Gli «enigmatici» attentati intra-islamici

Gli «enigmatici» attentati intra-islamici (…e la disinformazione quotidiana)
Posted By Lino Bottaro On 20 dicembre 2011 @ 07:17 In GUERRE | 3 Comments

Fonte: effedieffe * link [1] * Articolo di Maurizio Blondet * 28 Settembre 2010

[2]Saad Hariri, attuale primo ministro libanese e figlio del premier Rafik Hariri, assassinato nel febbraio 2005 in un mega attentato, ha ammesso pubblicamente: «Abbiamo sbagliato ad accusare la Siria dell’assassinio di mio padre, l’abbiamo fatto per motivi politici…».

Questa tardiva (ma rara) resipiscenza ha motivi politici. In realtà, il Tribunale Speciale sul Libano allestito dall’ONU, dopo aver tentato per anni e invano di provare che i siriani erano i mandanti dell’attentato, cambiato personale (il procuratore tedesco Detlev Mehlis s’è dovuto dimettere: aveva manipolato testimoni) oggi sotto la guida di Antonio Cassese si preparava a mettere sotto accusa, per l’attentato, Hezbollah (e dietro questo, l’Iran): il governo israeliano contava di provocare una guerra civile libanese (Hezbollah fa parte del governo di unità nazionale sotto Hariri jr.) o di avere il pretesto di interventire in Libano contro l’organizzazione sciita, ormai bollata dall’ONU come criminale internazionale.


Il tentativo è fallito. Il capo di Hezbollah, Sayyed Nasrallah, ha portato
al Tribunale prove che Israele sarebbe implicato nell’attentato Hariri, come
dimostrerebbero intercettazioni telefoniche: recenti arresti di spie in
Libano (su indicazione di Hezbollah, che per sè ha installato una rete di
telecomunicazioni autonoma, ed ha condotto proprie indagini sulla rete di
spie ebraiche) hanno dimostrato che il Mossad aveva almeno un centinaio di
uomini suoi nelle telecom libanesi. Adesso il Tribunale ha in mano queste
prove e, come ha detto il generale Aoun (il capo dei cristiani libanesi) non
può gettarle nel cestino senza screditarsi definitivamente.

Persino il re saudita ha mandato il capo dei suoi servizi segreti in
Francia, con una lettera a Sarkozy in cui lo prega di trovare una via
d’uscita
per il Tribunale, nei guai perchè non riuscirebbe più ad incolpare
Hezbollah… Sarko ha risposto che la cosa non dipende da lui, perchè sul
Tribunale esercitano influenza solo gli americani.

John Bolton
«Americani» è un po’ generico: meglio dire John Bolton, ambasciatore USA
all’ONU
sotto (o sopra) Bush jr., nonchè membro del Jewish Institute For National
Security Affairs, dell’American Enterprise, del Project for a New American
Century (la fondazione culturale che auspicò, nel 2000, «una nuova Pearl
Harbor» per convincere gli americani a fare le guerre del nuovo millennio)
insomma un neocon che è capace di tutto per amore di Israele, specie
alimentare strategie della tensione nei Paesi musulmani. Del resto, Thierry
Meyssan (Réseau Voltaire) ha rivelato che il procuratore Mehlis era da anni
«consulente» strapagato di sedicenti centri di ricerca americani finanziati
dall’AIPAC, American Israeli Political Committee. (La commission Mehlis
discréditée)

Detlev Mehlis
E’ anche noto che, avendo dovuto Mehlis ritirarsi, Bolton disse che per il
Tribunale sul Libano cercava «un clone di Mehlis». Se l’abbia o no trovato
in Cassese, ormai, sembra non faccia differenza: il piano di
destabilizzazione del Libano pare sventato. Per il momento. La versione
ufficiosa è che il regime saudita abbia fatto le dovute pressioni su Hariri,
suo satellite: vuole staccare la Siria dall’abbraccio con l’Iran, obbligato
finchè Damasco si sente sotto attacco internazionale ed isolata come
Stato-terrorista secondo gli ordini israeliani.

Il fatto è che Hezbollah sciita non esce solo politicamente più forte, ma
anche con il ruolo morale di audace bocca della verità nel mondo islamico.
Giorni fa Sayyed Nasrallah ha reso una dichiarazione rivelatrice: «Se il
livello delle attività spionistiche israeliane è così alto in Libano, che
cosa si deve dire dello spionaggio israeliano in Iraq, sotto occupazione
americana? Sappiamo tutti che un Iraq forte ed unito è anatema per Israele.
Per questo Israele promuove giorno e notte conflitti fra iracheni».

Nasrallah alludeva al documento, apparso nel 1982 sulla rivista Kivunim
(Direttive) dell’Organizzazione Sionista Mondiale, dove un analista
collegato ai servizi, Oded Yinon, indicava quanto fosse opportuno spaccare
l’Iraq
nelle sue componenti etnico-religiose, onde dividerlo in tre staterelli, uno
sciita, uno sunnita, uno curdo. E non solo l’Iraq: lo studio-direttiva
lumeggiava, per ciascuno Stato islamico, le «fragilità», ossia le minoranze
etnico-religiose che si potevano eccitare l’una contro l’altra per il bene
di Israele.

Ora, non passa giorno senza che i nostri media non riferiscano di
sanguinosissimi attentati intra-islamici, sia in Afghanistan, Iraq o
Pakistan. Ci viene detto che tali attentati sono rivendicati da sigle
terroristiche come la ben nota Al Qaeda, o mai sentite; ci viene raccontato
che si è trattato di attentati suicidi, senza fermarsi a spiegare come mai i
terroristi di Allah trovino tanti martiri disposti a farsi a pezzi per
uccidere altri musulmani, sicuri poi di andare in paradiso. Nessuna altra
informazione ci viene data sui kamikaze autori delle stragi. Nessun corpo
dei suicidi viene identificato, o almeno non ci vien detto dove hanno
condotto le indagini – sicuramente pronte e approfondite – che sono seguite
agli attentati. Nessuna rete viene mai smantellata seriamente. I kamikaze
continuano ad imperversare, sempre più numerosi.

Ora Jonathan Azaziah, un benemerito ebreo d’origine marocchina che vive in
USA, ha provato a fare un elenco dei casi di attentati islamici più
sospetti. A cominciare dall’orrendo attentato esplosivo che uccise 125
fedeli sciiti nella moschea dell’Imam Ali il 29 agosto 2003 a Najaf, le
bombe in serie che ne uccise 178 e ne ferì 500 nella festa di Ashura del
marzo 2004, i due camion-bomba che fecero strage di 152 civili a Tel Afar
(tra Mossul e Kirkuk) nel marzo 2007: le prime prospezioni rivelarono che
erano stati usati esplosivi di tipo militare, addirittura proiettili
all’uranio
impoverito trovati sulla scena del crimine. Inoltre, si è appurato spesso
che gli ordigni improvvisati o IED (Improvised Explosive Device) che
colpivano automezzi americani non sembravano affatto improvvisati, visto che
alcuni erano capaci di rivoltare un carro armato da 70 tonnellate. Il
sistema di innesco elettronico, con segnale radio o laser, era sofisticato.

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La strage di Tel Afar, 152 morti

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I Marines fecero qualche indagine e, a farla breve, giunsero alle porte
della ditta israeliana di armamenti Rafael, da cui pareva uscito l’uranio
impoverito dei componenti esplosivi, e della Zapata Engineering, una ditta
collegata alla Zapata Oil (la compagnia di George Bush jr.) con sede in
North Carolina e a Tel Aviv, che ha ottenuto un contratto da 200 milioni per
lo smaltimento delle munizioni in Iraq e l’assistenza ai motori dei veicoli
USA e NATO. La Zapata Engineering ha assunto molti ex del Mossad.

Suscitò sospetti anche il fatto che gli insorgenti sapessero con troppa
precisione da dove passavano i veicoli da prendere di mira, e chi ci fosse
dentro, se un qualunque soldato o un importante ufficiale: informazioni
piuttosto alla portata della Zapata e dei suoi ex-Mossad. Due ufficialesse
dei Marines incaricate delle indagini sugli strani IED furono trovate con la
gola tagliata e chiuse in sacchi della spazzatura. Omicidio islamico,
naturalmente.

C’è stato, nell’autunno del 2005, il caso dei due soldati britannici fermati
dalla polizia irachena mentre, nella sciita Bassora, guidavano un’auto
caricata a bombe, ed erano mascherati da musulmani (e precisamente da
elementi dell’Armata del Mahdi, il partito sciita maggioritario a Bassora)
proprio nell’imminenza di un importante evento religioso. Per liberare i
loro commandos arrestati, i britannici assaltarono la prigionein cui erano
detenuti con tank ed elicotteri; incredibilmente, il ministero inglese degli
Interni confermò la gravissima circostanza, mentre il ministro della Difesa
la negò, sostenendo che il rilascio dei due era stato «negoziato». Erano
proprio militari britannici? (British “Undercover Soldiers” Caught driving
Booby Trapped Car)

Nel marzo 2005, è accaduto che i Marines arrestarono ben 19 agenti del
Mossad che avevano sparato due volte ad un posto di blocco degli stessi
Marines. I soldati americani pestarono ben bene i diciannove, strappando
loro le stelle di David che tenevano al collo. A quanto pare, erano
impiegati della Zapata.

Il 16 ottobre 2006, la CNN mandò in onda un video (che disse di aver
ottenuto da un innominato « rappresentante dei ribelli») che mostrava
soldati americani uccisi da cecchini. Il video era stato evidentemente
ripreso da una telecamera-mirino montata sulla carabina dell’assassino: un
aggeggio sofisticatissimo, prodotto dalla israeliana Rafael Advanced Systems
che ha perfezionato questi apparecchi «in corpore vili» di palestinesi,
nella repressione dell’insorgenza. (www.rafael.co.il [3])

Centinaia di israeliani circolano liberamente in Iraq, spesso sotto divise
americane, coperti da alte protezioni. Fino al luglio 2003 il capo delle
forze americane in Iraq è stato il generale Tommy Frank, un ebreo
ultrasionista (oggi nella direzione della Bank of America) e dal 2006 c’è
addirittura un ufficiale di collegamento tra le forze USA e quelle del
Mossad in Iraq: il generale dei Marines Richard Natonsky, ufficialmente
vice-comandante per i plans, policies and operations.

Nell’inverno 2004, durante il feroce attacco americano a Falluja,
l’uccisione
di un ufficiale israeliano portò alla casuale scoperta, per dirla col
quotidiano Al-Hayat, di « un grande numero di ufficiali, franchi tiratori e
parà israeliani» che stava prendendo parte all’attacco. Secondo la stampa
israeliana, v’erano allora almeno mille militari e ufficiali israeliani
sparsi nelle forze armate USA in Iraq; ma il numero di rabbini operanti come
cappellani militari (37) fa pensare che il numero fosse, almeno ai tempi di
Falluja, ancora superiore. All’epoca un rabbino, Irving Elson, di New York,
pronunciò un infiammato discorso in cui invitava «rabbini combattenti» ad
arruolarsi nelle forze armate americane.

Al novembre 2009, almeno 950 agenti israeliani risultano operanti a Kirkuk
come consiglieri del governo separatista curdo, con uffici d’intelligence,
magazzini e luoghi di costruzione di ordigni. Proprio nel territorio curdo
avvengono i più feroci attentati islamici alle persone e alle chiese della
minoranza cristiana, con l’evidente (e riuscito) scopo di indurre col
terrore alla fuga quella minoranza, in vista di un futuro referendum
secessionista: Aziaziah ci ricorda che la minoranza cristiana, attiva, colta
e modernizzante, è stata storicamente la promotrice della Rivoluzione del 14
luglio che liberò l’Iraq dal giogo coloniale britannico, che da sempre
propugnava l’unità del Paese, e i cui scienziati hanno fatto dell’Iraq il
paese con le migliori università del Medio Oriente.

Non sono certo sciiti nè sunniti i terroristi che dal giorno
dell’occupazione
hanno compiuto l’elimininazione sistematica, andandoli a cercare nelle loro
case, di 530 scienziati e docenti universitari iracheni, e fatto sparire
molti loro familiari. In compenso si sa che uno dei maggiori fornitori di
armamenti per gruppi terroristici in Iraq dal 2005 è un ex agente
dell’intelligence
israeliana di nome Shmoel Avivi; che specialisti in interrogatori e tortura
operano nelle carceri note (tipo Abu Ghraib) e segrete, torturando civili
com’è stato occasionalmente scoperto dalla Polizia collaborazionista
irachena; e che è in atto un sistematico ritorno di israeliani di origine
irachena nel Curdistan, dove comprano terreni nei pressi di pretesi luoghi
santi ebraici (spesso abbandonati dai cristiani in fuga) essenzialmente le
tombe presunte di patriarchi biblici onorate anche dai musulmani – il
profeta Daniele a Kirkuk, il biblico Giona a Mpssul, il profeta Nahum ad
Al-Qush – che i fanatici espansionisti reclamano come parte di Eretz Israel,
dunque proprietà da mettere sotto il controllo del ministero del Turismo
israeliano. Elementi di Israele stanno anche reclamando come proprietà
ebraica altri luoghi santi fuori dal Curdistan, come la pretesa tomba di
Ezechiele (Al Kifl, presso Najaf) e la tomba di Esdra ad Al Uzair presso
Bassora, nel territorio dove l’assoluta maggioranza è sciita.

Il che fa intuire che lo smembramento dell’Iraq nelle sue etnie non è lo
scopo finale; esisterebbero piani di annessione al Grande Israele delle
porzioni dell’antica Babilonia citate nella Bibbia o come inizio della
storia sacra abramitica, o come sedi dell’esilio babilonese ai tempi di
Nabucodonosor (597 avanti Cristo – 515 avanti Cristo).

Nel giugno 2003 una delegazione israeliana ha visitato Mossul dichiarando,
con l’appoggio del capo separatista curdo Massud Barzani, l’intenzione di
prendere il controllo dei santuari di Giona e di Nahum; un affare con
risvolti finanziari in cui si dice i figli di Barzani abbiano le mani in
pasta. Non a caso, i miliaziani curdi peshmerga espellono col terrore non
solo i cristiani, ma gli arabi e i turcomanni turcofoni, liberando case e
terreni, con l’assistenza israeliana. (Israel hopes to colonize parts of
Iraq as ‘Greater Israel’)

Nel colossale saccheggio dei tesori d’arte e archeologici scatenato fin dai
primi giorni dell’occupazione americana, non sono mancate le sottrazioni di
antichità ebraiche ed antichi manoscritti del Talmud di Babilonia,
operazione a cui è stata addetta una speciale unità dell’esercito USA, la
MET Alpha Unit.

Diane Feinstein
Inoltre, almeno 55 aziende israeliane fanno affari in Iraq, spesso sotto
falso nome: fra cui la ditta Perini, proprietà di un ebreo-americano di nome
Richard Blum, che è – per caso – il marito della senatrice ultra-sionista
Diane Feinstein: la ditta ha ricevuto contratti di costruzione per mezzo
miliardo di dollari.

Il Mossad vi opera anche attraverso la Kurdish Lending Bank, con sede a
Sulaymaniyah, creata per acquistare vaste estensioni di terreni agricoli
vicini ai campi petroliferi dell’Iraq del Nord, che i separatisti intendono
annettersi (e già si sono praticamente annessi).

Tempo fa Netanyahu in persona annunciò che presto petrolio iracheno sarebbe
arrivato in Israele con un oleodotto attraverso la Giordania, facendo di
Haifa un importante hub per le petroliere e di Israele una potenza
petrolifera. Uno dei maggiori businessman nel settore, secondo l’agenzia
araba Yaqen, è Amnon Lipkin-Shahak, che è stato capo di Stato Maggiore, e
poi ministro delle Comunicazioni in Israele. L’Iraq occupato è adesso aperto
alle esportazioni da Israele: i sionisti vi vendono ogni anno merci per 300
milioni di dollari.

Israele dunque trae guadagni da un Paese pieno di rovine, dove (scrive
Azaziah)

«vent’anni fa le sanzioni ONU già hanno portato via un milione e mezzo di
vite innocenti, fra cui 500 mila bambini; e i sette anni di occupazione
hanno prodotto il massacro di un altro milione e mezzo di iracheni. Tre
milioni di esseri umani, di martiri, i cui nomi non sapremo mai (…) Dove
la devastazione ha ridotto 5 milioni di iracheni alla condizione di profughi
interni o all’estero. Dove decine di migliaia di ragazze sono state inserite
nelle reti dello sfruttamento sessuale gestite da curdi e israeliani in
tutto il Medio Oriente. Dove la mortalità infantile è cresciuta del 150% dal
1990, anno di inizio delle sanzioni ONU, risoluzione 661. Dove solo il 5%
dei bambini in età scolare va a scuola, dove il 70% della popolazione non ha
accesso all’acqua potabile, dove il 70% è disoccupata e il 43% vive in
povertà estrema. Dove 5.800 iracheni sono detenuti in prigioni americane per
nessuna ragione e senza nessuna prova, e altri 30 mila sono detenuti dal
governo fantoccio nelle condizioni più inumane».

« Dove, in aggiunta ai saccheggi, distruzioni, assassinii e stupri, le
armate anglo-americane hanno ridotto l’Iraq a una discarica tossica, in cui
sono sparse 1.700 tonnellate di uranio impoverito, 5 mila tonellate di altri
materiali pericolosi, ed oltre 14.500 tonnellate di petrolio che contaminano
i suoli. Falluja è stata squarciata da fosforo bianco e ‘mark-77′ (il
neo-napalm usato dai Marines, ndr) fra cui le sue 133 belle moschee. Dove la
gente muore di cancro e di infezioni prima socnosciute, madri si suicidano
per le malformazioni dei loro neonati, dove l’acqua è imbevibile, dove
l’agricoltura
è distrutta»…

…. E dove, nonostante tutto ciò, ignoti terroristi islamici hanno ancora
abbastanza energia da scagliarsi l’uno contro l’altro, sunniti contro sciiti
e viceversa, in incomprensibili attentati-strage (The Zionist Murderers Of
Iraq)

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7493 [4]

UNA TESTIMONE DELLA CRISI SANITARIA IN IRAQ
Postato il Lunedì, 27 settembre @ 17:10:00 CDT di marcoc A CURA DEL
COMITATO PER IL CORDINAMENTO DELLE ONG IN IRAQ (NCCI)

ATTENZIONE! L’articolo contiene alcune immagini molto forti, se ne
sconsiglia la visione ai lettori impressionabili. N.d.r.

Nahoko Takato parla delle sue esperienze da attivista e del suo impegno come
operatrice umanitaria in Iraq

Nahoto Takato, un’operatrice umanitaria giapponese, sviluppò velocemente un
legame forte a Ramadi e Falluja, Iraq, in seguito all’invasione americana
del 2003. In un’intervista esclusiva con il NCCI, lei ci racconta la cronaca
di come da allora svolge servizi d’emergenza medica nei centri di salute
affrontantdo traumi, l’intimidazione e l’indifferenza internazionale. Takato
rivolge l’attenzione anche verso l’aumento nel numero di malati di cancro,
di neonati affetti da malformazioni congenite, e da altre malattie in molte
zone lungo l’Iraq.

NCCI: Ci può raccontare che cosa l’ha portato a concentarsi su Falluja e
Ramadi, le due città maggiori nel governatorato occidentale di Anbar, Iraq,
nel suo lavoro come operatrice umanitaria?

Nahoko: Il primo maggio 2003 visitai per la prima volta Baghdad, in Iraq.
Due iracheni che venivano da Ramada e Falluja…vennero a Baghdad per
bussare alle porte dei media alloggiati all’Hotel Palestine. Questi due
iracheni volevano che i media venissero e testimoniassero quello che stava
succedendo a Falluja. Solo tre giorni prima, ci fu una manifestazione
pacifica presso una scuola di Falluja dove i soldati americano aprirono il
fuoco sui civili uccidendone 17. Molti tra gli adetti stampa dissero loro
cose della serie: “Ma state esagerando” e così via. Ma alcuni giornalisti
(giapponesi) seguirono i due uomini a Falluja e io mi accodai a loro…
Visitai l’Ospedale Generale di Falluja. Era molto affollato e trovai molte
vittime. Alcuni di loro avevano ricevulto i colpi d’arma da fuoco sulle
gambe. Vidi molte persone che avevano subito amputazioni. Qualcuno fu
colpito sull’addome…Sui media, sentivamo cose come: “I combattimenti sono
cessati in Iraq…” Ma non era ancora finita. Mentre l’ex presidente Bush
diceva “Missione compiuta”, il popolo iracheno diceva “La guerra vera è
cominciata”. Mi resi conto di quanto fosse complessa la situazione, e
riconobbi che dovevo fare qualcosa per loro a proposito dell’assistenza
medica d’emergenza.

Visitai la farmacia dell’ospedale. Non c’era praticamente nulla… Di
conseguenza contattai immediatamente alcune ong giapponesi. Loro
acquistarono medicine e materiale ospedaliero basi come l’ovatta, le
fasciature e gli antibiotici. Diversi giorni dopo, noleggiai un grosso
autobus per portare le scatole che contenevano i medicinali e i materiali
fino all’ospedale. Visitai Falluja e Ramadi molto spesso…

NCCI: Quando fu rapita nell’aprile del 2004 e successivamente rilasciata, i
media giapponesi ed internazionali seguirono con molta attenzione il suo
caso. Che conseguenze ha avuto questo incidente sulla sua capacità di
continuare a lavorare nell’assistenza umanitaria in Iraq?

Nahoko: Fu terribile per me tornare in Giappone dopo il mio rilascio…
Quando venni catturata, un politico annunciò in conferenza stampa che:
“Nahojo Takoto è legata alla resistenza di Falluja. Si è sequestrata da
sola…”. Scrissi un libro in cui ho cercato di spiegare che cosa succedeva
a Ramadi e a Falluja all’epoca. Ma ai media non interessava. Loro erano
interessati soltanto al sequestro… Ogni volta che cercavo di parlare della
situazione in Iraq dopo il mio ritorno in Giappone, ero spaventata. Qualcuno
mi urlò, “Sei una terrorista! Tornatene in Iraq!” Mia famiglia mi offrì
protezione ma mia madre si raccomandò fortemente con me, “Dopo che avrai
finito di scrivere il tuo libro, tornatene in Giordania e ricomincia. Aiuta
il popolo iracheno. Non ti fermare”. Quindi lo portai a termine e
successivamente andai in Giordania, dove incontrai i miei amici di Ramadi e
Falluja. Ricominciammo.

[Un progetto di distribuzione alimentare organizzato da Nahojo Takato e dai
suoi colleghi iracheni. ]

NCCI: Dopo l’intensificarsi dei combattimenti fra le milizie irachene e le
forze della coalizione multinazionale in Iraq (MNF-I), alcuni medici
affermarono di testimoniare un aumento nei casi di malformazioni alla
nascita, di cancro, e di altri malattie croniche e rare. Esistono cartelle
cliniche dettagliate negli ospedali di Ramadi e Falluja in grado di
illustrare queste tendenze?

Nahoko: E’ questo il problema. No, in realtà non ci sono. Sono in contatto
con la Dottoressa Samira, la quale appare spesso nei media, parlando di
problemi come questo. Lei deve fronteggiare malformazioni alla nascita,
deformità e il cancro quotidianamente nel ospedale dove lavora a Falluja. Ma
lei non possiede alcun referto d’archivio… In Iraq, sono i pazienti quelli
che archiviano la documentazione. Spesso è assai difficile raccogliere
informazioni accurate e a sufficienza dai pazienti…le strutture pare non
abbiano la possibilità di produrre e tenere questo tipo di documenti. Questo
è uno dei motivi per cui rispetto il lavoro di Chris Busby (1), e di tutto
il gruppo che pubblicò uno dei più recenti studi sull’andamento di queste
malattie ad Anbar. La squadra ha fatto visita a circa 700 famiglie. Dovevano
andare alle abitazioni dei pazienti per reperire queste informazioni proprio
perché non si trova negli ospedali.

NCCI: Il Ministero della Sanità dell’Iraq definisce Anbar come un’area ad
“alto rischio” per motivi sanitari. L’accesso e l’utilizzo delle strutture
sanitarie ad Anbar si collocano tra le peggiori dei 18 governatorati
dell’Iraq.
Ci può descrivere le condizioni delle strutture sanitarie che visitò a
Ramadi e a Falluja?

Nahoko: Tra Ramadi e Falluja, ci sono situazioni diverse… L’Ospedale
Infantile di Ramadi è grande, è dotato di circa 270 letti. Nel 2003,
l’ospedale
era molto affollato con molti dottori ed infermiere. Tuttavia, l’anno
scorso, c’erano meno dottori e meno infermiere. Notai che una buona parte
dell’attrezzatura era sparita… Il direttore mi spiegò che nel 2006, la
città di Ramadi fu occupata dall’esercito americano. L’ospedale di Ramadi e
l’Università di Ramadi divennero basi americane. I soldati americani
gettarono tutta l’attrezzatura -misuratori della pressione sanguigna,
scrivanie, attrezzatura medica, frigoriferi…via. Potete trovare i resti
ridotti a spazzatura intorno all’ospedale…potete trovare sedie a rotelle,
letti ed attrezzatura medica. E’ tutto completamente danneggiato.

[L'Università di Anbar presso Ramadi fu gravemente danneggiata in seguito
all'occupazione militare da parte delle forze americane durata diversi mesi
nel 2006.]

Cambiarono completamente gli edifici… Trasformarono le aule in camerate.
Da ospedale passò ad essere una postazione internet per i soldati. Perfino
le scuole furono occupate. Quando i soldati Sahwa presero il controllo nel
2007, gli americani lasciarono le strutture occupate, ma già allora i danni
erano ingenti. La situazione migliorò -radicalmente- dopo l’inizio del
movimento Sahwa. Quella volta molti dottori tornarono.

NCCI: Ma quando visitò l’ospedale di Ramadi l’anno scorso, nel 2009, lei
vide meno dottori rispetto a quanti ne vide nel 2003?

Nahoko: Molti di meno, sì. Molti di loro sono stati uccisi, detenuti o si
sono rifugiati.

NCCI: Come sono le condizioni dell’ospedale generale di Falluja paragonate
all’ospedale di Ramadi?

Nahoko: Fallujah ha un nuovo ospedale generale. Non l’ho ancora visitato,
però l’ho visto in un video della Dottoressa Samira e sembra sia ben
equipaggiato… Quando la gente di Ramadi visitava il vecchio ospedale
generale di Falluja resteva molto sconvolta. Perfino il vecchio ospedale
generale di Falluja sembra migliore dell’ospedale infantile e il reparto
maternità di Ramadi. Ci sono ottime incubatrici, livelli elevati di igiene e
perfino lenzuola e federe per i letti. Più di dieci dottori provenienti dal
nuovo ospedale generale di Falluja sono venuti in Giappone per ricevere
formazione medica. Ma l’ospedale di Ramadi fa veramente pena…

[Nell'ospedale infantile e reparto maternità di Ramadi, le forniture basiche
come i camici non sono igienici (sinistra) e le strutture sono poveramente
equipaggiate (destra).]

NCCI: Può la gente di Ramadi usufruire del nuovo Ospedalde Generale di
Falluja?

Nahoko: Non è facile. Un cittadino di Ramadi può ingressare a Falluja a
piedi, ma non può entrare in città con l’automobile perché c’è bisogno di
una autorizzazione particolare che è molto difficile da ottenere. Se c’è
gente di Ramadi che ce l’ha fatta ad entrare a Falluja, sicuramente sarebbe
per loro una festa “Siamo andati a Falluja! Siamo andati a Falluja!”

NCCI: Come descriverebbe/giudicherebbe la presenza del settore degli aiuti
umanitari e il modo in cui fanno fronte alle emergenze nel distretto
sanitario di Anbar?

Nahoko: Falluja è famosa, ed è relativamente semplice trovare aiuti e fondi
per realizzare progetti in questa città. Se paragoni Falluja alla situazione
a Ramadi…Poche persone riconobbero la situazione molto critica a Ramadi,
soprattutto nel 2006. Qualche volta me lo spiego così: “I media hanno
riportato che i massacri a Falluja nel 2004 furono “massacri nascosti”. Ma a
Ramadi, si tratta di un massacro completamente sconosciuto. Nessuno ne sa
nulla e nessuno si rende conto.” Visitai il cimitero di Ramadi costruito nel
2006…in un parco intero dedicato alle vittime dei massacri. A Falluja, il
cimitero principale per le vittime dei massacri del 2004 si trovava in uno
stadio di calcio. Nel cimitero di Ramadi, c’erano tante, tantissime tombe di
bambini. Non avevano un nome. C’era scritto soltanto “bebé”.

[Su questa lapide si legge semplicemente "bebé", si trova presso un cimitero
dedicato alle vittime dei massacri del 2006 a Ramadi. Foto di Takashi
Morizumi.]

Ma perfino a Falluja, dove la situazione è assai migliore proprio perché c’è
più interesse e preoccupazione su scala internazionale, hanno ancora bisogno
d’aiuto. Hanno bisogno di inchieste. Hanno bisogno di formazione medica.

NCCI: Queste tendenze sanitarie preoccupanti sono limitate esclusivamente a
Falluja e Ramadi oppure si tratta di un problema più diffuso?

Nahoko: Conosco un giornalista giapponese che…visitò l’ospedale di Mosul e
vi trovò molti casi di malformazioni e di mortalità infantile, molto più
elevate rispetto alla media. Qualche volta sento un dottore che lavora a
Kirkuk. Mi chiede sempre, “Cosa posso fare? Abbiamo così tanti bambini
afflitti da difetti congeniti del cuore. Sono sicuro che la percentuale stia
aumentando, ma non so perché”.

[Sin dalla invasione del 2003, la percentuale di persone colpite da cancro,
leucemia, mortalità infantile e mutazioni genitali in molte città, comprese
Falluja e Ramadi, era salita in modo preoccupante. Questi bambini, nati nel
Ospedale Infantile (sinistra) e Maternità di Ramadi e nel nuovo Ospedale
Generale di Falluja (right), sono alcuni tra i tanti neonati colpiti da
gravi malformazioni congenite e da mutazioni.]

NCCI: Sin dall’invasione del 2003, i rapporti sui diritti umani suggeriscono
che gli Stati Uniti ed altre forze della coalizione abbiano usato il fosforo
bianco (WP white phosphorus), l’uranio impoverito (DU in inglese depleted
uranium) ed altre armi ad alto potenziale sulle città di Ramadi e Falluja in
particolare. L’uso di queste armi in aree densamente popolate da civili è
proibito dagli accordi internazionali. Lei ha visto qulsiasi prova a
supporto del presunto utilizzo indiscriminato da parte delle truppe
americane di queste armi letali sui civili iracheni?

Nahoko: …Quando visitai l’Iraq per la prima volta, notai che i giornalisti
giapponesi portavano con sé dei contatori Geiger per controllare e misurare
tracce d’uranio (2). Negli edifici del governo, come il Ministero
dell’Informazione,
bombardato a Baghdad, c’era un alto livello di radioattività. A Samawah (3),
punto base delle truppe giapponesi che visitai due volte, trovammo tracce
elevate di radioattività. L’anno scorso, visitai la casa di un giornalista a
Ramadi – Ali Al – Mashhdani – inviato per la Reuters. Fu arrestato
dall’esercito
americano per otto volte e la sua casa fu attaccata da un velivolo Apache
due volte. Misurammo livelli insolitamente elevati di radioattività in
questa casa.

[Un contatore Geiger mostra livelli di radioattività da 2 a 3 volte
superiori alla norma in un palazzo abbandonato a Baghdad (sinistra). Il
giornalista Ali Al-Mashhdani si trova a casa sua, fortemente colpita da un
Apache. Il posto ora emette livelli pericolosi di radiazioni. Foto di
Takashi Morizumi (sinistra) e Rei Shiva (destra). ]

NCCI: Ha misurato tracce elevate di radioattività a Ramadi e Falluja nelle
sue visite?

Nahoko: Le misurazioni sono…più alte della media, ma non come a Hiroshima
e Nagaski. Non sono sicura sulle cause di questi problemi alla salute, ma so
cosa pensano gli iracheni… Credono che l’esercito americano abbia usato
armi illegali e vietate sulle loro città. E ci sono prove certe che durante
la guerra del Golfo del ’91 gli americani hanno usato munizioni all’uranio
impoverito in Iraq… La maggioranza degli iracheni non hanno i mezzi per
controllare i livelli di radioattività, quindi è impossibile sapere con
certezza cosa sia sicuro. Tuttavia, quando le forze di Forze di Auto-Difesa
Giapponesi (JSDF) -parte della coalizione sotto guida americana – erano
ancora presenti in Iraq, indossavano degli apparecchi sulle loro divise in
grado di misurare e monitorare costantemente l’esposizione a tracce
d’uranio,
soprattutto a Samawah.

NCCI: Pensa che queste restrizioni all’ingresso abbiano impedito alla
comunità internazionale di avviare un’inchiesta super partes sul fenomeno
della sanità emerso in seguito all’invasione americana del 2003?

Nahoko: Non posso affermarlo apertamente, ma mi pare sia così e si sente
così. Voglio dire, perché Falluja si trova sotto un assedio così pesante?
Perché si trova sotto stretta sorveglianza perfino oggi? Quando visitai
Falluja l’anno scorso, mi è stato molto difficile trovare un’autorizzazione
per farvi ingresso. E’ circondata da posti di blocco… Fondamentalmente,
soltanto quelli che hanno le carte d’identità fornite dall’esercito
americano posso entrare. E tra le macchine, solo quelle che hanno un numero
fornito sempre dall’esercito americano possono entrare. Un cittadino di
Ramadi può entrare a Falluja a piedi, ma non può entrare a Falluja
all’interno
della sua auto perché ha bisogno di un’autorizzazione speciale molto
difficile da ottenere…Forse l’esercito americano ha paura che uno
straniero raccolga prove dell’inquinamento, delle tracce d’uranio, e così
via. Ma l’uranio rimane quasi per sempre. La sua vita media è di circa 4,5
miliardi di anni. Il momento in cui le bombe atomiche furono sganciate (su
Hiroshima e Nagasaki) 100.000 persone mirorirono…Nei mesi successivi,
molte persone sono venute a Hiroshima a cercare i sopravvissuti… Ma le
radiazioni erano rimaste, invisibili. Queste persone ne furono esposte.
Quindi 65 anni dopo, ci sono ancora vittime colpite da leucemia e altri tipi
di cancro. E’ simile all’Iraq, mentre la gente continua a tornare mesi e
anni dopo. Le tracce d’uranio sono ancora presenti nel suolo, nell’acqua e
nell’aria.

Sin dal 1994, tre anni dopo la Guerra de Golfo (1990-91), medici iracheni e
giapponesi incominciarono a raccogliere dati sulle vittime a Bassora colpite
da sintomi e malattie simili a quelle di Ramadi e Falluja oggi. Ora ci sono
maggiori prove che suggeriscono che in combattimento le truppe americane
abbiano usato munizioni all’uranio impoverito a Basora e in altre regioni
dell’Iraq durante la Guerra del Golfo. Ci sono inoltre altre prove che
indicano che queste contaminazioni coincidono con l’aumento del tasso di
malattie che colpirono queste zone. La comunità internazionale deve iniziare
a indagare sulle cause dei più recenti incrementi nella percentuale di
malattie a Ramadi, Falluja, Kirkuk, Mosul ed altri posti al più presto.

NCCI: Al di là delle difficoltà nel raggiungere comunità come Faluja, perché
lei pensa che la comunità internazionale non abbia avviato un’inchiesta
super partes onde determinare quali fattori abbiano causato un aumento senza
precendenti nel tasso di malati di canco e di malformazioni alla nascita?

Nahoko: Essendo giapponese, penso al modo in cui gli attivisti a Hiroshima e
Nagasaki stiano cercando di far conoscere al mondo le vittime delle armi
nucleari. Sessantacinque anni sono passati. E abbiamo fatto soltanto un
passo avanti. E’ difficile far sì che il pubblico si interessi a queste
problematiche… Le bombe a grappolo ed altri armi sono visibili. L’uranio
impoverito è invisibile. Non è facile per noi raccogliere le prove… E’
perfino difficile convincere certe persone del fatto che queste armi debbano
essere bandite, che si tratta di armi inumane. Ci sono alcuni scienziati i
quali negano fortemente che l’uranio impoverito abbia conseguenze negative
sulla salute…Forse dicono questo perché vogliono appoggiare l’esercito
americano per diversi ragioni…

Tuttavia il Pentagono riconosce chiaramente che l’uranio impoverito è molto
dannoso per i soldati americani. Queste erano informazioni nascoste, coperte
dal massimo della segretezza…finché non sono state fatte trapellare di
recente. Ma i soldati americani tornano nel loro Paese. La gente del posto è
costretta a restare in Iraq.

NOTE

(1) Chris Busby è uno dei coautori dello studio epidemiologico “Cancro,
mortalità infantile e rapporto dei sessi nelle nascite a Falluja, Iraq,
2005-09″, (titolo originale: “Cancer, Infant Mortality and Birth Sex-Ratio
in Falluja, Iraq, 2005-2009″ N.d.t.). Lo studio comprendeva un sondaggio
porta a porta dei residenti di Falluja. Il gruppo di ricercatori ha
intervistato i cittadini di Fallujah sull’incidenza straordinariamente
elevati del cancro e delle malformazioni alla nascita, e ha riportato che il
cancro è aumentato di 38 volte sin dall’invasione americana del 2003. Benché
i ricercatori non abbiano ottenuto risultati definitivi, hanno ipotizzato
che le forze americane abbiano usato munizioni all’uranio impoverito a
Falluja, provocando danni genetici su scala regionale e di conseguenza
causando le tendenze sanitarie allarmanti apparse a Falluja nel corso degli
ultimi sette anni.

(2) Un contatore Geiger, conosciuto anche come contatore Geiger-Mueller, è
un rilevatore di particelle che può essere usato per rilevare se un oggetto
emette o meno radiazioni nucleari.

(3) La città di Samawah si trova a circa 280 chilometri a sudest di Baghdad.
E’ il capoluogo del governatorato di Muthanna.

Titolo originale: “A Witness to Iraq’s Health Crisis: Nahoko Takato Speaks
about her Experiences as an Activist and Aid Worker in Iraq ”

Fonte: http://www.uruknet.org.uk [5]
Link
 http://www.stampalibera.com/?p=37346&print=1

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