ISLANDA: NO Euro, NO Europa!

L'ISLANDA SOGNA L'ALTERNATIVA ALL'EURO - L’Islanda è pronta a rinunciare all’ingresso nell’Unione europea e all’adozione dell’euro. L’instabilità politico-finanziaria dell’Eurozona, le continue pressioni di Gran Bretagna e Olanda affinché il Paese dell’Europa settentrionale restituisca i denari ai creditori britannici e olandesi del fallimento del fondo Icesave stanno spingendo il popolo islandese a soluzioni alternative come quella del dollaro canadese. Il primo ministro islandese Johanna Siguardardottir dal canto suo ha sottolineato che il piccolo Paese nordico si trova di fronte una scelta tra l’utilizzo del dollaro canadese e quello dell’euro convinta che “la situazione non può rimanere così com’è”. 

Di Andrea Perrone
Rinascita 
“La scelta è tra la perdita della sovranità islandese in fatto di politica monetaria con l’adozione unilaterale della moneta di un altro Paese o diventare un membro dell’Ue”, ha dichiarato Siguardardottir durante un discorso alla convenzione del Partito dell’Alleanza socialdemocratica nella capitale islandese. Per affrontare e decidere sul da farsi, l’Islanda è pronta a indire un referendum sull’ingresso nell’Unione europea agli inizi del prossimo anno, ma a peggiorare la situazione è la crisi dell’Eurozona che ha messo a dura prova la fiducia degli islandesi nell’Unione economica come rifugio sicuro per il loro futuro. A lanciare l’idea alternativa è stata la scorsa estate l’opposizione sottolineando che il dollaro canadese (loonie) potrebbe rappresentare una soluzione più interessante rispetto alla moneta unica europea. 


In prima linea per questo obiettivo c’è il Partito Progressista islandese, attualmente all’opposizione, che è guidato da Sigmundur Davíð Gunnlaugsson e alle ultime elezioni nel 2009 ha ottenuto il 14,8 per cento dei voti. Gunnlaugsson e gli altri vorrebbero adottare il dollaro canadese perché dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, che ha colpito duramente l’Islanda con il fallimento a catena delle sue tre principali banche, la corona è stata svalutata decisamente rispetto al dollaro americano: dal 2008 ha perso infatti circa metà del suo valore.
Secondo i sondaggi sette islandesi su 10 vogliono abbandonare la krona, tanto più che i cittadini sono indecisi fra l’adottare l’euro oppure il dollaro canadese. I rilevamenti sottolineano comunque che solo il 26 per cento degli islandesi si dice pronto a aderire all’Unione europea. L’ambasciatore canadese in Islanda, Alan Ossa, ha sottolineato che Ottawa è “aperta a discutere la questione”. 

Il crollo delle tre banche più importanti del Paese nel 2008 ha fiaccato l’economia islandese che però lentamente si sta riprendendo dopo il netto rifiuto dei cittadini del Paese nordico di ripagare i creditori e di ricevere un prestito dal Fondo monetario internazionale (Fmi).
Ma il crack finanziario ha spazzato via i risparmi e le pensioni degli islandesi. E solo da alcuni mesi il paese dell’Europa settentrionale sta finalmente risalendo la china, tanto che l’Fmi ha prospettato una crescita economica del 2,5% per il 2012 e un calo della disoccupazione al 7 per cento. Ma il ricordo di quanto accaduto quattro anni orsono non va proprio giù ai cittadini della piccola Repubblica islandese, tanto che le indagini sui colpevoli continuano: ai primi di marzo l’ex premier islandese Geir Haarde è stato accusato e processato per “grave negligenza” sul crollo bancario del 2008. Ad aggravare il malcontento e le preoccupazioni degli islandesi sono anche le richieste di Olanda e Gran Bretagna che pretendono 4 miliardi di euro dal Paese nordico. In un referendum tenuto nei mesi scorsi i cittadini hanno respinto qualsiasi rimborso economico ai creditori britannici e olandesi, provocando una spaccatura con i due Stati membro dell’Unione europea. 

Qualche giorno fa il conservatore britannico Marina Yannakoudakis, in un dibattito all’Europarlamento sull’Islanda si è rifiutato di sostenere la partnership del Paese nordico nell’Unione europea, sostenendo che “il governo islandese sta evitando il suo obbligo legale di pagare un risarcimento minimo ai creditori britannici”. È questa una delle cause come abbiamo già evidenziato che spinge gli islandesi a rinunciare all’ingresso nell’euro. Persino alcuni investitori come Heidar Gudjonsson, economista presso il Centro di Ricerca islandese per gli studi sociali ed economici, sostengono infatti l’adozione del dollaro canadese per la piccola Repubblica visto la loro comune identità geografica legata all’Artico e all’economia di esportazione. 

“Il loro mix di esportazione è molto, molto simile al nostro”, ha dichiarato l’economista. Ma non è solo Gudjonsson a sostenere questa soluzione. Da qualche tempo, infatti, alcuni politici e industriali islandesi stanno facendo pressioni per rinunciare alla moneta unica europea e puntare invece sul dollaro canadese. A questo proposito, le loro delegazioni avrebbero già incontrato diplomatici canadesi per discutere il progetto. Indubbiamente l’Islanda perderebbe il controllo della propria politica monetaria e quindi della sovranità economica, che passerebbe di fatto nelle mani di Bank of Canada, ma uno scenario simile si ripeterebbe anche con l’Unione europea, soprattutto alla luce dell’ultimo patto di bilancio approvato da quasi tutti gli Stati membri Ue. E di questi tempi il dollaro canadese è più sicuro dell’euro.  

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