della NATO e macellaio di Tripoli). Illustrando quanto fosse strumentale per l’intelligence occidentale, Belhaj venne collegato ai falsi attentati di Madrid da nientr’altri che l’ex primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar. Inoltre, è stato un indispensabile pedone della ragnatela della NATO, facendo da spola tra la Libia e la Siria (2), al servizio del nefasto legame occidentale-GCC-israeliano che ora lacera entrambe le nazioni. Quando Iriarte incontrò questi libici, che a quanto pare non fecero alcun tentativo di nascondere la loro identità o nazionalità, affermarono di essere in Siria per “valutare i bisogni dei fratelli rivoluzionari siriani“. Uno degli uomini era il libico-irlandese Mahdi al-Harati, comandante della Brigata di Tripoli e il vice di Abdelhakim Belhaj, a capo del Consiglio militare di Tripoli. Il Consiglio Militare di Tripoli è una forza mercenaria della NATO, incaricata di unificare i mercenari che combattevano la guerra terrestre della NATO in Libia; in sostanza di eseguire il lavoro sporco degli occupanti.
In una comunicazione molto rivelatrice, al-Harati disse ad Iriarte che venne “ferito nell’assalto alla Mavi Marmara, e che trascorse nove giorni in carcere a Tel Aviv“.
NSNBC ha recentemente pubblicato un pezzo molto importante dal titolo “GLADIO, da Bin Laden a Erdogan, Belhadj e Hamas: Mossad e la biancheria sporca della NATO nel 2012“(3).
Christof Lehmann – redattore di NSNBC – ha rivelato a questo autore che una sua ben informata fonte palestinese gli ha confidato che, oltre ad al-Harati, il tesoruccio della NATO Abdelhakim Belhaj era anch’esgli a bordo della Mavi Marmara, quella fatidica notte.
I lettori non dovrebbero essere sorpresi dal fatto che Mahdi al-Harati, che viveva senza preoccupazioni in Irlanda, con centinaia di migliaia di sterline della CIA, (1) fosse stato rilasciato senza problemi dalle autorità israeliane, dopo l’attacco alla flottiglia.
Dopo tutto, al-Harati è stato diligentemente al servizio dell’agenda israelo-occidentale, tornando in Libia dall’Irlanda all’inizio della controrivoluzione di febbraio (come l’agente della CIA Khalifa Haftar) (4), al fine di comandare ‘le forze ribelli’ della NATO.
I lettori dovrebbero invece chiedersi che cosa stessero facendo questi due agenti dell’intelligence occidentale a bordo della Mavi Marmara – una nave per gli aiuti che stava navigando verso Gaza, afffittata dalla coscienza e dal buon cuore degli attivisti umanitari di tutto il mondo, in solidarietà alla Palestina.
Si pensa che il massacro della flottiglia di Gaza sia stato un grande inganno orchestrato da Turchia e Israele, al fine di facilitare l’eliminazione di alcuni personaggi turchi che si sarebbero opposti alla guerra di Erdogan contro la Siria. Persuadere questi uomini, essendo membri dei Fratelli Musulmani e di altri gruppi affiliati, ad entrare nella flottiglia non sarebbe stato un compito difficile, anche considerando che probabilmente si opponevano con veemenza a Israele, ma tenendo presente la loro opposizione alle intromissioni in Siria.
La presenza altamente probabile degli agenti della NATO Belhaj e al-Harati sulla nave (per facilitare l’assassinio degli obiettivi degli squadroni della morte dell’IDF), conferisce credibilità a questa teoria, così sul modo in cui sono stati uccisi i cittadini turchi: esecuzioni sommarie a bruciapelo.
La relazione della missione dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) sull’attacco israeliano alla flottiglia di Gaza, pubblicato nel settembre 2010, provò definitivamente (5) che sei delle vittime erano state uccise in ‘stile esecuzione’ dai terroristi israeliani.
La relazione ha rilevato che non solo Furkan Dogan venne sommariamente giustiziato, come gli altri obiettivi di questa violenza israeliana, ma venne immobilizato a terra per ‘qualche tempo’, incapace di reagire, prima che gli si sparasse in testa a bruciapelo. Questo metodo di esecuzione, usato dagli agenti israeliani, suggerisce che avevano l’ordine di uccidere metodicamente certi passeggeri della nave.
Questa idea è fortemente corroborata dalle notizie secondo cui i soldati dell’IDF avevano già le liste dei bersagli da assassinare (6), quando presero la nave.  Un altro obiettivo strategico di questa operazione era mobilitare il sostegno pubblico turco a favore di Erdogan, che immediatamente adottò un atteggiamento aggressivo (ma completamente vuoto) nei confronti d’Israele. Questo sostegno pubblico era destinato ad essere incanalato in una campagna turca contro la Siria – una campagna in cui gli agenti della NATO  Belhaj e al-Harati erano e sono intimamente coinvolti.
Christof Lehmann ha descritto il massacro della flottiglia per Gaza come “la falsa bandiera più ingannevole nella storia contemporanea“. Nel momento in cuiHamas – la fazione principale della resistenza palestinese all’usurpazione israeliana – ha cominciato ad allinearsi con il Qatar e l’Arabia Saudita (7) (che sono tra gli architetti della guerra in Libia e Siria), questa possibilità sembra chiara, convincente e degna di attenta considerazione.
Aggiornamento del 4 febbraio 2012
Un articolo del 3 giugno 2010 di Ali Abunimah è molto importante al riguardo. Nel suo articolo intitolato “Israele tenta di assassinare lo sceicco Raed Salah, sulla Mavi Marmara, ma uccide invece un ingegnere turco“, (8) Abunimah presenta alcune prove circostanziali che supportano l’idea che l’assalto israeliano alla flottiglia sia stata un’operazione di omicidio mirato. Ricordiamo – Israele non aveva alcuna reale necessità di assalire la nave sparando con tutte le armi – la sua marina era semplicemente in grado di danneggiare le eliche e di rimorchiare la nave in porto.
Le informazioni presentate da Abunimah suggeriscono che Israele abbia tentato di assassinare il palestinese cittadino d’Israele e influente figura del Movimento islamico, lo sceicco Raed Salah. Il cittadino turco Ibrahim Bilgen vene assassinato dai soldati israeliani, che piantorono quattro pallottole su di lui – alla tempia, al petto, ai fianchi e alla schiena. Abunimah teorizza che Bilgen sia stato scambiato per Salah dagli squadroni della morte israeliani, a causa della sua estrema somiglianza fisica. Questo è evidente quando si giustappongono le immagini dei due uomini (8).
Inoltre, l’articolo di Abunimah fa riferimento a un video della presunta ‘lista della morte’ trovata sulla flottiglia. Il seguente passo dell’articolo di Abunimah sottolinea ulteriormente l’idea che i soldati dell’IDF fossero lì col preciso scopo di uccidere certe persone:
Nelle preghiere del Venerdì, secondo al-Jazeera, Al-Haj Sheikh aveva detto che i soldati israeliani selezionarono dei passeggeri per l’esecuzione – quasi come se scegliessero quali animali uccidere.
Chi erano le persone nominate nella presunta ‘lista della morte’? Erano le stesse persone che Israele avrebbe poi assassinato? Tenendo presente l’assassinio probabilmente per errore di Ibrahim Bilgen, e la morte del 19.enne Furkan Dogan (un ragazzino che non avrebbe potuto essere un bersaglio di tali profonde dispute geopolitiche), c’è un’alta probabilità che i morti non siano stati tutti obiettivi prefissati da Israele.
Poichè Israele ha avuto ed ha il monopolio completo di video, foto e tutte le prove fisiche che furono lasciate sulla nave (probabilmente ora tutte distrutte), ci siamo in gran parte limitati a speculazioni.
Turchia e Israele post-Flotilla: il mito dei legami recisi
A un anno dal massacro della flottiglia, i legami economici e militari tra la Turchia e l’entità sionista erano in pieno boom, mettendo da parte il mito che le due nazioni avessero tagliato (o anche leggermente ridotto) i loro contatti.
Due articoli, uno del quotidiano Hurriyet della Turchia e uno del New York Times, danno un quadro convincente della stretta integrazione economica e militare di cui Israele e Turchia continuano a godere, nonostante la finta postura di Erdogan.
Menashe Carmon, un uomo d’affari israeliano che è nato a Istanbul, ha detto al New York Times (9) che poche settimane dopo il massacro della flottiglia, “Non c’erano compagnie israeliane che stessero lasciando la Turchia“, e che “Il business è business, e null’altro, e che gli investimenti sono crescita.”
L’articolo del NYT sosteneva, inoltre, che secondo funzionari turchi una stretta cooperazione tra Israele e l’esercito turco continuava dietro le quinte, anche dopo lo spargimento di sangue della flottiglia:
Poche settimane dopo il raid alla flottiglia, una delegazione militare turca era arrivata in Israele, per apprendere come utilizzare lo stesso velivolo senza pilota utilizzato da Israele per dare la caccia ai militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. L’affare dei droni da 190 milioni dollari non era stato cancellato, anche se gli istruttori israeliani in Turchia furono richiamati dopo il raid.
Doron Abrahami, membro dello staff presso il Consolato israeliano a Istanbul, aveva anche rivelato che una importante collaborazione nella ricerca e sviluppo, tra Israele e Turchia, era stata commissionata solo poche settimane dopo l’assalto alla Mavi Marmara. Questa era solo una delle 20 analoghe iniziative di collaborazione:
Gli affari sono affari“, ha detto, mostrando un invito del 15 luglio, co-firmato dalle agenzie economiche di Turchia e Israele, poche settimane dopo il raid israeliano, che invitava le aziende israeliane e turche a presentare offerte per una ricerca cofinanziata e sviluppata, una delle oltre 20 operazioni del genere che si diceva fossero in corso.
L’Export Manager della società turca Necat Yuksel (che ha importato 40 milioni di dollari di prodotti chimici da Israele, nel 2009), ha rivelato che le vendite da Israele non hanno mostrato segni di rallentamento. In realtà, non un solo contratto era stato annullato. (9)
Circa un anno dopo, un dirigente della turca Yakupoglu aveva parlato con  Hurriyet, nel maggio 2011. Il manager aveva rivelato (10) che la Turchia acquistava equipaggiamenti bellici high-tech da Israele, mentre l’esercito d’Israele veste prodotti turchi, soprattutto gli stivali dell’esercito. Inoltre, parlando un anno dopo l’attacco alla flottiglia, il manager rivelava che non vi era stata alcuna interruzione negli affari della sua azienda con Israele.
Il commercio tra Israele e la Turchia ha raggiunto il picco di 3,442 miliardi di dollari, alla fine del 2010 (l’anno del massacro della flottiglia), rispetto ai 2,580 miliardi nel 2009 (10).
Uriel Lynn, presidente della Camera Centrale di Commercio israeliana e di Tel Aviv, ha detto a Hürriyet che “i rapporti commerciali Turchia e Israele sono sempre più forti, nonostante i conflitti politici … i turchi e gli israeliani non sono in lotta; il boom del commercio in entrambi i paesi dimostra che … il commercio e gli investimenti bilaterali non sono stati affatto colpiti dalla situazione politica.”
Nel secondo trimestre del 2011, la Turchia era il principale partner commerciale d’Israele nella regione, e il secondo nel mondo, secondo Ahmet Reyiz Yilmaz – a capo del Gruppo Yilmazlar – da 17 anni coinvolto nei grandi progetti edilizi in Israele.
Insieme, tutte queste relazioni di poco dopo l’attacco flottiglia, e di circa un anno dopo, dimostrano chiaramente che non c’era assolutamente alcuna sospensione degli strettissimi legami economici e militari tra Israele e Turchia. Qualsiasi degrado percepito nelle relazioni era solo retorica, il massacro della flottiglia di Gaza non ha avuto alcun effetto significativo sul partenariato tra l’entità sionista e la Turchia.
Note
(1) ‘Islamistas Libios se desplazan a Siria para ayudar a la revolucion‘ – ABC.es
(2) ‘Free Syrian Army commanded by Military Governor of Tripoli’, Thierry Meyssan
(3) ‘GLADIO, Bin Laden to Erdogan, Belhadj and Hamas: Mossad´s and NATO´s Dirty Underwear 2012′, di Christof Lehmann (3)
(4) ‘A CIA commander for the Libyan rebels’ di Patrick Martin
(5) ‘UN Fact-Finding Mission Says Israelis “Executed” US Citizen Furkan Dogan’ , Gareth Porter
(6) ‘Turkish Sources – Israeli Advance Target Assassination List Found on Flotilla’ – Redacted News
(7) ‘Hamas and al-Jamaa al-Islamiya: The New MB Look’ – Al-Akhbar English
(8) ‘Did Israel try to assassinate Sheikh Raed Salah on Mavi Marmara but kill a Turkish engineer instead?’, Ali Abunimah
(9) ‘Turkey and Israel Do a Brisk Business’, Dan Bilefsky
(10) ‘Business as usual between Turkey, Israel’ – Hürriyet Daily News, 30 Maggio 2011
Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora [4]



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[4] SitoAurora: http://sitoaurora.altervista.org/home.htm

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