Italia regina del gas: Snam fa gola ai mandanti di Monti

«I gruppi finanziari mangiano la carne cruda dei lavoratori solo quando hanno finito la ciccia vera, ed è la fine di quella ciccia a preparare l’ecatombe». Domanda: cosa c’è ancora di veramente divorabile in Italia? Ovvero: cosa fa del nostro paese una realtà tuttora capace di forza economica e soprattutto geopolitica, lasciandogli rilevanti carte strategiche da giocare sullo scacchiere globale dove si decidono le sorti di interi popoli? Risposta semplicissima: le grandi infrastrutture utili, come quella del gas, messa a punto da un colosso come Snam i cui bilanci vanno a gonfie vele e probabilmente preoccupano chi ha fatto di tutto, finora, per spolpare l’Italia. Mentre i giornali parlano solo di legge elettorale e articolo 18, che qualcuno definisce “armi di distrazione di massa”, Stefano Serafini di “Alternativa” propone una domanda scomoda: siamo certi di sapere quale sia il vero compito di Mario Monti?


SnamI precedenti sono ben noti, e raccontano degli innumerevoli tentativi di scalare il gruppo Eni, «vera spina dorsale della nostra ricchezza e della nostra forza geopolitica». Era l’Eni il vero obiettivo delle «minacce internazionali al governo Berlusconi, culminate nell’orrore della guerra libica», afferma Serafini, membro del comitato scientifico del laboratorio fondato da Giulietto Chiesa. E prima ancora, c’era stato «il ladrocinio – definito eufemisticamente “privatizzazione” – ai danni delle società a partecipazione statale italiane, iniziato in concomitanza al crollo dell’Unione Sovietica». Una serie di “spolpamenti” a ripetizione, che fece scivolare l’Italia dalla settima alla trentesima posizione fra i paesi più sviluppati del mondo. Troppo creativa, ingegnosa e vitale: l’Italia dava fastidio e andava a tutti i costi “punita”, ha ricordato l’economista francese Alain Parguez, già consigliere di Mitterrand, al summit di Rimini sulla Modern Money Theory promosso a febbraio da Paolo Barnard.

Se per gli economisti neo-keynesiani il dramma nasce con l’imposizione autoritaria dell’euro (una moneta-fantasma, non pubblica, che gli Stati devono prendere a prestito a caro prezzo, condannandosi così alla crisi irrisolvibile del debito pubblico privatizzato), Stefano Serafini sottolinea l’enorme potere di ricatto che ha acquisito la finanza internazionale, che emana diktat e impone i suoi uomini-chiave alla guida di paesi “ribelli” come la Grecia o “scomodi” come l’Italia: quello che Francia e Germania non ci perdonano, dice Parguez, è la nostra famosa capacità di mobilitare risorse creative, raggiungendo risultati impensabili, anche grazie al supporto strategico di grandi strutture come il gruppo Eni. Serafini invita a rileggere i bilanci della Snam, resi pubblici dal presidente Salvatore Sardo: quasi 800 milioni l’utile netto del 2011, mentre la tendenza per il 2012 sfiora il miliardo di euro.
gasdottoSalvatore Sardo e Carlo MalacarneNotizie ancora più interessanti il 13 marzo dall’amministratore delegato Carlo Malacarne: da qui al 2015, Snam punta allo sviluppo del sistema italiano delle infrastrutture del gas e all’espansione all’estero, con l’obiettivo di contribuire a fare dell’Italia un hub del gas per il Sud Europa. «Nei prossimi anni – spiega Malacarne – per il mercato del gas si prevede una crescita progressiva della domanda, accompagnata dalla necessità di avere maggiori garanzie per la sicurezza degli approvvigionamenti e la flessibilità del sistema». Snam è oggi nelle condizioni di cogliere le opportunità connesse all’attuazione del Terzo Pacchetto Energia dell’Unione Europea. Obiettivo: «Realizzare le condizioni per la creazione di un “gas-hub” per il sud Europa che permetta di trasformare l’Italia da Paese consumatore a sistema di transito del gas, data la sua strategica posizione geografica che la vede un crocevia naturale dei principali flussi di gas dai paesi produttori ai paesi consumatori».
L’annuncio della Snam fa esplicito riferimento al “South Stream”, progetto messo a punto da Berlusconi e Putin: il super-gasdotto russo a grande partecipazione italiana libererebbe l’Europa da buona parte della dipendenza statunitense, mediata da Stati-satellite come l’Ucraina e la Polonia, al centro delle periodiche “guerre del gas” che si accendono ogni inverno, minacciando di lasciare a secco le industrie europee. Proprio contro il “South Stream”, che darebbe un enorme potere all’Italia grazie all’alleanza commerciale con la Russia, negli ultimi dieci anni sono state mosse tutte le principali operazioni geopolitiche e militari nell’area. Serafini è esplicito: «Ho il sospetto che l’ultima grande privatizzazione contro il cuore del sistema-Italia, la privatizzazione di Snam, sia il vero obiettivo di Monti e dei suoi padroni, nel quadro della definitiva sudditanza del paese al sistema finanziario internazionale che ha il suo principale braccio armato in ciò che resta degli Stati Uniti d’America». Un crimine, aggiunge Serafini, al cui confronto tutte le chiacchiere dell’agenda politica sono solo «teatro da cavallette».

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