A proporre la modifica è stato l’eurocrate Hermann van Rompuy che sogna un Superstato dell’Unione che annulla le entità statali

Un nuovo Trattato Ue al servizio dei poteri forti

        
L’Unione europea può superare le pastoie di nuovi referendum nazionali adottando un escamotage legale che modifichi rapidamente il Trattato di Lisbona. A proporre la misura in grado di aggirare completamente il volere popolare e allentare la supremazia franco-tedesca è stato il presidente del Consiglio Ue, Hermann van Rompuy (nella foto). L’eurocrate, legato a doppio filo con l’Alta Finanza attraverso il Bilderberg Group e la Commissione Trilaterale, ha presentato un rapporto di due pagine che permette di cambiare soltanto un protocollo allegato al Trattato di Lisbona piuttosto che modificare il Trattato stesso, evitando così un lungo e tortuoso percorso dal futuro politicamente incerto di ratifica da parte dei parlamenti nazionali e, in alcuni casi, di consultazioni popolari.

A detta di Van Rompuy, invece, si può trovare rapidamente una soluzione a patto che i leader europei approvino all’unanimità la riformulazione di questo unico protocollo, e così modifiche possono essere raggiunte quasi istantaneamente, a seguito di formali consultazioni con la Banca centrale europea e l’Europarlamento. Il presidente Ue si è riferito in particolare all’articolo 126 comma 2 del Trattato che si occupa del deficit eccessivo, citato nel protocollo 12 allegato al testo del documento, separato però dal Trattato stesso. Una proposta quella di Rompuy, predisposta in vista del Consiglio europeo di oggi e inviata ieri l’altro a tutti i governi dell’Unione.  La revisione del protocollo 12 potrebbe essere realizzata entro marzo 2012 e richiederebbe esclusivamente l’unanimità ma non la ratifica dei singoli Stati membri. Il documento di Van Rompuy, ad una prima lettura, sembra un difficile tentativo di equilibrismo per salvare l’euro senza cedere alle pressioni di Francia e Germania che – visti i rapporti di forza in campo – darebbero in particolare a Berlino un’indiscutibile egemonia nella “nuova eurozona”, ancora più forte di quella attuale anche a danno degli Stati meno “virtuosi”. L’insistenza di Van Rompuy sulla revisione del protocollo 12 sembra voler indicare un obiettivo minimo a portata di mano in tempi brevi. Ma il rischio è che Berlino e Parigi vogliano approfittare per alzare la posta e puntare ad un accordo intergovernativo ristretto che tagli fuori Commissione e Corte di Giustizia. Significa non avere più un organo comunitario sovranazionale e un contrappeso giuridico che garantisce l’applicazione delle regole comuni. E questo è invece quello che sperano di realizzare gli uomini legati all’Alta Finanza come Van Rompuy e il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che mirano alla creazione di un Superstato Ue annullando il potere degli Stati nazionali. E scendendo in particolari si può affermare che la proposta servirà a rafforzare la governance economica dell’Eurozona, favorendo una cooperazione rafforzata tra i membri dell’area euro su materie come il lavoro, le pensioni, il fisco e l’integrazione finanziaria sul modello di Schenghen. Con molta abilità inoltre il rapporto predisposto da Van Rompuy prevede che solo “in una prospettiva di lungo periodo” vi sarà la necessità di “mettere in comune il debito” degli Stati membri, facendo così un fugace riferimento agli eurobond, non citandoli apertamente per il timore che questa soluzione provoca nei tedeschi. Non a caso il documento di Van Rompuy avverte subito che qualsiasi decisione in questo senso deve essere vincolata ad un rafforzamento significativo “della disciplina di bilancio e della compliance in modo da eliminare l’azzardo morale da parte degli Stati membri”. Un passaggio, quest’ultimo, che dimostra quale sia il peso dei tedeschi e il timore di un veto di Berlino nella proposta comunitaria. Ma oltre all’opposizione franco-tedesca il documento di Rompuy sulla cooperazione rafforzata tra i 17, presenta una complicazione non da poco: il rapporto con il Regno Unito che è fuori dall’Eurozona. Proprio su questo infatti il premier britannico David Cameron ha scritto un editoriale di suo pugno sul Times, affermando che porrà il veto a qualsiasi nuovo Trattato se non sarà garantita una protezione adeguata agli interessi della City di Londra. “Fino a quando otterremo questo, allora il Trattato potrà andare avanti. Se non potremo avere tali garanzie, allora questo verrà meno”, ha sottolineato Cameron. Insomma i popoli del Vecchio Continente dovranno subire passivamente il peso degli Stati membri, degli interessi dell’Alta Finanza e dell’euroscetticismo britannico, fin quando non giungerà il loro risveglio dal torpore psico-fisico che porterà ad una radicale liberazione dal giogo dei poteri forti.

Articolo letto: 210 volte (08 Dicembre 2011)
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=11977 

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