Giornalisti cialtroni.

Oslo, Montauban, Tolosa. Giornalisti cialtroni. Punto

Un anno fa, ci fu la strage di Oslo.
Senza un attimo di esitazione, Guido Olimpio (e innumerevoli suoi colleghi in tutto l’Occidente) affermarono che si trattava di un attentato compiuto da al-Qaeda.
Poi è venuto fuori che si trattava di un solitario, con simpatie di estrema destra. A questo punto, i giornalisti cialtroni, invece di strisciare per terra chiedendo scusa, si sono accaniti a cercare le prove del Complotto, questa volta da parte dei movimenti islamofobi. I cui dirigenti non saranno il massimo dell’intelligenza, ma capiscono perfettamente che una strage del genere è il modo migliore per distruggere tutto ciò che hanno costruito, e quindi sicuramente non sono correi.
Con la triplice strage in Francia – due attachi distinti ai parà francesi e uno alla scuola ebraica di Tolosa – i media si sono comportati allo stesso modo, ma invertendo i fattori.

Questa volta, i giornalisti cialtroni hanno deciso che la strage doveva essere “opera dei neonazisti“.
Poi è venuto fuori che si trattava di un solitario, con simpatie per al-Qaeda. Possiamo ipotizzare che la prossima tappa del giornalismo cialtrone consisterà, non nello strisciare per terra chiedendo scusa, ma nel cercare le prove del Complotto, questa volta da parte della “rete dell’estremismo islamico”.
Immaginiamo gli alti e bassi nell’entourage di Marine Le Pen“oddio, siamo spacciati! Dicono che l’assassino è uno xenofobo di destra!”, poi una mattina radiosa, la Signora viene svegliata con una telefonata, “Madame, è un musulmano!“. Di corsa a scrivere un discorso di fuoco chiedendo espulsioni telecamere della laicità.
Ora, sia a Oslo che in Francia, c’era una sola cosa che si poteva capire da subito, e cioè che gli attentati erano opera di solitari e che non poteva esistere alcun Complotto.
Per il semplice motivo che in tempi di controllo totale, solo una persona che agisce in assoluta solitudine ed evita accuratamente di frequentare gruppi (o Facebook) sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere. Per dire, Le Monde ci racconta casualmente che l’attentatore è passato davanti a ben 46 telecamere di videosorveglianza a Montauban, che non sarà più fortezza paranoica di qualunque altro posto nel nostro Occidente contemporaneo.
In questo senso, ogni pista al plurale – “i” neonazisti, “gli” estremisti islamici, “gli” anarchici – è impossibile in partenza.
Purtroppo, siamo programmati in modo tale che chi ha riconosciuto la cialtroneria dei giornalisti nel caso di Oslo, tacerà di fronte alla cialtroneria nel caso francese, e viceversa. Mentre è solo cogliendo la natura trasversale del modello cialtronesco mediatico,che si capisce che si tratta proprio di un meccanismo e non dell’imbecillità di un singolo giornalista.
Godiamoci comunque alcune perle di questi giorni.
Sul blog di Panorama, una certa Anna Mazzoni, sotto il titolo Neonazisti: i crimini dei nipotini di Hitler che sognano il quarto Reich – LA CLASSIFICA  esordisce:
“La strage nella scuola ebraica di Tolosa ha drammaticamente riacceso i riflettori sull’universo neonazista [...]
Gruppi e gruppuscoli spuntano come funghi, in tutto il mondo. Il cuore dei neonazisti resta il Vecchio Continente, con movimenti più numerosi proprio tra Francia, Germania e Gran Bretagna, e picchi nei Paesi Nordici, dalla Svezia alla Finlandia, ma i nipotini di Hitler sono distribuiti in tutto il mondo. Dalla Mongolia al Cile, e poi gli Stati Uniti, l’Africa, l’Australia, la Russia. Truppe di fedelissimi al Fuhrer, che ne onorano la memoria e che sognano il suo ritorno nelle vesti di un nuovo Messia.”
Segue un caotico elenco telefonico di sigle, alcune con bizzarri errori di ortografia, e infine la conclusione:
“Spesso agiscono “in solitaria”, come Anders Breivik, che a luglio dell’anno scorso ha massacrato 70 giovani sull’isola di Utoya, di fronte a Oslo. Ma il più delle volteoperano in gruppo. Si sa, i vigliacchi si sentono più forti se seguono una mandria ed è più facile nascondere il loro volto mentre compiono delitti infami.”
Quest’ultimo paragrafo è in qualche modo necessario: il Solitario, al di fuori dei romanzinoir, non è una notizia politica, e soprattutto non permette alcuna soluzione repressiva.
Repubblica è un quotidiano che lo scorso ottobre si è distinto per aver invitato i propri lettori a fare i delatori contro i manifestanti che si sono scontrati con la polizia a Roma.
E nello stesso stile, ospita un articolo di Barbara Spinelli che spiega agli ignoranti “Il male oscuro dell’Europa“.
Essendo figlia di uno dei fondatori dell’Europa economico-politica, la signora cerca subito di capire come un fatto di cronaca a quel momento ancora del tutto misterioso possa contribuire dei bambini-martiri al suo pallino preferito.
La nostra detective-filosofa spiega così i retroscena del delitto.
Dunque, l’Europa è in crisi:
“Il naufragio del sogno europeo, emblema di riconciliazione dopo secoli di guerre, e di vittoria sulle violenze di cui Europa è stata capace, partorisce mostri.”
Ora, l’Unione Europea ha 500 milioni di cittadini.
Se mettiamo insieme tutti gli attentatori solitari di questi ultimi tre o quattro anni, daMohammed Game unico terrorista islamico nella storia italiana, ad Anders Behring Breivik, a Gianluca Casseri, al dimenticato anticlericale di Rovereto, quanti saranno? Dieci? Faranno pure notizia, ma non sono certo un fenomeno sociale. Però Barbara Spinelli riesce a trasformare questa decina di solitari in compatte masse che marciano, basta tirar fuori la Hitler card e diventano milioni:
“Non dimentichiamo che il nazismo quando prese il sopravvento aveva caratteristiche affini, e assecondava la furia amok: “Marcia senza approdo, barcollamento senza ebbrezza, fede senza Dio”, così lo scrittore socialdemocratico Konrad Heiden descriveva, nel 1936, la caduta di milioni di tedeschi nel nazismo e nell’”era dell’irresponsabilità”.”
Creativamente, la signora Spinelli riesce pure a tirare in ballo la Lega:
“In Italia abbiamo la Lega, e banalizzati sono i suoi mai sconfessati incitamenti ai linciaggi.”
Cioè, la signora Spinelli sta usando quello che si rivelerà essere un assassino che sembra la caricatura di ciò che la Lega denuncia, per accusare indirettamente la Lega dell’omicidio di quattro bambini. Io litigo con la Lega da anni, ma un colpo basso così non lo userei contro i miei peggiori nemici.
Poi arriviamo al punto che interessa davvero Barbara Spinelli: attaccare quello che deve essere un suo eterno rivale sul palcoscenico mediatico, Ernesto Galli Della Loggia, che ha detto che l’Europa attuale sta demolendo la sovranità nazionale, “unico contenitore della democrazia”. E così Barbara Spinelli lancia i morti in Francia all’attacco, contro il suo concorrente:
“È una verità molto discutibile, quantomeno. Lo Stato nazione è contenitore di ben altro, nella storia. Ha prodotto le moderne democrazie ma anche mali indicibili: nazionalismi, fobie verso le impurità etnico-religiose, guerre. Ha sprigionato odii razziali, che negli imperi europei (l’austro-ungarico, l’ottomano) non avevano spazio essendo questi ultimi fondati sulla mescolanza di etnie e lingue. La Shoah è figlia del trionfo dello Stato-nazione sugli imperi. Vale la pena ricordarlo, nell’ora in cui un fatto criminoso isolato, ma emblematico, forse ci risveglia un po’.”
Ora, ci sarebbe molto da dire a favore e contro le tesi della Spinelli e di Della Loggia. Ma ciò che è interessante è quanto i cadaveri freschi siano utili per regolare conti mediatici.
In base a tutta l’esperienza passata, credo che assisteremo adesso a due fenomeni.
La caccia alla Pista Islamica, con foto del defunto sheykh Osama e diagrammi con frecce che indicano tutte le Basi Operative di al-Qaeda in Francia (“Parigi: al-Qaeda 1.218 militanti; Bordeaux, 353 militanti…”);
e soprattutto un gran coro, che unisce fraternamente Destra e Sinistra:
“Più galera per tutti!”

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